L'esposizione all'inquinamento ambientale mette a rischio i meccanismi di controllo della pressione arteriosa, favorendo l'aumento dei valori sistolici e diastolici già da giovani.
A dirlo è una revisione di studi condotti su un totale di 15.000 ragazzi fra i 10 e i 19 anni e pubblicata su Current Problems in Cardiology da un team del King's College di Londra diretto da Seeromanie Harding.
La revisione ha preso in esame studi condotti in Europa, quindi con valori di inquinanti nell'aria mediamente inferiori a quelli presenti in altre aree del pianeta, prima fra tutte la Cina. In ogni caso, dimostra che la pressione minima tende ad essere più alta nei giovani esposti per lungo tempo al particolato fine noto come PM 2.5 e PM 10.
I più a rischio sarebbero gli adolescenti sovrappeso e obesi. Nel sottogruppo di adolescenti di 12 anni sono emerse "significative associazioni positive tra la pressione arteriosa diastolica, quella che più spesso aumenta in questa fascia d'età, e le esposizioni a lungo termine all'inquinamento", spiega Harding.
Oltre ad aumentare lo stress ossidativo, l'esposizione allo smog alimenta un quadro infiammatorio a carico dell'apparato respiratorio che ha poi ripercussioni sulla circolazione sanguigna.
Gli stessi meccanismi che influiscono anche sull'origine e sull'evoluzione delle placche aterosclerotiche, oltre che favorire la sofferenza dell'endotelio, lo strato più interno della parete delle arterie.
L'inquinamento favorisce anche un'alterazione della regolazione dei sistemi di controllo dei vasi e della pressione arteriosa, con pesanti ripercussioni su questi elementi e quindi maggior rischio di sviluppare ipertensione, oltre che favorire un aumento della frequenza cardiaca.
I dati mostrano che, in soggetti adulti, un aumento del particolato fine atmosferico di 10 g per metro cubo è associato all'aumento da 1 a 3 millimetri di mercurio della pressione sisto-diastolica già dopo pochi giorni di esposizione.
"Sebbene gli autori stessi ne sottolineino alcune rilevanti limitazioni e raccomandino cautela nell'interpretazione dei risultati, questa meta-analisi ha il grande merito, per la prima volta, di concentrare l'attenzione sulle possibili associazioni tra l'inquinamento ambientale e la pressione arteriosa nell'età dell'adolescenza, con conseguenze che andranno a incidere ancor più seriamente nell'età adulta”, commenta a Repubblica Gianluca Trocchio, cardiologo dell'Istituto Giannina Gaslini di Genova. “In termini di prevenzione primaria e secondaria dell'ipertensione, vi è ormai sufficiente evidenza per considerare l'inquinamento a tutti gli effetti come uno dei fattori modificabili di rischio cardiovascolare".
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