Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Ormone polipeptidico sintetizzato e secreto dalle cellule parafollicolari, o cellule C, della tiroide.
Regola il metabolismo del calcio, in antagonismo con il paratormone prodotto dalle ghiandole paratiroidi. La calcitonina è ipocalcemizzante poiché inibisce il riassorbimento osseo bloccando l'attività degli osteoclasti, cellule deputate all'erosione e al rimaneggiamento della sostanza ossea. In tal modo diminuisce il passaggio di calcio dall'osso al sangue e di conseguenza i livelli ematici del calcio stesso. Sembra anche agire a livello renale, aumentando l'eliminazione di calcio e fosforo. Il principale elemento regolatore della secrezione di calcitonina è la concentrazione degli ioni calcio nei liquidi organici: se essa è elevata, stimola la secrezione dell'ormone, se è bassa la inibisce. La misura dei livelli ematici di calcitonina è essenziale per la diagnosi di carcinoma midollare della tiroide, tumore che secerne calcitonina in quantità elevate. La calcitonina viene attualmente utilizzata nella terapia del morbo di Paget e delle metastasi osteolitiche di molti carcinomi; è controversa la sua efficacia nella terapia dell'osteoporosi.
Farmaci
Biocalcin, Calciben, Calciosint, Calcioton, Calcitonina, Catonin, Miacalcic, Osteocalcin, Osteovis, Rulicalcin, Salmofar, Tonocalcin.
Indicazioni
Malattia di Paget, ipercalcemia da tumori maligni, iperparatiroidismo, osteoporosi.
Controindicazioni
È controindicata in caso di ipersensibilità individuale accertata verso il prodotto.
Interazioni
Non sono note interazioni con altre sostanze.
Insufficiente contenuto di sali di calcio nell'organismo (per esempio, in caso di insufficiente apporto alimentare di calcio, o di insufficiente assorbimento a livello intestinale, o di un aumento del fabbisogno corporeo ecc.). È soprattutto frequente durante la gravidanza, l'accrescimento, in caso di insufficienza pancreatica. Le manifestazioni cliniche consistono in decalcificazione delle ossa e dei denti, crampi muscolari, dolori ossei, facile comparsa di fratture.
Farmaci che inibiscono l'afflusso degli ioni calcio all'interno delle cellule del cuore e delle cellule muscolari lisce delle arterie coronariche e dei vasi sanguigni periferici.
Ciò comporta diversi effetti:
- riduzione del lavoro del cuore con conseguente riduzione del fabbisogno di ossigeno;
- diminuzione delle resistenze vascolari periferiche con azione antipertensiva;
- spiccata vasodilatazione del circolo coronarico con azione particolarmente efficace nel prevenire o risolvere lo spasmo dei vasi, con miglioramento della perfusione coronarica;
- azione protettiva nei confronti del metabolismo del tessuto miocardico, in quanto, impedendo l'accumulo del calcio, è possibile prevenire la perdita di composti energetici (ATP, o adenosintrifosfato) delle fibre miocardiche.
I calcioantagonisti vengono largamente impiegati nella terapia dell'insufficienza coronarica acuta e cronica (angina da sforzo, a riposo, angina instabile ecc.), in alcune forme di scompenso cardiaco e di ipertensione arteriosa. Alcuni calcioantagonisti possiedono inoltre una spiccata azione antiaritmica e sono quindi utilizzati nel trattamento di aritmie come la tachicardia parossistica sopraventricolare e la fibrillazione atriale. I principali calcioantagonisti in uso clinico sono la nifedipina, il verapamil, il diltiazem, la nimodipina. Altri influenzano l'ingresso di calcio, ma anche di sodio e di magnesio (per esempio, prenilamine, cinarizina, flunarizina, fendilina).
Elemento chimico di numero atomico 20. Il suo simbolo è Ca.
Il calcio è un metallo alcalino terroso tenero, grigio, usato come agente riducente nell'estrazione mineraria di torio, uranio e zirconio. È il quinto elemento in ordine di abbondanza nella crosta terrestre, ed è essenziale per tutta la vita sulla Terra.
Il calcio viene assunto principalmente con la dieta, ma solo in parte viene assorbito dall'intestino (circa il 30%) mentre il resto viene eliminato con le feci.
Svolge nell'organismo varie e importanti funzioni:
- entra nella composizione delle ossa e dei denti,
- partecipa ai meccanismi della coagulazione del sangue,
- permette gli scambi di materiali attraverso la membrana delle cellule.
