Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Processo enzimatico che consiste nella dissoluzione della fibrina (formata dal fibrinogeno durante il processo di coagulazione del sangue) ad opera della plasmina o fibrinolisina. Questo enzima si trova nel sangue in forma inattiva (plasminogeno) e viene attivato da diversi fattori presenti sia nel plasma che nei tessuti. In determinate situazioni patologiche si può avere una rapida liberazione di fattore attivante il plasminogeno nella circolazione generale, con formazione di plasmina che non può venir inattivata dalle antiplasmine. Questa condizione predispone fortemente alle emorragie e può aversi, ad esempio, in seguito ad interventi chirurgici, in particolar modo sul polmone e sulla prostata, in casi di tumori maligni o in patologia ostetrica.
Agenti trombolitici che prevengono la formazione dei trombi o ne impediscono l’estensione, e determinano la dissoluzione dei trombi già formati. Attivano il plasminogeno, trasformandolo in plasmina, enzima proteolitico che agisce sulla fibrina.
Tumore benigno di tipo connettivale con una componente ghiandolare variabile. Esempio tipico è il caso fibroadenoma mammario che colpisce per lo più donne fra i 15 e i 40 anni e si presenta come un nodulo duro, poco dolente, a crescita lenta. La degenerazione maligna è decisamente rara, ma generalmente è consigliato l'intervento chirurgico come terapia privilegiata (e prevenzione).
Cellula di derivazione mesenchimale che, durante lo sviluppo del tessuto connettivo, darà origine alle fibre della sostanza fondamentale e, cessata tale funzione, si trasformerà in fibrocita.
Tumore benigno della muscolatura liscia, a componente fibrosa variabile. L’esempio più tipico è costituito dal fibroleiomioma uterino (correntemente detto fibroma uterino). E' molto frequente fra le donne nullipare (cioè che non hanno mai partorito) in età feconda. Fattore predisponente è l'ipersecrezione di ormoni estrogeni (come avviene fisiologicamente prima della menopausa), ma anche l'ereditarietà. La localizzazione più frequente è nello strato muscolare dell’utero, il miometrio: si parla in questo caso di fibroma intramurale.
Tumore benigno costituito da tessuto connettivo ben differenziato. Molto noti i fibromi cutanei e quelli ossei, a crescita lenta e asportabili chirurgicamente. Il cosiddetto fibroma uterino va considerato più propriamente un fibroleiomioma.
Il fibroma è un tumore quasi sempre benigno, formato da tessuto connettivo fibroso. Si definisce fibroma se è povero di cellule e ricco di fibre. Se invece ha molti fibroblasti e istiociti e poche fibre si definisce fibroma molle. La formazione di un fibroma può avvenire in sedi molto varie; in particolare, nel periostio (a livello della mascella, dell'occipitale, delle vertebre, delle costole, dello sterno e del femore) o nell'utero, a livello del miometrio. All'interno del fibroma possono formarsi delle cisti, oppure si possono avere processi di calcificazione, cioè un progressivo arricchimento in sali di calcio che conferiscono una certa rigidità alla formazione tumorale. A volte, in seno al fibroma coesistono altri elementi sempre di natura muscolare o adiposa: in tal caso si parla di fibromiomi o fibrolipomi.
Il fibroma dell’utero si localizza a livello del tessuto muscolare che forma la parete di quest’organo. Può svilupparsi in posizioni differenti: a livello del corpo o del collo dell’utero, sporgente verso la cavità interna o sporgente verso la superficie esterna. I fibromi uterini hanno dimensioni variabili: alcuni hanno un diametro di pochi millimetri, altri occupano tutta la cavità dell'addome. Il fibroma in genere si manifesta nelle donne di età compresa tra i 30 e i 45-55 anni, cioè fino all’età della menopausa. Risulta particolarmente frequente tra le donne che non hanno mai partorito.
I fibromi uterini possono essere asintomatici; in genere, però, producono come primo sintomo una variazione del flusso mestruale, che si fa più abbondante, e piccole emorragie, soprattutto in concomitanza con l’ovulazione. Quindi, gli episodi emorragici divengono più numerosi; compaiono dolore e altri disturbi, in genere dovuti alla compressione dei tessuti e degli organi circostanti (come la vescica, il retto e gli ureteri). La presenza di un fibroma non rende impossibile una gravidanza; questo tumore, però, se è di notevoli dimensioni può comunque generare complicazioni quali rischio di aborto o di parto prematuro, errata posizione del bambino e difficoltà dell’utero a contrarsi durante il parto.
Nel caso di fibromi uterini di piccole dimensioni, non si procede a un’asportazione chirurgica, ma si può trattare la paziente con farmaci ad azione ormonale ed emostatica (che cioè tendono a bloccare localmente il flusso del sangue), in modo da limitare lo sviluppo del tumore o da allontanare il più possibile il ricorso all’intervento chirurgico. Quando è necessario effettuare l’intervento chirurgico (spesso questa circostanza si verifica in previsione di una gravidanza), si procede all'asportazione del solo fibroma, o, nei casi più gravi in cui la formazione tumorale è di notevoli dimensioni, si effettua un’isterectomia, cioè un’asportazione totale dell’organo colpito.
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