Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Antimicotico orale per la terapia delle candidosi orali e vaginali, micosi da lieviti, micosi del cuoio capelluto, micosi sistemiche. Il maggior problema connesso con il suo impiego non è dato tanto dalla tossicità, ma dalle recidive in caso di sospensione, essendo il chetoconazolo fungostatico e non fungicida; le resistenze sono tuttavia rare.
infezione micotica cutanea superficiale inquadrabile nel capitolo delle tigne, caratterizzata da processi infiammatori e infiltrativi e sostenuta da Trichophyton, una varietà di funghi appartenenti alla famiglia dei dermatofiti. I dermatofiti producono cheratinasi e altri enzimi proteolitici in grado di digerire la cheratina. Su questa base, il fungo attacca il cuoio capelluto, la regione della barba e gli arti superiori in ogni età, che abbiano contatto con animali infetti (soprattutto bovini): ne risultano lesioni semi-alopeciche desquamanti, francamente granulomatose: i granulomi possono raggiungere le dimensioni di una noce e inglobano sempre peli tronchi frammisti a pus. Spesso una corretta terapia antimicotica (con griseofulvina o derivati imidazolici) porta alla guarigione clinica ma possono rimanere aree di alopecia cicatriziale.
Incisione della cornea; si effettua negli interventi chirurgici per la correzione dei vizi di rifrazione.
Spesso indicata anche come cheratosi solare è una lesione precancerosa molto comune ed è dovuta alla prolungata esposizione solare. È presente più spesso negli anziani e negli individui con la pelle chiara. Le lesioni sono discrete, ben circoscritte, eritematose e/o maculopapulose; sono secche e squamose e variano da un colore rossastro al marrone chiaro. La diagnosi diffenziale va posta con il morbo di Bowen, dermatiti eczematose croniche, lichen planus e psoriasi. Il trattamento è di solito chirurgico con asportazione delle neoformazioni medianti elettrocoagulazione o courettage. A volte, quando più superficiali possono essere trattate con azoto liquido. Le cheratosi attiniche possono progredire verso un tumore maligno, più frequentemente un carcinoma spinocellulare (20-25% dei casi).
O cheratosi solare) è una lesione della pelle che si presenta come un’irritazione locale o una macchia rosata sul viso, sulle mani, sulla testa o sugli arti.
Colpisce il 3% della popolazione italiana sopra i 50 anni, ma oggi è in crescita soprattutto fra le persone (soprattutto donne) di età compresa fra i 40 e i 50, i cosiddetti “stakanovisti del sole”, che non rinunciano all’abbronzatura neanche d’inverno.
Non sono più solo muratori, pescatori e agricoltori, esposti al sole per professione, a rischiare lesioni alla pelle, ma quarantenni con anni di abbronzatura naturale e artificiale alle spalle per motivi puramente estetici.
Un tumore mascherato da macchia che colpisce chi si abbronza di più. Il melanoma è lo spauracchio di chi esagera con l’esposizione al sole ma nel prossimo futuro potrebbe essere proprio questa lesione precancerosa della pelle a colpire sempre di più le nuove generazioni amanti della tintarella.
Le persone più a rischio sono rappresentate dai fototipi 1 e 2, quindi quelle con pelli bianche, occhi e capelli chiari, presenza di efelidi, che si scottano facilmente. Ma anche chi ha una lunga storia di esposizione solare senza adeguata protezione, per esempio con frequenti eritemi solari durante l’infanzia.
Nelle linee guida è evidenziato il concetto di “campo di cancerizzazione”, che spiega perché una singola lesione può recidivare o trasformarsi in tumori multipli», spiega Lotti. «In pratica, la cute circostante alla lesione può diventare sede di alterazioni genetiche e di iniziale e graduale sostituzione delle cellule normali con cellule anomale».
La presenza del “campo di cancerizzazione” fa si che anche che la rimozione chirurgica del tumore primario (con bisturi, crioterapia, laser, curettage ed elettrocoagulazione) non sempre sia in grado di evitare la crescita di nuovi nuclei cancerosi. Si è così posto in primo piano l’esigenza di trattare non solo il tumore visibile, ma anche il “campo invisibile” in cui si è sviluppato e che lo circonda.
Le nuove linee guida raccomandano una terapia completa (lesione+campo di cancerizzazione) soprattutto nelle persone che presentano lesioni multiple (il 20% dei pazienti ha più di 10 lesioni). In questi individui, infatti, una terapia completa può consentire di eliminare ciò che è evidente e di prevenire un carcinoma invasivo, determinando una lunga remissione e aumentando l’intervallo fra i cicli di terapia.
Le Linee guida per la cura della cheratosi attinica hanno confermato che diclofenac al 3% e sodio ialuronato, un farmaco ad uso topico sotto forma di gel, rappresenta una terapia specifica nel caso in cui si vogliano eliminare non solo le lesioni visibili ma anche si voglia agire sulle cellule nell’area circostante.
Molti studi clinici hanno provato l’efficacia e la tollerabilità di questo farmaco, che spesso evita il ricorso alla chirurgia. «Negli studi clinici pubblicati i pazienti trattati per 60-90 giorni con diclofenac sodico ialuronato gel hanno visto la remissione dell’80% delle lesioni con una tollerabilità buona della cura e una bassa percentuale di effetti collaterali»i.
Si controllano i nei, ma certe macchie vengono trascurate. La cheratosi attinica, invece, è particolarmente insidiosa perché, circa nel 10% dei casi, si può trasformare in carcinoma squamocellulare. Inoltre, la popolazione italiana è ormai conscia del pericolo melanoma e dell’importanza del controllo dei nei, ma non è a conoscenza del fatto che quella macchia rossastra che si può formare su varie parti del corpo, sulla quale poi compare una crosticina, può trasformarsi in tumore, per cui è fondamentale rivolgersi al più presto al dermatologo.
Esame per lo studio della curvatura corneale nell'occhio.
Sostituzione chirurgica della cornea opacata o di una sua parte con tessuto corneale trasparente. Il tessuto corneale da innestare è per lo più prelevato da un occhio di cadavere, entro poche ore dalla morte. La cheratoplàstica lamellare è limitata ai soli strati esterni della cornea, per la riparazione di una cicatrice corneale superficiale; la cheratoplàstica a pieno spessore o penetrante comporta la sostituzione del tessuto corneale opacato per tutto lo spessore della cornea. Lo scopo della cheratoplàstica è, in genere, quello di restaurare la visione quando questa è potenzialmente integra, ma impedita da opacità o cicatrici corneali.
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