La chemioterapia mette a rischio l'udito

Studio valuta la prevalenza dei problemi alle orecchie

La chemioterapia è un'arma importante e talvolta risolutiva nei pazienti colpiti da cancro. Tuttavia, tanti sono gli effetti collaterali legati al suo utilizzo. Uno dei meno noti riguarda possibili disturbi dell'udito, come segnala un nuovo studio pubblicato su BMJ Supportive & Palliative Care da un team dell'Università della California di San Francisco.
Lo studio è stato realizzato su un gruppo di 273 pazienti adulti e anziani colpiti da cancro al seno, ai polmoni, allo stomaco, al colon-retto o di natura ginecologica. I ricercatori hanno sottoposto i volontari a una serie di esami per verificare la salute dell'orecchio e del timpano, oltre che a una valutazione audiologica completa.
I dati indicano che i problemi all'orecchio sono piuttosto comuni in questo gruppo di pazienti che avevano concluso il percorso di cure in media 5 anni prima. Oltre 1 su 2 registrava infatti una significativa perdita dell'udito. Oltre 1 su 3 aveva riportato episodi di acufene.
“Segno che queste problematiche non sono comuni soltanto tra chi ha avuto un tumore da bambino", per dirla con Steven Cheung, neurologo dell'Università della California San Francisco e prima firma della pubblicazione. La causa va ricercata nella tossicità dei chemioterapici utilizzati contro la malattia, in particolare quelli a base di platino e i taxani.
"L'ipoacusia nel corso dell'età adulta e della terza età è considerata un fattore di rischio per il decadimento cognitivo - afferma Eleonora Trecca, dirigente medico dell'unità operativa complessa di otorinolaringoiatria e chirurgia maxillo-facciale dell'Irccs ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (Foggia) -. Ecco perché è importante riconoscerla e trattarla, a maggior ragione in pazienti già fragili. L'ideale sarebbe monitorare le condizioni dell'udito prima, durante e dopo un percorso di chemioterapia. Ma questo purtroppo non avviene in automatico".
A soffrire in particolare della tossicità dei farmaci sono le cellule ciliate del giro basale della coclea. La conseguenza è una perdita dell'udito progressiva e bilaterale, che interessa soprattutto le frequenze acute. "Si tratta di un processo irreversibile: per questo la diagnosi precoce è fondamentale - conclude l'esperta -. Le forme lievi di norma non vengono trattate, ma controllate con un follow-up a cadenza annuale. Nei casi più complessi, invece, si ricorre alle protesi acustiche".

01/09/2022 17:20:00 Andrea Piccoli


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