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Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di riccardo (del 19/11/2013 @ 14:08:20, in Lettera O, visto n. 973 volte)
Terapia consistente nella somministrazione di ossigeno, generalmente miscelato con aria, in circostanze patologiche che impediscono la normale ossigenazione del sangue e dei tessuti. Scopo dell'ossigenoterapìa è di aumentare la concentrazione dell'ossigeno, e quindi la sua tensione parziale negli alveoli polmonari, in modo da favorirne il passaggio dallo spazio alveolare al sangue. Le indicazioni principali sono gli stati di ipossia (cioè di riduzione della pressione parziale di ossigeno nel sangue arterioso) dovuti a insufficienza respiratoria acuta o cronica per alterazioni dell'epitelio alveolare o della membrana alveolo-capillare (per esempio, polmoniti, esposizione ad agenti chimici asfissianti, BPCO, fibrosi polmonare), alterazioni della disponibilità dell'emoglobina per il trasporto dell'ossigeno (per esempio, avvelenamento da ossido di carbonio o da anilina), o, infine, a insufficienza circolatoria acuta, shock, scompenso cardiaco. La somministrazione terapeutica dell'ossigeno viene effettuata con modalità diverse. Comunemente si utilizzano cateteri nasali, inseriti attraverso le narici nel cavo nasofaringeo, e sostenuti da montature simili a quelle degli occhiali, da appoggiarsi alle orecchie, oppure maschere facciali corredate di un sistema di valvole che permettono l'allontanamento dell'anidride carbonica espirata e l'eventuale diluizione dell'ossigeno, o infine "tende a ossigeno", cioè apparecchiature portatili fatte con materiale trasparente e leggero, che isolano il paziente dall'aria circostante. Per la somministrazione di ossigeno ai neonati e ai prematuri si ricorre alle incubatrici, all'interno delle quali, oltre a mantenere una costante temperatura e una giusta umidità, è possibile arricchire d'ossigeno l'aria per soddisfare il fabbisogno del piccolo paziente. Altre apparecchiature che consentono l'erogazione dell'ossigeno sono gli apparecchi da anestesia (per la respirazione artificiale) e i cosiddetti resuscitatori usati per soccorrere i pazienti in situazioni d'emergenza. Precauzioni Č necessario ricordare che l'ossigeno, come tutti gli altri farmaci, è potenzialmente tossico e possiede effetti secondari indesiderati. In particolare è necessario che durante l'ossigenoterapìa siano sempre strettamente controllati alcuni parametri, come la pressione di erogazione, la concentrazione nella miscela inspirata (non oltre il 60%), la temperatura, l'umidificazione, la durata della somministrazione. L'iperossia conseguente alla somministrazione terapeutica di ossigeno può causare effetti negativi sul sistema nervoso centrale (sonnolenza, stupore, ipereccitabilità), sulla respirazione (depressione respiratoria fino all'apnea, irritazione delle vie respiratorie), sul circolo (bradicardia e ipotensione), sull'organo della vista (in particolare nel neonato immaturo si possono avere casi di fibroplasia retrolenticolare), sui sistemi enzimatici (blocco degli stessi per inibizione degli enzimi respiratori con accumulo di prodotti tossici). Indipendentemente dalla tecnica di somministrazione e dal tipo di ossigeno utilizzato (al domicilio si usa l'ossigeno gassoso per i trattamenti di breve durata e l'ossigeno liquido nei casi richiedenti un'ossigenoterapia a lungo termine) il gas inspirato va umidificato facendolo passare attraverso un sifone d'acqua.
 
Di riccardo (del 19/11/2013 @ 14:10:57, in Lettera O, visto n. 999 volte)
Somministrazione terapeutica di ossigeno a pressione superiore a quella atmosferica. Scopo è di aumentare la pressione parziale dell'ossigeno (aumentando la pressione assoluta del gas inalato) per facilitarne il passaggio nel sangue e nei globuli rossi. A un regime pressorio di 3 atmosfere, la quantità di ossigeno presente in forma disciolta nel plasma (non legato quindi all'emoglobina) corrisponde a circa 20 volte quella che si ha in condizioni di pressione normale. La pratica dell'ossigenoterapìa iperbàrica richiede apparecchiature sofisticate e costose, disponibili solo presso appositi centri: si tratta di speciali camere a tenuta stagna, all'interno delle quali la pressione viene aumentata per mezzo di compressori fino a raggiungere i valori desiderati (analogamente a quanto avviene nelle camere per la decompressione). Attualmente le principali indicazioni per l'ossigenoterapìa iperbàrica sono costituite dall'intossicazione da monossido di carbonio, dalle necrosi ossee e dall'osteomielite, dalla gangrena gassosa (da Clostridium perfringens), dalle lesioni nervose e midollari (traumi, polinevriti ecc.).
 
Di riccardo (del 19/11/2013 @ 14:27:47, in Lettera O, visto n. 1018 volte)
Elemento chimico, costituente fondamentale della materia vivente. Oltre a entrare nella composizione dell'acqua, esso è presente nella struttura dei carboidrati, delle proteine, dei lipidi e della maggior parte dei composti chimici di cui sono formati le cellule e i tessuti. Il suo apporto continuo e regolare assicurato dalla respirazione, che consente di introdurre all'interno degli alveoli polmonari l'ossìgeno contenuto nell'aria ambiente (nella percentuale del 20,9%), è essenziale per la vita. Attraverso il processo di ossigenazione a livello polmonare l'ossìgeno si lega all'emoglobina dei globuli rossi e in parte si scioglie nel plasma. In questo modo l'ossìgeno viene trasportato ai tessuti periferici, dove avviene la vera e propria utilizzazione, a livello della cosiddetta "respirazione cellulare". Grazie agli enzimi della catena respiratoria, l'ossìgeno consente l'ossidazione di substrati (carboidrati e lipidi) e la produzione dell'energia indispensabile al mantenimento dei processi vitali (metabolismo aerobio). In carenza di ossìgeno (che si verifica negli stati di grave insufficienza respiratoria o cardiocircolatoria) le cellule vanno rapidamente incontro ad alterazioni profonde e irreversibili, fino alla morte (necrosi). Le cellule del sistema nervoso centrale sono estremamente sensibili all'anossia (mancanza di ossìgeno) e lesioni irreversibili possono instaurarsi nel breve volgere di 3-5 minuti. Altre cellule sono più resistenti e possono sopportare situazioni di anossia assai più a lungo, sfruttando le vie del metabolismo anaerobio.
 
