Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Porzione della regione addominale anteriore, corrispondente alla cicatrice formatasi in seguito alla caduta del cordone ombelicale al momento della nascita: la sua forma e dimensione viene determinata dal successivo processo di cicatrizzazione dei tessuti.
Posto tra i due muscoli retti dell'addome, ad esso è ancorato il fegato mediante il legamento rotondo, vestigia della vena ombelicale che, dalla placenta, porta al feto sangue con ossigeno e nutrienti.
L'ombelico si forma tramite un processo abbastanza lento. Dopo il parto, il cordone ombelicale viene reciso, e al moncone ombelicale viene fatto un nodo e poi viene fasciato. Il moncone ombelicale per cadere deve essiccarsi, quindi è buona norma non inumidirlo in continuazione, ma cambiare solo la garza sterile che lo racchiude. Il moncone dal colore grigio, diventerà verde poiché sta essiccandosi. Quando il moncone sarà totalmente secco, si stacca dall'addome del neonato.
L'ombelico è prima di tutto rilevabile in due aspetti:
Incavato
Pronunciato
Nel primo caso l'ombelico appare come una depressione, e visto da lontano dà l'impressione di un foro. È l'ombelico più comune sia nelle donne che negli uomini.
Nel secondo caso, piuttosto raro, un pezzo del cordone ombelicale tende a fuoriuscire dalla sua cavità. Questo ombelico si può incontrare facilmente nei bambini nei primi anni di vita, per poi rientrare automaticamente con il corso degli anni. Nelle donne in gravidanza tuttavia, a partire dal sesto mese l'ombelico[1] tende all'eversione dalla sua cavità a causa della pressione del feto sul ventre, per poi rientrare normalmente dopo il parto.
Posizione estroflessa della cicatrice ombelicale, causata da un aumento della pressione endoaddominale (presenza di ascite) o dal rilasciamento della muscolatura della parete (ernia ombelicale).
Anticorpo monoclonale sintetico che impedisce alle IgE di legarsi ai mastociti eprevenire on tal modo le reazioni allergiche. E' indicato per i casi di asma severo-moderato. Tra gli effetti collaterali si segnalano infezioni, sinusite e cefalea.
Si dice di ghiandola le cui cellule si trasformano interamente in prodotto di secrezione (per esempio le ghiandole sebacee).
(Olea europaea, famiglia Oleacee), pianta notissima per i suoi frutti e per l'olio che se ne ricava. In terapia si usano anche le foglie che contengono oleuropeoside, acido oleanolico, saponine, tannini, cinconina e cinconidina. È indicato infatti come ipotensivo, ipolipidemizzante, antiaterosclerotico, diuretico, coronarodilatatore, ipoglicemizzante, spasmolitico e antiaritmico. Si preparano l'infuso o il decotto delle foglie, da sole o associate ad altre piante sinergiche, nei casi di ipertensione, aterosclerosi, ipercolesterolemia, iperglicemia. Si usa anche il macerato glicerinato di gemme fresche.
L'olivo è un albero sempreverde (Olea europeae sativa) originario della penisola anatolica e coltivato in tutta l'area a clima mediterraneo. La fioritura avviene fra aprile e maggio con i caratteristici piccoli fiori bianchi (mignole). Il frutto è una drupa commestibile, l'oliva, dapprima di colore verde e poi di colore nero violaceo. La produzione delle olive inizia dal quinto anno e continua fino ai trent'anni. L'importanza prevalente delle olive è certamente legata alla produzione dell'olio di oliva, impiegato dall'uomo fin dall'antichità a scopo alimentare.
