A volte non si tratta di carie, ma di supercarie. Uno studio dell'Università della Pennsylvania pubblicato su Pnas mostra il comportamento di due microrganismi che colonizzano la bocca dei bambini colpiti da carie.
I due microbi sono il batterio Streptococco mutans, principale responsabile della carie, e il fungo Candida albicans. In una percentuale di bambini questi due microrganismi si uniscono generando un superorganismo in grado di diffondersi rapidamente fra i denti.
Lo Streptococco mutans è statico, ma acquisisce dal fungo la capacità di spostarsi compiendo dei balzi ed espandendosi a una velocità superiore a 40 micron all'ora, simile a quella dei fibroblasti, le molecole che intervengono nella guarigione delle ferite.
Si sviluppa così una placca dentale che provoca danni gravi ai denti e che risulta molto difficile da estirpare con le normali manovre di igiene dentale.
«Sappiamo già che la Candida albicans e altri funghi che causano delle infezioni a carico della polpa dentaria, la parte più interna del dente, e che arrivano a colpire l'osso che contiene il dente provocando ascessi e necrosi del nervo, sono particolarmente resistenti alle terapie antimicrobiche e di pulizia - spiega Nicola Maria Grande, docente di endodonzia dell'università Cattolica di Roma e presidente eletto dell'Accademia italiana di endodonzia -. Se non si riesce a fare una detersione approfondita del dente devitalizzato non si può neanche applicare il sigillante che serve a impedire la penetrazione batterica e diventa necessario estrarre chirurgicamente i tessuti infetti o tutto il dente e sostituirlo con una protesi. Il risultato dello studio americano - continua Grande - potrebbe aiutarci a dare una spiegazione ai fallimenti dei trattamenti che mettiamo in atto e a cui spesso non sappiamo dare un motivo. Inoltre, apre scenari futuri sulla ricerca di farmaci mirati a contrastare l'interazione tra diverse specie microbiche e magari prevenire le carie».
Quali sono i fattori di rischio per le infezioni a carico del cavo orale? «Dipende dalla condizione del cavo orale e dalle nostre abitudini - chiarisce Grande - . Il fumo, per esempio, altera il ph della saliva rendendolo più acido e favorendo in questo ambiente la proliferazione batterica. L'autodetersione che avviene masticando i cibi ricchi di fibre ci aiuta a tenere puliti i denti; mentre gli alimenti ad alto contenuto di zuccheri sono un nutriente ideale per i batteri e contribuiscono a farli crescere. La possibilità di contrarre delle infezioni orali dipende anche dalle difese immunitarie della persona, se è immunodepressa è sicuramente più a rischio, e alla sua predisposizione genetica».
Lavarsi i denti è un atto fondamentale, ma quante volte va fatto? «Tre volte usando correttamente lo spazzolino seguendo un movimento verticale, dalla gengiva verso il dente. Non bisogna pulirsi i denti ogni volta che addentiamo un cibo. Un eccesso di lavaggi rovina lo smalto e deteriora il dente. A tempo zero i batteri che si attaccano al dente sono innocui e impiegano circa otto ore a organizzare la placca che aggredisce i tessuti. Entro quel tempo pertanto va rimossa la placca con spazzolino, dentifricio e se possibile filo interdentale».
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