Di riccardo (del 19/11/2013 @ 14:07:02, in Lettera O, visto n. 919 volte)
Processo fisiologico che consiste nella diffusione dell'ossigeno dall'aria negli alveoli dei polmoni al sangue dei capillari polmonari, dove esso si lega all'emoglobina contenuta all'interno dei globuli rossi. Questo processo, così come quello inverso subito dall'anidride carbonica (CO2), che dal sangue dei capillari polmonari si diffonde nell'aria alveolare, è possibile in virtù della differenza di pressione parziale dell'aria alveolare e quella dei gas presenti nel sangue. Nell'aria alveolare infatti l'ossigeno ha una pressione di 100 mmHg, l'anidride carbonica di 40; nel sangue venoso l'ossigeno ha pressione di 40 e l'anidride carbonica di 46: cosicché ogni gas passa dal luogo in cui ha pressione maggiore verso quello dove ha pressione minore. In questo modo nel sangue in uscita dai capillari polmonari l'ossigeno avrà una pressione parziale di 100 mmHg, l'anidride carbonica di 40. Ogni alterazione degli scambi gassosi a livello polmonare può essere causa di insufficienza respiratoria, caratterizzata da una riduzione della pressione parziale dell'ossigeno nel sangue arterioso. Un altro tipo di ossigenazione è invece quello che consiste nell'ossidazione di una sostanza per fissazione dell'ossigeno.
 
Di riccardo (del 19/11/2013 @ 14:01:16, in Lettera O, visto n. 979 volte)
Processo di formazione del tessuto osseo che consiste essenzialmente nella differenziazione degli osteoblasti. Nel corso di tale processo si creano dei centri di ossificazione: zone di connettivo o di tessuto pericondrale fetale, in cui si formano i primi elementi di tessuto osseo; sono numerosi e si sviluppano in varie epoche della vita fetale, secondo le ossa cui si riferiscono. Quello osseo è l'ultimo tessuto, in ordine tempo, a iniziare a essere prodotto durante la gestazione (terzo mese)e il processo di ossificazione continua per circa i primi 25 anni di vita dell'individuo quando tutte le ossa si sono formate. La crescita dell'osso risulta essere sotto il controllo dell'ormone della crescita nel periodo precede la pubertà, per poi passare sotto il controllo degli ormoni sessuali nel periodo successivo.
 
Di riccardo (del 19/11/2013 @ 13:59:46, in Lettera O, visto n. 886 volte)
Prodotto di associazione dell'emoglobina con l'ossigeno: costituisce la forma nella quale l'ossigeno viene trasportato dal sangue nei vari tessuti. Si forma a livello dei capillari polmonari durante la respirazione e si scinde a livello dei tessuti, ai quali cede ossigeno, costituendo quindi il veicolo della distribuzione del-l'ossigeno nel corpo.
 
Di riccardo (del 19/11/2013 @ 13:57:52, in Lettera O, visto n. 1001 volte)
enzima in grado di promuovere reazioni chimiche ossidative. Le ossidasi sono assai diffuse nelle piante e ad esse si debbono molti degli imbrunimenti che si verificano così di frequente, quando tessuti vegetali tagliuzzati siano esposti all'aria. L'azione delle ossidasi si può verificare facilmente se un estratto acquoso di tessuti vegetali viene addizionato con qualche goccia di tintura fresca di resina di guaiaco; si osserva allora di frequente una colorazione azzurra, derivante dall'ossidazione della resina di guaiaco; reazioni analoghe possono essere date da alcune ossidasi sopra lo ioduro di potassio, così che si mette in libertà iodio, o sulla benzidina che diventa azzurra o sul pirogallo che dà un corpo rosso cristallino, la purpurogallina. Tali reazioni sono spesso assai sensibili e possono valere a svelare la presenza di ossidasi non solo in estratti vegetali, ma anche nei tessuti stessi nei quali tali fermenti si formano e si localizzano. Però tali reazioni non sono costanti in tutti i tessuti vegetali; se invece, disposta la reazione nei modi indicati, s'aggiunge anche acqua ossigenata, che è un attivissimo perossido, s'osserva che la reazione è di gran lunga più frequente. Si possono quindi distinguere due sorta di ossidasi: le une, che reagiscono ossidando già in presenza dell'ossigeno dell'aria, sono dette ossigenasi; altre invece, assai più frequenti, che esercitano la loro azione in presenza di perossidi (come l'acqua ossigenata, il perossido di titanio, l'essenza di trementina vecchia), sono dette perossidasi. Tra le più note ossigenasi sono da ricordare la laccasi del lattice del Rhus vernicifera, che dà l'annerimento al quale si deve il bel colore delle lacche giapponesi; la boletasi che ossida un fenolo, il boletolo, colorandolo in azzurro, ciò che è caratteristico del fungo velenoso Boletus satanas; la tirosinasi, assai più diffusa, che ossida la tirosina in bruno. L'importanza delle ossidasi è grandissima nei processi respiratorî delle piante.
 
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