Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Con ascite si intende la presenza di liquido nel peritoneo causata da vari patologie (peritonite, cirrosi epatica, flebiti, nefriti o nefrosi, metastasi del peritoneo, cardiopatie scompensate).
I sintomi consistono nella presenza di addome a globi se il versamento è recente, in un addome gonfio o espanso ai lati se il versamento è più antico.
La diagnosi si effettua tramite ecografia e un prelievo del liquido peritoneale, la terapia prevede antibiotici e antiflogistici, plasma, albumine, dieta iposodica.
Un ascesso anale è una cavità infetta, ripiena di pus, che si trova vicino all'ano o al retto.
Una fistola anale, spesso il risultato di un ascesso precedente, è un piccolo canale che unisce la ghiandola anale, dalla quale l'ascesso ha preso origine, alla pelle attorno all'ano.
Un ascesso nasce da un'infezione acuta di una piccola ghiandola appena interna all'ano, per l'ingresso di batteri o materiale estraneo nella ghiandola. Alcune condizioni, quali colite o altre infiammazioni intestinali, possono qualche volta rendere queste infezioni più frequenti.
Dopo che un ascesso è stato drenato, può persistere un canale che unisce la ghiandola anale dalla quale l'ascesso ha preso origine alla pelle. Se questo accade, la persistenza di secrezione dall'apertura esterna può indicare la formazione della fistola. Se l'apertura esterna del canale guarisce, si può sviluppare un ascesso ricorrente.
I sintomi di entrambi le indisposizioni comprendono dolore, qualche volta accompagnato da gonfiore, non necessariamente legato alle evacuazioni. Altri sintomi sono: irritazione della pelle attorno all'ano, secrezione di pus (che spesso allevia il dolore), febbre, e sensazione di malessere in genere.
Una fistola si sviluppa nel 50 % di tutti casi di ascesso, e non c'è realmente nessuna via per prevedere se questo accadrà.
Un ascesso viene trattato drenando il pus della cavità infetta, la creazione di un'apertura nella pelle vicino all'ano allevia la tensione. Spesso, questo può essere fatto nell'ambulatorio del dottore usando un anestetico locale. Un ascesso grande o profondo può richiedere ospedalizzazione e l'uso di un diverso metodo di anestesia. L'ospedalizzazione può essere anche necessaria per pazienti soggetti ad infezioni più serie, come i diabetici o le persone con una riduzione del sistema immunitario. Gli antibiotici non sono di solito un'alternativa al drenaggio del pus, perché gli antibiotici sono veicolati dal sangue e non penetrano nei liquidi dentro l'ascesso.
Drenaggio di ascesso perianale
La fistola si deve sempre operare per 3 motivi
... Perché cessino i disturbi
... Perché potrebbe divenire col tempo più profonda e complessa e, dunque, di più difficile cura
... Perché talvolta su una fistola cronica si può instaurare un cancro. Fanno eccezione le fistole associate a morbo di Crohn che se sono asintomatiche è meglio non operare
Un intervento chirurgico è necessario per guarire una fistola anale. Benché il trattamento chirurgico della fistola di solito sia relativamente semplice, esiste sempre il potenziale per complicazioni, per cui è preferibile che sia eseguito da uno specialista in chirurgia colorettale.
Il trattamento della fistola, qualche volta può essere eseguito allo stesso tempo del trattamento dell'ascesso, sebbene la fistola spesso si sviluppi quattro sei settimane dopo il drenaggio di un ascesso e qualche volta mesi o anni più tardi.
La chirurgia della fistola di solito comporta la sezione di una piccola porzione dello sfintere anale per aprire il canale, unire l'apertura esterna ed interna e trasformare il canale in una scanalatura che guarirà spontaneamente dall'esterno.
Talvolta può essere necessario posizionare un setone (filo di seta o di nailon o di gomma) per facilitare la pulizia e la detersione di fistole complesse.
Per fistole che coinvolgono in modo importante l’apparato muscolare sfinterico può essere necessaria una preparazione di un "lembo mucoso": si tratta di una particolare tecnica che permette la pulizia del tragitto fistoloso e la chiusura dell’orifizio all’interno del canale anale con una "pezza" di mucosa del retto, in modo da impedire il passaggio delle feci nel tragitto e favorirne la cicatrizzazione.
Nella maggior parte dei casi, la chirurgia della fistola può essere eseguita su una base ambulatoriale o con un breve ricovero ospedaliero.
Fistulotomia di fistola intersfinterica
Quanto tempo è necessario prima che il paziente si senta bene?
Il disagio dopo una chirurgia per fistola può essere da lieve a moderato durante la prima settimana e può essere controllato con pillole antidolorifiche. La durata del tempo perso dal lavoro o da scuola di solito è minima.
Dopo il trattamento chirurgico di un ascesso o di una fistola è consigliabile un periodo di riposo a casa.
