Farmaco antitumorale. Derivato chimico del platino, agisce legandosi al DNA e danneggiandolo irreversibilmente. Viene attualmente impiegato per via endovenosa e perlopiù in associazione ad altri farmaci antitumorali. La sua efficacia terapeutica è stata evidenziata principalmente nei carcinomi del testicolo e dell'ovaio e nei tumori a piccole cellule del polmone (microcitomi). Il cisplàtino viene impiegato anche nella terapia dei tumori della vescica, del collo dell'utero, della testa e del collo, nei sarcomi dei tessuti molli. La tossicità più importante è a carico del rene: per limitare il più possibile l'eventuale danno renale il farmaco viene comunemente somministrato con elevate dosi di liquidi per via endovenosa allo scopo di favorire l'eliminazione rapida dall'organismo. Sono altresì possibili effetti sfavorevoli sull'orecchio e sul sistema nervoso. Il cisplàtino rappresenta, comunque, una delle più importanti scoperte della chemioterapia oncologica degli ultimi decenni.Vedi chemioterapia oncologica.
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