Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Tecnica diagnostica per la misurazione dei valori pressori minimi e massimi dell'arteria centrale della retina; si usa anche per la misurazione della pressione dell'arteria oftalmica. Trova indicazione nei sospetti di patologia a carico del circolo cerebrale.
Esame diagnostico per la registrazione dei valori pressori dell'arteria oftalmica.
Affezioni oculari, in particolare l'oftalmìa dei neonati, l'oftalmìa traumatica, l'oftalmìa simpatica. Quest'ultima, molto grave, interessa l'uvea di un occhio e consegue a lesioni traumatiche dell'altro occhio, anche dopo 6-7 settimane; la prognosi è sempre riservata, perché spesso il processo evolve fino a portare a completa cecità, se non si provvede tempestivamente all'enucleazione dell'occhio simpatizzante, cioè dell'occhio traumatizzato che ha causato l'oftalmìa all'altro occhio, detto simpatizzato. Se l'enucleazione è tardiva, viene perso anche l'occhio simpatizzato. Con il termine oftalmìa vengono anche definite forme di congiuntivite e cheratocongiuntivite.
Ramo sensitivo del nervo trigemino, dal quale prende origine a livello del ganglio di Gasser per poi penetrare nell'orbita oculare attraverso la fessura sfenoidale, suddividendosi in tre rami terminali.
Ramo collaterale della carotide interna che provvede all'irrorazione del globo oculare.
(o oftalmite), denominazione comune di alcune affezioni oculari, in particolare l'oftalmìa dei neonati, l'oftalmìa traumatica, l'oftalmìa simpatica. Quest'ultima, molto grave, interessa l'uvea di un occhio e consegue a lesioni traumatiche dell'altro occhio, anche dopo 6-7 settimane; la prognosi è sempre riservata, perché spesso il processo evolve fino a portare a completa cecità, se non si provvede tempestivamente all'enucleazione dell'occhio simpatizzante, cioè dell'occhio traumatizzato che ha causato l'oftalmìa all'altro occhio, detto simpatizzato. Se l'enucleazione è tardiva, viene perso anche l'occhio simpatizzato. Con il termine oftalmìa vengono anche definite forme di congiuntivite e cheratocongiuntivite.
Piante dotate di proprietà terapeutiche. Dalla corteccia, dalle radici, dai bulbi, dalle foglie, dai semi, dai fiori (a seconda dei casi e dei tipi) di queste piante vengono estratti i principi attivi che sono la base dei medicamenti fitoterapici, usati nella cura di malattie croniche di vario genere: dalla costipazione, all'insonnia, al sovrappeso, ai disturbi digestivi, circolatori ecc. Le piante officinali possono essere impiegate per preparazioni domestiche (infusi, decotti, succhi ecc.), per preparazioni di laboratorio sotto forma di pillole, estratti, oli essenziali ecc. Poiché la maggior parte dei rimedi fitoterapici può considerarsi tossica, o per il tipo di pianta da cui deriva o per i dosaggi necessari a scopo terapeutico, l'assunzione di preparati a base di piante officinali deve essere fatta dietro consiglio e sotto la guida di un medico.
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