Per il trattamento dell'area interessata sono utili bagni in acqua tiepida tre o quattro volte il giorno. Gli ammorbidenti delle feci (fibre, mucillagini) possono essere di aiuto per evitare che feci troppo dure traumatizzino le ferite.
E' in genere utile portare una garza o un piccolo panno per prevenire che le secrezioni sierose, comuni nei primi periodi dopo l'intervento, sporchino gli indumenti o creino irritazione della pelle sana circostante. I movimenti dell'intestino non influenzano la guarigione per cui non è necessario usare farmaci stiptizzanti.
Anche una normale attività fisica non interferisce con la guarigione delle ferite. La ripresa di una normale attività lavorativa sarà legata alle condizioni del paziente, in ogni caso non è assolutamente necessario attendere una completa cicatrizzazione delle ferite.
Durante il periodo di guarigione è importante un controllo periodico dalla specialista coloproctologo per verificare una corretta evoluzione delle ferite.
Se è adeguatamente guarito, il problema non ritornerà di solito. In ogni caso, è importante seguire le indicazioni del chirurgo colorettale per prevenire la ricorrenza.
E'una malattia infiammatoria cronica che colpisce prevalentemente le articolazioni ma può riguardare anche il sistema nervoso, l’apparato respiratorio, l’apparato cardiocircolatorio e il sangue. Non si conosce la causa della malattia: si ritiene possa essere provocata da un virus che colpisce un soggetto predisposto geneticamente a sviluppare questo tipo di patologia. È caratterizzata dalla presenza nel sangue di immunocomplessi (complessi antigene-anticorpo) e del fattore reumatoide (anticorpo che lega una porzione di altri anticorpi). Queste sostanze si accumulano soprattutto a livello delle articolazioni, dove scatenano il processo infiammatorio, responsabile del dolore e della rigidità dell’articolazione interessata. I sintomi in questione si manifestano soprattutto al mattino e tendono a diminuire con il movimento. Le articolazioni più colpite sono quelle delle dita della mano, del polso, delle ginocchia, delle spalle, dei gomiti. La terapia si basa sulla somministrazione di farmaci antinfiammatori insieme a norme di comportamento indirizzate a risparmiare i danni alle articolazioni: ginnastica, fisioterapia, uso di supporti che tengano in posizioni corrette le articolazioni durante la notte ecc.
È una malattia infiammatoria cronica di tipo autoimmune,colpisce in genere le articolazioni ma a volte può anche coinvolgere organi e tessuti extra-articolari.
È una malattia che colpisce entrambi i sessi,più frequentemente le donne;può colpire in giovane età con un picco di incidenza tra i 40-60 anni.
Colpisce inizialmente la membrana sinoviale,per poi coinvolgere anche cartilagine ed ossa. La causa non è conosciuta e si parla di genesi multifattoriale: 1)fattori genetici: caratteristiche genetiche predispongono soggetti ad una alterata risposta immunitaria nei confronti di virus,batteri,ecc.;in questo modo viene innescata una risposta immunitaria a catena che l’organismo non riesce a limitare. Un ruolo chiave sembrano avere i linfociti T-helper attivati ,che si trovano a livello della membrana sinoviale,che a loro volta producono interleuchine e citochine che vanno a regolare la funzione di numerose altre cellule infiammatorie(linfociti B,monociti,linfociti citotossici,ecc.). Quindi,in presenza di un particolare HLA(quelli maggiormente correlati al manifestarsi di questa patologia sono:HLA-DR4,DR1,DR6),un antigene andrà ad attivare questi linfociti T e a scatenare la risposta immunitara.
2)autoimmunità:citochine prodotte dai macrofagi attivati sono coinvolte nel mantenimento dell’infiammazione
cronicadelle articolazioni. Il fattore reumatoide nel siero(rappresenta autoanticorpi contro la porzione Fc delle IgG) sono associati con sintomi più acuti. 3)agenti patogeni:si chiamano in causa virus(come il virus della rosolia o parvovirus) e chlamydia pneumonite.
Il meccanismo, che determina distruzione della cartilagine e dell’ osseo,non è del tutto chiaro ma sicuramente ruolo di primo piano hanno IL-1 e TNF-alfa. Queste ultime,a livello delle articolazioni infiammate,richiamano neutrofili e monociti;stimolano le cellule sinoviali a produrre enzimi proteolitici che degradano i tessuti.
La sintomatologia varia da paziente a paziente; nella forma precoce si avrà:tumefazione e dolore bilaterale alle piccole articolazioni(mani,spalle,caviglie,collo),rigidità mattutina,deformità articolare a “collo di cigno” e coinvolgimento di strutture extra-articolari:noduli cutanei(localizzati generalmente a livello delle strutture periarticolari;in genere sono asintomatici ma possono complicarsi in seguito a traumi o infezioni),compressione di nervi periferici,vasculiti,nodularità polmonare,episclerite transitoria e sclerite a livello oculare,osteoporosi,sindrome di Felty(è una forma di artrite reumatoide associata a splenomegalia e neutropenia con alti livelli di Fattore reumatoide).