Le olive vengono anche consumate come alimento a sé, conservate sott'olio o in salamoia. Le varietà più diffuse e apprezzate dai consumatori sono le olive taggiasche (Liguria), le olive di Cerignola (Puglia) e le olive coratine (Puglia). Da un punto di vista alimentare bisogna distinguere le olive verdi (ipocaloriche e interessanti come fonte vegetale di grassi) da quelle nere (molto caloriche e da usarsi preferibilmente solo in cucina, con moderazione). A seconda della varietà e del modo di conservazione, il contenuto calorico delle olive in commercio è quindi molto variabile: si va dalle 110 kcal alle 330 kcal/100 g. Non resta che leggere l'etichetta nutrizionale del prodotto e scegliere quelle meno caloriche.
Olive taggiasche - Le olive taggiasche possono essere consumate intere (conservate in salamoia); sono di piccole dimensioni ma molto saporite e sono un prodotto la cui lavorazione è effettuata utilizzando tecniche tradizionali molto antiche. Con queste olive viene anche prodotta una salsa molto appetitosa, il paté d'olive.
Olive di Cerignola - Le olive di Cerignola (anche Belle di Cerignola) sono diffuse soprattutto nella zona meridionale della provincia di Foggia. La coltivazione di queste olive dovrebbe essere stata introdotta attorno al 1400 dalla Spagna. Possono essere sia verdi sia nere e hanno una polpa molto consistente; il peso del singolo frutto varia dagli 11 ai 18 grammi.
Olive coratine - Queste olive prendono il loro nome dal comune di Corato (Bari), ma la loro origine, molto antica, è sconosciuta. Sono coltivate nelle province di Bari e Foggia ma anche in altre zone fuori della Puglia. Queste olive sono particolarmente ricche di sostanze antiossidanti (i polifenoli). Sono allungate, leggermente asimmetriche e arrivano a pesare attorno ai 4 grammi.
INFO AL. - CIBO DINAMICO
Olive nere tostate Carboidrati: 1,9; proteine: 2,1; grassi: 33,4; acqua: 60; calorie: 317.
Olive verdi Carboidrati: 0,4; proteine: 1,1; grassi: 15,4; acqua: 76,8; calorie: 145.
Parte edibile (se col nocciolo): 84; calorie al lordo: 122.
Alimento grasso di origine vegetale, liquido a temperatura ambiente, ottenuto dalla spremitura di semi o frutti e impiegato come condimento (a crudo) o per cuocere altri alimenti. Gli oli di semi per uso alimentare più diffusi sono: olio di arachidi, che contiene il 50% di acido linoleico, il che lo rende adatto alla cottura e alla frittura, senza andare incontro a fastidiose alterazioni di gusto; olio di girasole, di mais, di soia, di sesamo e di vinaccioli, tutti composti in alta percentuale da acidi grassi polinsaturi, ragione per cui sopportano moderatamente il calore e non sono adatti alle fritture, pur essendo ottimi a crudo; olio di semi vari, una miscela di oli di diversa origine, in cui non è possibile conoscere il bilanciamento tra grassi saturi e insaturi né alcun altro dato; gli oli dietetici, che sono comuni oli di semi, talvolta miscelati, ai quali sono state aggiunte vitamine liposolubili (per legge, gli oli dietetici devono contenere almeno il 46% di acido linoleico ed essere addizionati di vitamine E, A e B6), le quali tuttavia vengono distrutte dalla cottura, mentre gli acidi grassi insaturi perdono in stabilità alla cottura, all'ossigeno e alla luce. L'olio di oliva è l'olio più diffuso nelle regioni mediterranee, e si divide in base alla sua acidità in extravergine, sopraffino vergine, fino vergine, vergine e rettificato: di tutti questi oli il migliore è senza dubbio quello extravergine, sia per gusto e sapore, sia per il contenuto in vitamina E. Inoltre l'olio di oliva è l'unico degli oli a provenire da una lavorazione puramente meccanica, senza l'intervento di alcun mezzo di raffinazione. L'olio di oliva è ricco di acidi grassi monoinsaturi (per esempio, acido oleico), mentre il contenuto di acido linoleico (essenziale per il corpo umano) è dell'11% circa. La cottura tuttavia provoca la scomparsa totale delle vitamine naturali.
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