Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Acronimo di Lupus Anti Coagulant, autoanticorpo ad azione anti-coagulante che deve il suo nome al fatto di essere stato scoperto nei pazienti affetti da Lupus Eritematoso Sistemico(LES). La sua presenza si determina con i test emocoagulativi dipendenti dai fosfolipidi, come il tempo di tromboplastina parziale attivata, che si presenta allungato (APTT). Il LAC è attivo contro i fosfolipidi, costituenti normali dei tessuti e delle cellule e frequentemente legati a proteine. Nel nostro organismo l’effetto di questi anticorpi è molto complesso dal momento che sono in grado di reagire con le cellule che regolano la coagulazione (globuli bianchi, piastrine e cellule endoteliali) alterandone la funzione e favorendo alla fine la trombosi. La presenza dei LAC e degli anticorpi anti-fosfolipidi è un forte fattore di rischio per le trombosi, ma la loro presenza non sempre si associa alle manifestazioni cliniche. Il LAC si riscontra in differenti stati patologici, tra cui l’emofilia classica, alcuni stati infiammatori cronici, patologie del collageno, nel postpartum, nell’AIDS, in donne con abortività ripetuta, in pazienti con infarto del miocardio in età giovanile e nei soggetti che hanno presentato eventi trombotici. Questi anticorpi sono presenti in circa il 10% di pazienti affetti da LES e con frequenza ancora maggiore in pazienti con altri processi autoimmuni e con positività degli anticorpi antinucleo. Inoltre, la terapia con fenotiazine può provocare positivizzazione dei LAC. Non bisogna eseguirne il dosaggio durante la terapia con estro-progestinici. L'associazione tra anticorpi anti fosfolipidi (aPL), evidenziati dalla positività del test per il Lupus Anticoagulant (LAC) o del test degli anticorpi anticardiolipina (aCL), ed un particolare quadro clinico caratterizzato da trombosi, perdite fetali ricorrenti o trombocitopenia è stata battezzata “sindrome da anticorpi antifosfolipidi”(APS). Inizialmente fu descritta negli anni ‘80 in pazienti con LES e quindi come parte del quadro della malattia (sindrome secondaria). Attualmente la APS è stata descritta anche in soggetti senza altre patologie se non quelle legate alla sindrome stessa (sindrome primaria).
È un nastro o un piccolo tubo in gomma o materiale elastico che è utilizzato per fermare il flusso sanguigno in un arto attorno al quale è stato legato in maniera stretta. Viene impiegato anche per bloccare un’emorragia e permettere al sangue di fermare il suo flusso e consentire un prelievo di sangue o un’iniezione endovenosa.
vedi Hess, prova di
Strappo del tessuto di un organo, provocato da un trauma violento. Le lacerazioni esterne, quelle della cute, sono più o meno profonde ed estese in rapporto all'intensità del trauma e alla fragilità del tessuto; quelle interne possono essere provocate da pugni o calci, da urti, da scoppio. Gli organi più fragili a tale riguardo sono il cuore, i grossi vasi, il fegato, la milza, i reni, le anse intestinali e la vescica. In un’altra accezione il termine indica una manovra chirurgica piuttosto grossolana, meglio detta dilacerazione, o digitoclasia, che consiste nella separazione manuale di una formazione anatomica dai tessuti che la circondano o la rivestono.
Ferita dovuta ad una contusione, generalmente dai bordi sono irregolari a causa della trazione della pelle nella zona colpita.
Termine anatomico che indica una frangia, un lembo, che può caratterizzare formazioni di natura fibrosa (aponeurosi, tendini).
Prodotto di secrezione delle ghiandole lacrimali, che ha lo scopo di detergere ed mantenere umide la congiuntiva e e la cornea. Le lacrime sono al 98% acqua in cui sono disciolte proporzioni variabili di bicarbonati, cloruri, potassio, sodio, proteine e glucosio. Inoltre, in tracce, acido citrico, acido ascorbico e lisozima, un enzima di difesa contro le aggressioni batteriche e virali, che si ritrova anche nella saliva. Il velo di lacrime che ricopre le congiuntive e la cornea ha le caratteristiche di un film sottilissimo. Le sue funzioni sono molteplici, principalmente di difesa da agenti esterni, lubrificante dei movimenti palpebrali e ottica. Inoltre, le lacrime hanno un fondamentale effetto nutritivo sull’epitelio. Il film lacrimale è composto da tre strati: strato mucoso, o profondo velo acquoso, o intermedio strato lipidico, o superficiale. La secrezione delle lacrime avviene con un meccanismo nervoso riflesso, tramite fibre simpatiche, provenienti dal ganglio cervicale superiore, e fibre parasimpatiche, decorrenti con il nervo facciale. Le lacrime si raccolgono nella congiuntiva per poi defluire nei canali lacrimali e nel sacco lacrimale. Dal sacco lacrimale il secreto passa infine nelle fosse nasali, scendendo per gravità lungo il condotto naso-lacrimale. Oltre che durante il pianto una forte produzione di lacrime può essere dovuta alla chiusura del dotto naso-lacrimale conseguente a processi infiammatori della mucosa nasale, nelle infezioni del sacco lacrimale e ancora, nei neonati, per insufficienza del sistema di drenaggio canalicolare.
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