Livelli troppo alti o troppo bassi di gonadotropina corionica umana (hCG) possono annunciare eventi avversi materni e fetali durante la gravidanza. A dirlo è un nuovo studio dell'Università di Melbourne pubblicato sull'American Journal of Obstetrics and Gynecology.
Monique Peris, pediatra e prima firmataria della ricerca, spiega: «La hCG è coinvolta nella preparazione dell'utero per l'impianto e il mantenimento del corpo luteo, nell'angiogenesi e nel rimodellamento vascolare, nell'immunomodulazione per evitare il rigetto fetale da parte del sistema immunitario materno e nella crescita dell'utero in sintonia con quella fetale».
I livelli di hCG, in combinazione con altri biomarcatori, aiutano a identificare gravidanze a rischio di anomalie cromosomiche e congenite, mentre la rilevanza clinica di livelli anomali di hCG correlati a eventi avversi quali morte fetale in utero (FDIU), feto piccolo per età gestazionale (SGA), ipertensione in gravidanza, prematurità , diabete gestazionale (GDM) e distacco della placenta non è ancora chiara.
«E per ampliare la comprensione di questi aspetti abbiamo valutato la correlazione tra complicanze materno-fetali e livelli di hCG nel primo e nel secondo trimestre di gestazione», scrivono gli autori.
Sono stati utilizzati studi appartenenti agli archivi biomedici Medline, Embase, PubMed e Cochrane. I ricercatori hanno valutato studi su gestanti sottoposte al test sierico della hCG tra l'8a e la 28a settimana, alla ricerca di eventi avversi fetali come FDIU, SGA o parto pretermine oppure materni come preeclampsia, ipertensione gravidica, distacco di placenta e diabete mellito gestazionale.
Hanno partecipato alla metanalisi 185 studi, e i risultati emersi hanno indicato che bassi livelli di hCG nel primo trimestre sono associati a morte fetale in utero, mentre la preeclampsia emerge come evento avverso materno più frequente sia con livelli bassi che alti di hCG.
«A fronte di questi dati servono ulteriori studi sulla correlazione tra eventi avversi in gravidanza e sottotipi di gonadotropina corionica umana per determinarne l'utilità diagnostica in riferimento a specifici valori di cut-off», conclude Peris.
Fonte: American Journal of Obstetrics and Gynecology 2024. Doi: 10.1016/j.ajog.2023.08.007
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