Conosciuta anche come sindrome dell’uomo incatenato o sindrome da chiavistello. È stata descritta per la prima volta nel 1966 e consistente in un quadro clinico di paralisi e tetraplegia degli ultimi nervi cranici, condizione che provoca mutismo l'impossibilità di muovere i muscoli del volto. La coscienza è conservata ed esiste la possibilità di comunicare con i movimenti palpebrali o i movimenti oculari sul piano verticale. Si può avere dopo una condizione di coma caratterizzato da recupero dello stato di veglia. La sindrome è associata, nella maggior parte dei casi, ad un danno a livello del ponte, che provochi un'interruzione delle vie motorie discendenti, che vanno dai nuclei ventrali del ponte fino alle stazioni intramidollari.
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