La diagnosi si basa su criteri clinici;sette sono quelli principali e per fare diagnosi basta che siano presenti quattro;vediamo quali sono:1) rigidità mattutina,persistente da almeno sei mesi; 2)artrite di 3 o più articolazioni; 3)artrite delle articolazioni delle mani; 4)artrite simmetrica alle mani(in genere le articolazioni maggiormente colpite sono:interfalangee prossimali,metacarpofalangee,metatarsofalangee); 5)noduli reumatoidi; 6)Fattore Reumatoide sierico; 7)alterazioni radiografiche(erosione o decalcificazione ossea delle sedi colpite).
Agli esami di laboratorio il paziente presenterà:aumento PCR,aumento della VES,Fattore Reumatoide,ANA,incremento di TNF-alfa,liquido sinoviale torbido con elevate quantità di proteine,linfociti,neutrofili,HLA-DRB1. possono essere presenti particolari marcatori sierici:anticorpi anti-SSA(Ro),ANA,APF,anticorpi anti-cheratina.
La morte di pazienti con artrite reumatoide è dovuta principalmente a:accidenti cardiovascolari(i vasi sono continuamente esposti all’azione di citochine e altri mediatori infiammatori con aumentata possibilità di sviluppo di fenomeni aterosclerotici che aumenta il rischio cardiovascolare),polmoniti,infezioni,vasculiti,amiloidosi.
La terapia prevede l’applicazione di diversi schemi terapeutici: -Methotrexate+Sulfosalazina;Methotrexate+CiclosporinaA;Methotrexate+clorochina +cliclosporinaA(o sulfosalazina). Inoltre possono essere anche impiegati cortisonici a basso dosaggio e farmaci di nuova generazione come: infliximab(è un anticorpo monoclinale chimerico anti-TNFalfa),leflunomide(inibitore della sintesi delle pirimidine),etanercept(recettore solubile chimerico del TNFalfa).
L'artiglio del diavolo è ampiamente usato nella medicina tradizionale africana. Le radici presentano un corredo di uncini che hanno valso alla pianta il suo nome popolare: gli animali e i roditori possono rimanere impigliati nelle radici e perdere la vita morendo di fame.
L'efficacia antireumatica ed antinfiammatoria degli harpagosidi (i principi attivi della radice) è indiscussa e paragonabile a quella degli antinfiammatori di sintesi non steroidei e al cortisone stesso. L'assoluta mancanza di tossicità, l'ottima tollerabilità gastrica rendono il prodotto largamente utilizzato nella fitoterapia delle affezioni reumatiche. I pazienti durante gli attacchi acuti trovano un immediato beneficio vedendosi ridurre la sintomatologia dolorosa.
L'artiglio del diavolo ha un effetto antistaminico, simpatico-mimetico e ganglioplegico. Viene descritto un effetto sinergico di una certa entità, qualora la sua somministrazione sia seguita da preparati a base di rame.
L'artiglio del diavolo è un coadiuvante tradizionale per:
1) artrite reumatoide;
2) reumatismi infiammatori;
3) tendinite;
4) contusioni;
5) dolori della schiena;
6) sciatica.
Conosciuta anche come tibo-astragalica è un'articolazione mobile costituita dalle estremità distali della tibia e del perone con l'astragalo del tarso, che consente tutti i movimenti del piede.
L'arterite temporale, detta anche "arterite di Horton", è una malattia autoimmune. Si tratta di una vasculite che interessa preferibilmente le arterie del collo e della testa.
Colpisce generalmente le persone anziane (sopra i 50 anni), prevalentemente donne, per le quali una delle principali cause di cefalea.
Non si conoscono ancora le cause della patologia, ma esistono ipotesi su una probabile eziologia infettiva.
I sintomi principali sono cefalea, dolore al cuoio capelluto e dolore crampiforme alla mandibola con claudicatio e a volte paresi della stessa.
È spesso accompagnata (a volte è l'unica manifestazione) da sintomi generali come febbre, malessere e affaticabilità.
Un sintomo caratteristico è l'aumento della velocità di eritrosedimentazione del sangue, sempre oltre 60 mm nella prima ora.
Generalmente questa patologia porta alla cecità completa o perdita di visus nel 20% dei casi. Più spesso si verifica l'annebbiamento di un solo occhio, che evolve su tutti e due gli occhi se la patologia non è trattata entro 2-3 settimane.
La diagnosi di questa patologia è resa difficoltosa dalla prevalenza di sintomi sistemici e dalla presenza, in soggetti anziani, di altre patologie con sintomi simili.
Le principali diagnosi differenziali sono: la febbre di origine misconosciuta, l'anemia, le neoplasie occulte, problemi dentari e oculari dell'età avanzata, l'arteriosclerosie altre vasculiti; soprattutto, l'arterite di Takayasu, che ha quadro clinico spesso identico ma colpisce i giovani.
La terapia è a base di corticosteroidi; si usano anche immunosoppressori come il metotrexato.
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