Le persone che mostrano declino cognitivo e che sono a rischio di demenza possono beneficiare dell'uso di un apparecchio acustico, che ha l'effetto di ritardare l'esordio della malattia.
A dirlo è uno studio pubblicato su The Lancet da un team della Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora diretto da Frank Lin. È molto comune la perdita dell'udito legata all'età , tanto che il fenomeno colpisce due terzi degli over 60 nel mondo. Tuttavia, meno di un soggetto su 10 con perdita dell'udito nei paesi a basso e medio reddito e meno di 3 su 10 nei paesi ricchi utilizzano un apparecchio acustico.
Già in passato alcuni studi avevano evidenziato un minor rischio di demenza per chi usa apparecchi acustici, ma questo è il primo trial specifico sul tema. Allo studio hanno partecipato due diverse popolazioni, la prima ad alto rischio di declino cognitivo e la seconda costituita da volontari sani, in entrambi i casi con età comprese fra i 70 e gli 84 anni.
Una parte del campione ha usufruito di apparecchi acustici. Il campione è stato seguito per 3 anni mettendo a confronto il declino cognitivo fra il gruppo che utilizzava apparecchi acustici e quello che non li utilizzava.
Nelle persone a maggior rischio di declino cognitivo il peggioramento delle funzioni mentali nei 3 anni era inferiore del 48% rispetto al gruppo di controllo senza apparecchi.
Risultati che riaffermano la necessità di trattare la perdita dell'udito fra gli anziani come strumento per scongiurare o ridurre l'impatto della demenza. Il trattamento dell'ipoacusia protegge dal declino cognitivo gli adulti anziani a maggior rischio di demenza.
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