È una malattia infettiva acuta, endemica o epidemica, causata da un vibrione (Vibrio choleraeasiaticae, impropriamente noto anche come bacillo virgola , di cui esistono vari tipi immunologicamente differenziabili) osservato da F. Pacini nel 1854, isolato e coltivato da R. Koch in Egitto nel 1882; e detto anche, più dettagliatamente, colera asiatico, per distinguerlo sia dal cosiddetto cholera nostras, espressione alquanto generica in uso precedentemente all'isolamento dell'agente causale del colera asiatico, per designare varie forme di grave enterite simili ma non identificabili con quest'ultimo, sia dal colera suino, affezione di natura virale dei suini con manifestazioni gastroenteriche e polmonari. Il colera è caratterizzato da violente scariche diarroiche (liquide, scolorate, con fiocchi bianco-giallastri di muco), vomito, crampi muscolari, arresto della secrezione urinaria e collasso. Il colera ha ancor oggi, cosi come in tempi remoti, il suo principale focolaio endemico in India nella regione del delta del Gange. Nel XIX secolo con l'aumento del traffico attraverso le grandi vie commerciali terrestri e marittime, ha inizio la serie delle grandi pandemie in tutti i continenti. La prima comparsa in Italia è del 1832. I bacilli si trovano sempre nelle feci dei colerosi, le quali costituiscono cosi la principale fonte d'infezione diretta o indiretta. Nella diffusione del colera sono importanti i cosiddetti portatori sani, che ospitano nel loro intestino, e quindi eliminano, i vibrioni per mesi e anni. Il periodo d'incubazione va da poche ore a pochi giorni (3-6). Pervenuti nell'intestino, i vibrioni stessi provocano una grave enterite desquamativa, con imponente diarrea, causa di grave disidratazione, e quindi cefalea, apatia, dolori muscolari, ipotensione e collasso talora mortale specialmente nelle forme ipertossiche. La mortalità che in passato è giunta a superare la percentuale del 50% si è oggi ridotta al 2-3%. Per la diagnosi di certezza (necessaria nei casi sporadici) occorrono esami batteriologici (colture e identificazione sierologica dei microrganismi). La cura, che richiede l'isolamento degli individui ammalati, è soprattutto reidratante (fleboclisi, ipodermoclisi) e chemioterapica (sulfoguanidina, alcuni antibiotici, tetracicline e sulfamidici). La profilassi richiede l'attuazione di rigorose norme individuali e generali: pulizia personale, disinfezione degli ambienti, scrupolosa igiene alimentare, lotta contro le mosche, ecc. La vaccinazione è il metodo curativo e preventivo più efficace: una sola iniezione crea una solida immunità che compare dopo una settimana e si prolunga per oltre sei mesi. Misure di sorveglianza internazionale sui trasporti terrestri, navali e aerei sono state regolamentate dalla Convenzione Sanitaria internazionale di Parigi (1926), confermata a Washington nel 1944.
Cholera infantum, in pediatria, sindrome gastroenterica caratterizzata da abbondanti vomiti acquosi e da diarrea profusa, d'aspetto liquido-sieroso. Tale diarrea si distingue chiaramente da quella del vero colera per la mancanza di fetidità e dei tipici granuli risiformi. L'aggravamento sopravviene rapido, con disidratazione, stato tossico e, in genere, ipotermia. Si cura con dieta inizialmente idrica, ipodermoclisi, fleboclisi a gocce, e analettici. Lo stadio acuto può essere in tal modo superato, per quanto la mortalità rimanga abbastanza alta: una ripresa alimentare oculata può condurre a guarigione.
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