I probiotici combattono l'alitosi

Riducono i composti solforici volatili

Per combattere l'alitosi potrebbe essere utile la somministrazione di probiotici. A sostenerlo è uno studio pubblicato su BMJ Open da un team della Sichuan University di Chengdu, in Cina.
«I probiotici, come Lactobacillus salivarius, Lactobacillus reuteri, Streptococcus salivarius Weissella cibaria, possono alleviare l'alitosi riducendo i livelli di concentrazione di composti solforici volatili a breve termine, anche se non hanno effetto significativo sulla placca e sul rivestimento della lingua», spiega Nengwen Huang, primo nome dello studio.
La causa dell'alitosi è la produzione di composti solforici volatili, alimentata da una scarsa igiene gengivale e dentale. Chi ne soffre cerca di contrastare il disagio con collutori, gomme da masticare, pulizia professionale dei denti e raschiamento della lingua.
I ricercatori cinesi hanno valutato gli studi clinici randomizzati sull'uso dei probiotici pubblicati fino al febbraio 2021. Dei lavori presi in considerazione ne sono stati selezionati 7 per un totale di 278 persone coinvolte. La gravità dell'alito cattivo è stata definita tramite i livelli di composti solforici volatili rilevati nella bocca o il punteggio OLP, che misura l'odore dell'alito a varie distanze dalla bocca.
Sono stati considerati anche i punteggi del rivestimento della lingua e l'indice di placca, altri fattori spesso associati all'insorgenza dell'alitosi.
Lo studio dimostra che i punteggi OLP sono diminuiti in misura maggiore nei pazienti che hanno ricevuto i probiotici rispetto ai pazienti che non li hanno ricevuti. Risultati simili sono stati osservati anche per i composti solforici volatili rilevati, mentre non si sono registrate differenze significative nel punteggio di rivestimento della lingua e nell'indice di placca.
I ricercatori sostengono che i probiotici hanno la capacità di inibire la decomposizione di aminoacidi e proteine da parte dei batteri nella bocca, ostacolando così la produzione di sottoprodotti maleodoranti.
«Bisogna comunque ricordare che le dimensioni del campione degli studi inclusi erano piccole, e che alcuni dei dati erano incompleti. Saranno necessari ulteriori ricerche per confermare i risultati», concludono gli autori.

Fonte: BMJ Open 2022. Doi: 10.1136/bmjopen-2022-060753
BMJ Open

05/01/2023 17:10:00 Andrea Piccoli


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