Nei pazienti obesi con diabete di tipo 2 la dieta mediterranea o quella chetogenica sono entrambe opzioni valide, ma quest'ultima sembra offrire risultati migliori rispetto alla composizione corporea e al microbiota intestinale.
A dirlo è uno studio pubblicato su Metabolites da un team dell'Università di Cagliari guidato da Andrea Deledda e dai suoi colleghi.
«Il miglioramento dello stile di vita con una corretta alimentazione è, insieme all'attività fisica e al trattamento farmacologico, la pietra angolare della gestione del DM2. Solitamente viene consigliata la dieta mediterranea, che privilegia una prevalenza di alimenti vegetali non trasformati con riduzione di carni rosse e alimenti industriali, ma di recente è emersa l'opzione della VLCKD, una dieta che limita i carboidrati per poi reintrodurli gradualmente con esito favorevole sul peso e sul metabolismo», scrivono gli autori.
Lo studio ha messo a confronto i parametri antropometrici, biochimici, dello stile di vita, la qualità della vita e il microbiota intestinale di 11 pazienti con DM2 di recente diagnosi obesi o sovrappeso. I pazienti sono stati divisi in due gruppi, il primo dei quali ha seguito la dieta chetogenica mentre l'altro la dieta mediterranea ipocalorica. I parametri sono stati registrati al basale e dopo 2 o 3 mesi.
I risultati indicano che la dieta chetogenica ha benefici più marcati rispetto alla dieta mediterranea sui parametri antropometrici. Nel gruppo della chetogenica, inoltre, il microbiota intestinale ha mostrato la riduzione dei microbi associati all'obesità o ad altre malattie, fenomeno non altrettanto evidente nel gruppo della dieta mediterranea.
«I potenziali benefici ottenuti con la dieta chetogenica a breve termine devono essere confermati da coorti di studio più ampie con follow-up più lunghi per convalidarne l'uso nel trattamento dei pazienti obesi con DM2 incidente», conclude Deledda.
Fonte: Metabolites 2022. Doi: 10.3390/metabo12111092
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