Meglio uno o due test di screening per il diabete gestazionale? Se lo sono chiesti i ricercatori del Kaiser Permanente, pubblicando sul New England Journal of Medicine i risultati della loro analisi.
Stando ai dati, un approccio basato su un solo test produce molte più diagnosi rispetto alla strategia con doppio test, anche se non ci sono differenze a livello di complicanze materne e perinatali fra i due approcci.
Lo screening per il diabete gestazionale è raccomandato tra le settimane 24 e 28 di gravidanza, ma gli esperti non sono d’accordo su quale metodo andrebbe usato, se con una o due fasi, entrambi con svantaggi e vantaggi.
Allo studio ScreenR2GDM hanno partecipato 23.792 donne incinte randomizzate a uno screening a singolo step – un test di tolleranza al glucosio in cui i livelli di glucosio nel sangue sono esaminati dopo la somministrazione orale di un carico di glucosio di 75 g a digiuno - o a doppio step, ovvero un mini-carico di glucosio (glucose challenge test; GCT) in cui i livelli di glucosio nel sangue si ottengono a seguito della somministrazione orale di un carico di glucosio di 50 g non a digiuno seguito in caso di positività da un test di tolleranza al glucosio con un carico di glucosio di 100 g digiuno.
Nel 92% dei casi, le donne del gruppo a due test hanno completato lo screening, mentre l’aderenza è scesa al 66% nel gruppo delle donne che hanno affrontato lo step singolo. Il diabete gestazionale è stato diagnosticato al 16,5% delle donne del gruppo a singolo step e all’8,5% di quelle del gruppo a doppio step.
Non sono però sono state osservate differenze nell'incidenza degli altri esiti primari (esito perinatale composito [3,1% e 3,0%], parto cesareo [24,0% e 24,6%,], neonato grande per l'età gestazionale [8,9% e 9,2%] e ipertensione gestazionale o preeclampsia [13,6% e 13,5%]). Tra le donne con diabete gestazionale, la percentuale di quelle che hanno ricevuto insulina o farmaci ipoglicemizzanti è stata simile tra i gruppi (42,6% e 45,6%).
Brian Casey, ricercatore della University of Alabama di Birmingham, segnala però i limiti dello studio in un editoriale di accompagnamento: «Lo studio non affronta i potenziali benefici a lungo termine dell'aumento di diagnosi di diabete gestazionale – come l'individuazione di più donne ad alto rischio per successivo diabete che potrebbero beneficiate di strategie della riduzione del rischio».
Fonte: New England Journal of Medicine
Andrea Sperelli
07/04/2021
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