Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
La calcolosi renale (o nefrolitiasi) è una patologia molto frequente, tra le calcolosi delle vie urinarie. Si calcola che almeno dieci persone adulte su 100 nella vita riferiscono un episodio di calcolosi renale, causata dalla deposizione di calcoli nelle vie urinarie.
Il calcolo urinario è un aggregato solido di varia forma e struttura che si deposita all'interno del rene o delle vie urinarie. La sua formazione è solitamente dovuta alla rottura di un delicato equilibrio mantenuto dalla funzione renale che prevede, da una parte risparmiare acqua, dall'altro eliminare sostanze di vario genere scarsamente solubili.
In condizioni fisiologiche la formazione di calcoli non avviene per la presenza nelle urine di sostanze che impediscono la precipitazione e la cristallizzazione dei sali di calcio e di altre che legano il calcio in complessi solubili. Se le urine si saturano di composti insolubili si producono in una prima fase dei cristalli che aggregandosi fra loro danno origine al calcolo.
Il trattamento si divide in due fasi, la prima mira alla sopressione dei sintomi e nel caso:
* Colica, si somministrano oppioidi come il ketorolac
* Vomito, se persistente si somministra un antiemetico come il metoclopramide in dose di 10 mg in endovena.
L'altra fase mira al trattamento dei calcoli veri e propri. Contrariamente a quanto si dice non è mai stata dimostrata l'utilità di una dieta ricca di liquidi.
I calcoli se di dimensioni inferiori ai 5 mm possono essere trattati con analgesici, se di dimensioni maggiori e non spariscono spontaneamente entro 6 settimane si ritiene l'asportazione chirurgica il metodo di scelta, ma se sono infetti la rimozione avviene subito.
Detta anche nefrolitiasi, è causata dalla deposizione di calcoli nelle vie urinarie che possono ostacolare il normale deflusso dell'urina e provocare lesioni alla parete delle vie escretrici.
La formazione è dovuta ad elevate concentrazioni di sostanze poco solubili acilità nelle urine per esempio, sali di calcio o di acido urico), oppure ad un rallentamento del flusso urinario per cui tali sostanze, permanendo più a lungo nelle vie urinarie, precipitano più facilmente. Quando iniziano a precipitare, e incomincia a formarsi il calcolo, due sono le evoluzioni possibili: il calcolo continua ad accrescersi progressivamente sino a occupare interamente la cavità nella quale si trova (calcolo "a stampo"), e in questi casi il rene interessato può perdere completamente la sua funzione; più spesso però il materiale precipitato viene trascinato dal flusso dell'urina ed espulso. Il rischio in queste circostanze è che i calcoli ledano la parete delle vie urinarie, con conseguente comparsa di sangue nell'urina. Se, invece, il calcolo defluendo raggiunge un punto più ristretto delle vie escretrici, può occluderle provocando una colica renale, che è il sintomo caratteristico della malattia.
Il trattamento si divide in due fasi, la prima mira alla soppressione dei sintomi e nel caso:
Colica, si somministrano farmaci antinfiammatori non steroidei, come il ketorolac;
Vomito, se persistente si somministra un antiemetico come il metoclopramide in dose di 10 mg in endovena.
L'altra fase mira al trattamento dei calcoli veri e propri. Numerosi studi clinici hanno evidenziato l'efficacia della dieta, di alcuni integratori alimentari e soprattutto dell'assunzione di adeguate quantità di liquidi[2] nella prevenzione secondaria della calcolosi urinaria. In particolare un ampio studio di metanalisi del 2009 ha dimostrato che l'assunzione di acqua in quantità maggiori di due litri al giorno riduce in maniera statisticamente significativa il rischio di formazione di calcoli nei soggetti predisposti.[3]
I calcoli, se di dimensioni inferiori ai 5 mm possono essere trattati con analgesici e terapia idropinica, se di dimensioni maggiori e non spariscono spontaneamente entro 6 settimane si deve procedere alla litotrissia extracorporea con onde d'urto, oppure alla ureterolitotrissia per calcoli ostruenti dell'uretere. Nella calcolosi renale di oltre 3 centimetri si associa alla litotrissia extracorporea la litotrissia percutanea. Solo nella calcolosi cosiddetta gigante si ricorre alla chirurgia tradizionale, nei casi in cui vi è stato un insuccesso delle metodiche sopradescritte o nei casi ove la calcolosi è associata ad alterazioni della via escretrice (stenosi pieloureterale).
È una malattia rara che si verifica più frequentemente dopo una pancreatite.
I sintomi principali sono coliche addominali con intensissimo dolore seguite dalla presenza di grassi nelle feci, di zucchero nelle urine, dimagrimento, possibile ittero ed eventuale presenza di calcoli alle feci.
Per effettuare una diagnosi certa è necessario effettuare un'endoscopia. Le cure sono chirurgia e terapia sintomatica delle coliche.
Caratterizzata dalla presenza di concrezioni all'interno della colecisti (colelitiasi) o all'interno del dotto biliare comune (coledocolitiasi). Nei paesi occidentali il 20% delle donne e l'8% degli uomini al disopra dei 40 anni di età sono affetti da calcolosi biliare (vedi anche colelitiasi; coledocolitiasi).
La terapia può essere di quattro tipi:
* medico-farmacologica con acido ursodesossicolico per calcoli piccoli (di diametro meno di 5 mm)e di colesterolo puro o fango biliare.
* onde d'urto (litotrissia) ( non si utilizza più)
* chirurgica, colecistectomia classica o laparoscopica.
* solvente per via percutanea.
Di E.F. (del 03/04/2013 @ 12:30:23, in Lettera C, visto n. 1021 volte)
vedi Litiasi
Concentrazione di sali di calcio nell'urina; in condizioni fisiologiche nelle 24 ore sono eliminati per via urinaria 200 mg di calcio. La determinazione della calciuria nelle 24 ore è un esame utile e poco costoso nella diagnosi e nel follow-up dell'iperparatiroidismo, delle patologie dell'osso, e nel corso di terapie di supplementazione calcica (osteoporosi).
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