Una terapia genica per il mal di schiena

Promuove la rigenerazione dei dischi intervertebrali

Agire promuovendo la rigenerazione dei dischi intervertebrali per risolvere il mal di schiena in maniera definitiva. È l'idea di un gruppo di ricercatori della Ohio State University che hanno pubblicato su Biomaterials i dettagli della loro sperimentazione.
I primi risultati ottenuti su modello murino evidenziano miglioramenti evidenti sia in termini di riparazione del tessuto danneggiato sia in termini di riduzione dei comportamenti legati alla percezione del dolore.
I dischi intervertebrali funzionano un po' come gli ammortizzatori delle auto, separando le vertebre le une dalle altre, assorbendo gli urti e garantendo flessibilità alla spina dorsale. Con il passare degli anni, ma anche a causa di traumi e patologie, i dischi vanno incontro a degenerazione.
Il team guidato da Devina Purmessur Walter e Natalia Higuita-Castro si è servito dei fibroblasti, un tipo particolare di cellule del tessuto connettivo, per veicolare il materiale genetico con funzione terapeutica all'interno del tessuto danneggiato.
I fibroblasti sono stati estratti dai topi, poi al loro interno è stato inserito il Dna necessario per la produzione di un precursore della proteina forkhead box F1 (FOXF1). Successivamente hanno iniettato i fibroblasti contenenti il gene di FOXF1 nel punto in cui uno o più dischi intervertebrali risultavano danneggiati.
FOXF1 è un cosiddetto fattore di trascrizione, ossia è una proteina deputata al controllo della trascrizione di altri geni ed è coinvolta, attraverso un meccanismo a cascata, nel processo di sviluppo e crescita di diversi tipi di tessuto.
“FOXF1 è espresso durante lo sviluppo e nei tessuti sani, ma diminuisce con l'età - spiega Purmessur Walter -. In pratica cerchiamo di ingannare le cellule e di riportarle al loro stadio di sviluppo, quando stanno crescendo e sono più sane”.
I topi trattati con questo approccio hanno mostrato una serie di miglioramenti. Il tessuto dei dischi si è in parte rigenerato, oltre a diventare più stabile grazie alla produzione di specifiche proteine che hanno il ruolo di trattenere l'acqua e assicurare così la corretta idratazione del tessuto stesso.
Ne è conseguito un miglioramento della funzionalità della colonna vertebrale in termini di flessibilità e capacità di movimento. La terapia ha anche ridotto i sintomi associati alla percezione del dolore, anche se con risultati diversi a seconda del sesso. I topi maschi hanno mostrato una minore suscettibilità al dolore rispetto alle femmine in tre delle quattro tipologie di test effettuate. I miglioramenti funzionali sono invece stati osservati allo stesso modo nelle femmine e nei maschi.
Risultati che indicano la necessità di ideare terapie del dolore personalizzate, da utilizzare contemporaneamente all'intervento per la rigenerazione del tessuto danneggiato.

27/05/2024 10:10:00 Andrea Sperelli


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