- ha un ruolo primario nei processi di contrazione della muscolatura liscia e striata e del miocardio,
- prende parte, come cofattore, a numerose reazioni enzimatiche.
Lo scheletro umano contiene 1000-1200 g di calcio; la sua percentuale media nel sangue è di 9-10 mg per 100 millilitri; tale quantità è in parte legata all'albumina plasmatica, in parte è libera come ione calcio o in forma non ionizzata. Nelle ossa il calcio è presente sotto forma di carbonato e di idrossiapatite. Questi sali formano depositi insolubili che tuttavia l'organismo può utilizzare all'occorrenza; a tal fine essi vengono rimossi dalle ossa e solubilizzati nel sangue attraverso meccanismi ormonali (paratormone), oppure con piccole variazioni del pH, cioè della concentrazione idrogenionica, dei fluidi circolanti. L'individuo adulto assume giornalmente con gli alimenti 500-800 mg di calcio, come complesso calcioproteico o come sali di acidi organici. L'apporto di calcio da parte dei sali inorganici (fosfati, carbonati, bicarbonati ecc.) è invece di scarsa importanza in quanto tali sali figurano negli alimenti in quantità molto modeste. L'assorbimento intestinale del calcio è favorito dalla vitamina D e dai sali biliari, mentre è inibito dall'acido ossalico e dall'acido fitico. Questi acidi possono alterare sensibilmente il bilancio calcico dell'organismo specie se, accanto a un ridotto apporto di calcio alimentare, vengono introdotte forti quantità di verdure ricche di ossalati (spinaci, crescione, barbabietole, pomodori ecc.) oppure cereali o farine integrali di grano, orzo, avena, mais, che contengono molto acido fitico. L'escrezione del calcio avviene per via intestinale e urinaria, in gran parte sotto forma di ossalato. In normali condizioni fisiologiche il bilancio calcico è in equilibrio, poiché la quantità introdotta giornalmente è pari a quella eliminata. Ciò si osserva, entro certi limiti, anche con l'assunzione di diete ipocalciche, in quanto l'organismo può normalizzare il bilancio attraverso la mobilizzazione di adeguate riserve ossee. Nell'infanzia invece le quote introdotte devono superare in buona misura quelle eliminate per assicurare la normale mineralizzazione dello scheletro: tra il 3° e il 13° anno di vita vengono trattenuti giornalmente circa 10 mg/kg di peso corporeo di calcio; tale fenomeno (calciopessia), attuato con l'intervento della vitamina D, è fondamentale ai fini dell'accrescimento. Un aumento del fabbisogno di calcio dell'organismo si osserva anche durante la gravidanza e l'allattamento.
Depositi di sali di calcio nell'organismo. -Può essere generalizzata, interessando il tessuto sottocutaneo, i muscoli, il cuore, lo stomaco, le arterie ecc.;
-Può essere localizzata a un solo organo (per esempio, nefrocalcinosi, con localizzazione al rene).
Si osserva più frequentemente in caso di eccessiva quantità di calcio nel sangue, dovuta a distruzione o aumentato riassorbimento osseo (metastasi ossee, mieloma, osteite fibrosa cistica, iperparatiroidismo).
Deposito di sali di calcio (carbonati e fosfati) in tessuti e organi. In condizioni normali si verifica durante le varie fasi del processo di ossificazione (trasformazione del tessuto osteoide in tessuto osseo). In caso di fratture ossee, la calcificazione del tessuto connettivo che unisce i due capi ossei, nelle prime fasi della guarigione, rappresenta un processo di riparazione, che porta alla formazione del callo osseo. La calcificazione patologica comprende una forma distrofica e una forma metastatica. La calcificazione distrofica consiste nel deposito di sali di calcio in tessuti morti e in genere non si associa a un aumento di calcio nel sangue. Esempio molto frequente è la calcificazione dei linfonodi colpiti da infezione tubercolare (anche asintomatica). Di questo tipo è anche la calcificazione della parete vascolare nell'arteriosclerosi.
La calcificazione metastatica consiste invece nella deposizione di sali di calcio in tessuti vivi e normali, e si può associare ad alterazioni del metabolismo del calcio con aumento della sua concentrazione nel sangue (per esempio, in corso di iperparatiroidismo, intossicazione da vitamina D, morbo di Addison, tumori ossei disseminati, leucemia).
Calcificazioni dei tessuti fibrosi si verificano frequentemente a carico di grandi articolazioni come la spalla (vedi periartrite scapolo-omerale) o delle fasce aponevrotiche del piede (sperone calcaneale).
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