Per gengivite si intende l'infiammazione dei tessuti gengivali, caratterizzata da gonfiore, arrossamento, calore e sanguinamento conseguenti all'accumulo di placca. La malattia è reversibile dopo rimozione delle cause responsabili.
Tutte le specie batteriche che compongono la placca, depositandosi sulle superfici dure del dente, possono causare la patologia.
Anche alcuni ormoni possono favorire e soprattutto esacerbare la gengivite: prove scientifiche hanno dimostrato l'importanza dei livelli dei cosiddetti ormoni sessuali: androgeni, estrogeni, progesterone.
L'accumulo di placca lungo il margine gengivale scatena una reazione infiammatoria dei tessuti molli. I batteri responsabili sono perlopiù streptococchi e actinomiceti. Il tartaro non sembra svolgere un'azione diretta contro la gengiva, ma favorendo l'adesione e l'accumulo batterico generalmente aggravia il quadro clinico. Il deposito di batteri sulle superfici dentali è da solo responsabile dell'infiammazione. I primi segni clinici si riscontrano dopo circa 7 giorni. Il gonfiore aumenta gradualmente, fino a quando non viene rimosso lo stimolo. Superato un tempo limite, variabile in funzione del sistema immunitario dell'individuo e dell'aggressività delle specie batteriche coinvolte, la gengivite reversibile sfocia in parodontite irreversibile, in quanto l'infiammazione non è più contenuta nella gengiva bensì coinvolge tutti i tessuti parodontali.
I sintomi consistono in gonfiore, rossore, calore e facilità al sanguinamento. Il dolore è generalmente assente.
La terapia e la prevenzione della gengivite si praticano con un'impeccabile igiene orale. Lo spazzolamento corretto dei denti, due-tre volte al giorno, e l'utilizzo del filo interdentale per rimuovere la placca dalla zona gengivale è sufficiente ad evitare la gengivite e permettere la guarigione. La prescrizione di antibiotici (penicillina o metronidazolo) è indicata solo nei casi più gravi (gengivite ulcerativa necrotizzante o gengivite di vecchia data).
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