C'è un nuovo strumento per la diagnosi precoce della fibrosi polmonare idiopatica. Si tratta di un algoritmo - ZCoR-IPF (Zero-burden Co-Morbidity Risk Score for IPF) - i cui risultati sono stati illustrati su Nature Medicine da un team dell'Università di Chicago, della Mayo Clinic, della Weill Cornell Medicine, del New York-Presbyterian e del Brigham and Women's Hospital.
«Tradizionalmente, la diagnostica dell'IPF richiede un approccio multidisciplinare con pneumologi, radiologi e specialisti di laboratorio», afferma Andrew Limper, coautore dello studio e direttore della Divisione di medicina polmonare e terapia intensiva alla Mayo Clinic di Rochester in Minnesota.
I pazienti con IPF hanno una speranza di vita a partire dalla diagnosi che va dai 2 ai 5 anni, ma maggiore è il tempo necessario alla diagnosi più difficile per i medici è il compito di curare la malattia.
L'IPF è difficile da diagnosticare innanzitutto perché rimane oscura la sua causa. Inoltre, non ha sintomi specifici, ma comuni a molte malattie dei polmoni come la bronchite cronica ostruttiva o l'asma.
«Sappiamo che il tempo per il paziente è una sfida importante, specie nell'ambito delle cure primarie», riprende Limper. L'algoritmo messo a punto si basa sull'analisi di vari dati della cartella clinica di un paziente, ad esempio diagnosi precedenti e farmaci prescritti, riuscendo a calcolare le probabilità che ha l'individuo di sviluppare la condizione.
L'algoritmo è stato perfezionato grazie all'archivio dei sinistri assicurativi nazionali, ed è stato convalidato con due database aggiuntivi per un totale di quasi 3 milioni di pazienti e oltre 54.000 casi confermati di IPF.
«Abbiamo esaminato la capacità dell'algoritmo di prevedere la malattia un anno prima della diagnosi confermata e fino a quattro anni prima di quella clinica, osservando un tasso di accuratezza rispettivamente dell'88% e dell'85%», scrivono gli autori.
L'idea dei ricercatori è di utilizzare lo strumento di screening nei centri di assistenza primaria per osservarne il comportamento in contesti reali. «Sarebbero utili studi prospettici in cui verificare nel mondo reale l'efficacia dell'algoritmo nell'individuare i pazienti con IPF», conclude Limper.
Fonte: Nature Medicine 2022. Doi: 10.1038/s41591-022-02010-y
Nature Medicine
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