Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Esame per la diagnosi della sifilide basato sull'immobilizzazione dei treponemi in vitro da parte del siero del paziente.
Gruppo di vermi dal corpo non segmentato, cilindrico e spesso con estremità assottigliate, dotato di simmetria bilaterale. Delle circa 12.000 specie conosciute, almeno 5000 sono parassite di piante o animali e alcune di queste parassitano, per esempio, l'intestino umano. all'interno dell'organismo ospite la larva di nematode reagisce a stimoli specifici dell'ambiente, rompendo la cuticola che la protegge e proseguendo lo sviluppo. I nematodi intestinali resistono alla digestione da parte dei succhi gastrici dell'ospite grazie alla cuticola e poi, una volta sviluppatisi, mediante l'emissione di sostanze proteiche che inibiscono gli enzimi digestivi (pepsina e tripsina). I principali nematodi intestinali dell'uomo sono: Ascaris lumbricoides, Necator americanus e Ancylostoma duodenale, Strongyloides stercoralis, Trichuris trichiuria, Enterobius vermicularis, responsabili - rispettivamente - di ascariasi (detta anche ascaridiosi), anchilostomiasi, strongiloidosi, trichiuriasi ed ossiuriasi. Altri vermi appartenenti al gruppo dei nematodi sono in grado di infestare i più diversi organi e apparati del corpo, ciascuno determinando una sintomatologia particolare. Mebendazolo, albendazolo e pyrantel pamoato sono alcuni degli antielmintici più efficaci nel trattamento specifico di queste malattie.
Sinonimo di nevo.
Sinonimo di neoplasia.
Antibiotico ad ampio spettro simile a quello della streptomicina. Viene utilizzato nelle infezioni batteriche intestinali. Per via topica si usa in caso di ferite o ustioni. Per via iniettabile, come antitubercolare e nelle infezioni delle vie urinarie sostenute da germi gram-negativi. Il farmaco ha un elevata oto- e nefro-tossicità per ciò è sconsigliata la sua somministrazione sistemica.
Si manifesta in neonati Rh positivi, la cui madre, Rh negativa, per incompatibilità materno-fetale produca anticorpi anti-Rh, che sono in grado di attraversare la placenta, determinando una emolisi massiva con anemia e iperbilirubinemia. Questo fenomeno si verifica, solitamente, in occasione della seconda gravidanza (o di quelle successive) qualora la madre sia stata sensibilizzata nel corso della gravidanza precedente da un feto Rh positivo.
Ne possono conseguire diverse situazioni: morte del feto; anemia prima della nascita con idrope feto-placentare e scompenso cardiaco; anemia dopo la nascita con ittero da iperbilirubinemia, fegato e milza ingrossati (perché assumono la funzione emopoietica), presenza in circolo di eritroblasti. L'iperbilirubinemia è particolarmente grave nelle prime 48 ore di vita: dapprima l'eccesso viene smaltito dalla placenta; ma quando la concentrazione di bilirubina nel sangue raggiunge il valore di 20 mg per 100 ml risulta tossica per il cervello. L'ittero si accompagna a torpore, rigidità, dispnea, cianosi, edemi, ipoglicemia, acidosi. Quando non sopravviene la morte, a distanza di uno o due mesi compaiono i segni del danno cerebrale causato dalla fissazione della bilirubina nei nuclei della base (zona del cervello localizzata tra diencefalo e telencefalo, comprendente nuclei del sistema extrapiramidale motorio): il cosiddettokernicterus, o ittero nucleare. Il neonato può essere curato conexsanguinotrasfusione con sangue Rh negativo, fototerapia. Oggi è possibile la profilassi: in occasione del parto del primo figlio Rh positivo, si somministrano alla madre Rh negativa anticorpi (immunoglobuline G) anti-Rh entro 72 ore dal parto per neutralizzare gli antigeni Rh positivi del figlio, che altrimenti ne stimolerebbero la risposta immunitaria. La diagnosi prenatale si attua mediante l'amniocentesi e la determinazione del tasso di bilirubina nel liquido amniotico: se il valore è alto si possono effettuare trasfusioni intrauterine al feto. Dopo la drastica riduzione della malattia da fattore Rh negativo, il tipo più frequente di malattìa emolìtica del neonato è quello che insorge in neonati di gruppo sanguigno A o B, figli di madre di gruppo 0.
Non si può prevenirla e può insorgere anche in un primogenito.
Il quadro clinico è in genere modesto.
Il bambino dalla nascita fino alla fine della quarta settimana di vita.
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