Secondo uno studio della Columbia Business School di New York, ciò che indossiamo non solo racconta chi siamo, ma finisce per influenzare la nostra visione del mondo e perfino le performance cognitive.
Attraverso una serie di esperimenti, Adam Galinsky, psicologo presso l'ateneo americano, ha dimostrato come il fatto di indossare semplicemente il camice di un medico potesse migliorare la capacità di attenzione ai dettagli - abilità riconosciuta ai dottori - e far commettere meno errori in diversi tipi di test mentali.
Se agli stessi soggetti veniva dato lo stesso camice, dicendo loro però che si trattava di quello usato da un imbianchino, allora non si manifestavano gli stessi miglioramenti.
Galinsky parla di embodied cognition (cognizione incorporata), l'idea per cui l'esperienza del mondo che facciamo con il corpo incide sulle risposte della mente: «Lavarsi le mani per esempio si associa alla sensazione di avere una maggior purezza morale e capacità di giudizio etico; è provato, poi, che tendiamo a ritenere gli altri più cordiali e “caldi†se parliamo loro tenendo in mano una bevanda bollente, li percepiamo più distanti se invece sorseggiamo un drink freddo; ancora, ci sentiamo più autorevoli se abbiamo con noi una pesante cartellina di appunti. Con gli abiti accade qualcosa di simile: “invadono†corpo e cervello, modificando lo stato psicologico di chi li indossa».
Galinsky l'ha ribattezzata cognizione vestita: secondo lui, infatti, ciò che indossiamo altera i processi mentali a tal punto da modificare l'approccio e l'interazione con il mondo.
«Non si modifica solo la percezione che abbiamo di noi stessi, ma anche come funziona il cervello», osserva Galinsky. Una ricerca australiana conferma indirettamente questi risultati dimostrando che lavorare da casa con il pigiama ha l'effetto di peggiorare le prestazioni e il benessere mentale.
«Molti studi hanno dimostrato gli effetti dei vestiti sulla percezione e le scelte altrui: una donna con abiti mascolini a un colloquio di lavoro ha più probabilità di essere assunta, un insegnante che indossi abiti formali viene ritenuto più intelligente di un collega in abiti casual».
Secondo un'altra ricerca dell'Università di Princeton, basta un secondo per farci un'idea di chi abbiamo di fronte osservandone gli abiti. Chi veste meglio viene considerato sempre più preparato e capace di chi ha invece un aspetto trasandato.
La cosa fondamentale, comunque, è sentirsi bene con noi stessi quando indossiamo un abito, come ricorda Carolyn Mair, che ha istituito il Dipartimento di Psicologia della moda presso la University of the Arts di Londra, «È stressante non essere a proprio agio negli abiti e questo porta ad avere meno risorse cognitive da dedicare a quanto stiamo facendo: se abbiamo una riunione importante, meglio scegliere un outfit che amiamo, in cui ci sentiamo bene. Non è un caso che molte persone di successo abbiano una sorta di uniforme da lavoro sempre uguale, dal dolcevita e jeans di Steve Jobs ai completi giacca e pantaloni identici negli armadi di molte donne e uomini in carriera: serve a non dover sprecare risorse mentali nella scelta e anche a sentirsi meno giudicati per quello che si indossa».
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