L'ipertrofia prostatica benigna (IPB) è una patologia che colpisce la prostata, una ghiandola che si trova sotto la vescica maschile e che ha la funzione di produrre un componente del liquido seminale. In particolare, si tratta di un ingrossamento della prostata che di solito colpisce gli uomini dopo i cinquant'anni. Non si sa quali siano le cause esatte di questa malattia, benché probabilmente vi sia un'associazione con l'andropausa. L'ingrossamento della prostata provoca una compressione dell'uretra, il cui calibro viene conseguentemente ridotto. La riduzione delle funzionalità dell'uretra provoca difficoltà a urinare; si fa fatica a urinare, si ha la sensazione che non tutta l'urina sia stata espulsa e si può anche arrivare a un blocco completo della funzione, con l'obbligo di utilizzare un catetere per svuotare la vescica.
La prevenzione - Per tutti coloro che hanno superato i 40 anni è consigliabile tenere sotto controllo il PSA (Prostatic Specific Antigen). L'antigene prostatico specifico è una glicoproteina (peso molecolare 34.000 dalton) presente nel sangue e nel tessuto prostatico normale, sia ipertrofico sia neoplastico. L'esame non deve essere effettuato dopo massaggi prostatici, esplorazioni rettali o procedure strumentali endoscopiche. In associazione con altri esami strumentali viene utilizzato come test di conferma l'ipertrofia prostatica e per i tumori alla prostata. Il valore di normalità è inferiore a 4 ng/ml. Per chiarire se trattasi di ipertrofia o di tumore, si ricorre ultimamente alla frazione di PSA libero (rispetto a quello totale). In genere quanto più bassa è la percentuale di PSA libero tanto la diagnosi di tumore è più probabile (il PSA libero dovrebbe essere superiore al 20%). Un uomo su sei è colpito da cancro alla prostata, ma solo uno su 32 muore per questa causa (perché il tumore ha un'evoluzione molto lenta e il soggetto muore prima per esempio per un attacco di cuore).
Le ultime dalla ricerca - Alcuni ricercatori americani (Catalona, 2003) sostengono che il livello di attenzione del PSA dovrebbe essere abbassato a 2,5 ng/ml. Ciò comporterebbe la necessità di un numero maggiore di inutili biopsie, ma sarebbe in grado di rilevare una percentuale praticamente vicina al 100% di tumori, soprattutto nella popolazione più giovane.
La diagnosi e la cura - La visita medica consente di determinare la presenza di un'ipertrofia benigna o di altre patologie (calcoli della vescica, prostatiti, tumori). A seconda dei risultati della visita e degli esami (per esempio biopsia), il medico indicherà l'appropriata soluzione farmacologica o chirurgica. Per quanto riguarda le terapie farmacologiche, si può ricorrere agli alfa-bloccanti, che rilassano i muscoli dell'area interessata favorendo il passaggio dell'urina, o alla finasteride, che agisce bloccando la trasformazione del testosterone nel metabolita DHT, responsabile dell'ingrossamento della prostata. All'intervento chirurgico si arriva nel caso in cui le terapie farmacologiche non abbiano dato esito positivo. L'intervento più frequente è la resezione prostatica transuretrale (TURP), con cui si ottiene l'eliminazione della parte ipertrofica interna alla prostata; anche la termoterapia agisce in modo analogo, ma è meno efficace. Nei casi più gravi si procede all'asportazione mediante incisione del basso addome.
Si possono comunque adottare alcuni accorgimenti che a volte consentono almeno di tenere sotto controllo i sintomi di questa patologia: cercare di bere poco la sera per evitare di doversi alzare a urinare durante la notte, cercare di svuotare completamente la vescica (ad esempio urinando stando seduti), evitare gli alcolici (che possono causare una congestione della prostata), svolgere attività fisica (la sedentarietà provoca ritenzione urinaria).
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