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 Informazione medica libera per una salute senza condizionamenti... di Admin
Vogliamo creare uno strumento aperto a tutti che consenta a ognuno di noi, di qualunque estrazione sociale e grado d'istruzione, di qualunque tendenza politica e religiosa, di accedervi liberamente esprimendo le proprie considerazioni.

Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di medicinasalute (del 28/03/2012 @ 19:49:08, in Lettera O, visto n. 1062 volte)
si tratta di una protesi, sia di vetro sia di altro materiale, che viene generalmente inserita nell’orbita oculare quando l’occhio, compromesso, è stato rimosso.
 
Di riccardo (del 05/11/2013 @ 15:42:03, in Lettera O, visto n. 964 volte)
Callo cutaneo, in genere localizzato su una delle dita dei piedi, caratterizzato da una piccola depressione a cratere sulla sua sommità, talvolta sede di infezione.
 
Di medicinasalute (del 04/04/2012 @ 19:25:12, in Lettera O, visto n. 1167 volte)
o anche detto occhio artificiale.
 
Di medicinasalute (del 28/03/2012 @ 19:50:03, in Lettera O, visto n. 1093 volte)
o anche detto occhio artificiale.
 
Di riccardo (del 18/12/2013 @ 11:28:20, in Lettera O, visto n. 1349 volte)
Nanotecnologie e chirurgia oculare all’avanguardia. Il mondo delle nanotecnologie è vastissimo e comprende le microtecnologie allo stato solido, le biotecnologie, le tecnologie fisico-chimiche. In campo squisitamente medico-scientifico la sperimentazione di nuove molecole per far fronte a nuove patologie o a forme morbose ancora insolute ne è l’esempio più evidente. «Gli approcci chirurgici con l’impianto di microchips retinici», spiega il prof. Duilio Siravo – Presidente di Low Vision Academy, dell’Accademia Italiana di Oftalmologia Legale e della Commissione Responsabilità Civile e Penale Medici Oculisti Italiani – «prevedono diversi metodi d’impiego di protesi visive, a dipendenza del punto di stimolazione scelto per attivare le cellule ancora funzionanti del sistema visivo. Nel modello di sperimentazione italiana Argus 2, dell’americana Second sight medical products, una minitelecamera montata su occhiali speciali capta le immagini e le trasmette wireless al microchip, inserito sulla zona centrale della retina; il chip le trasforma in impulsi elettrici inviati lungo il nervo ottico alla corteccia occipitale cerebrale, sede della visione». I ricercatori dell’Università di Washington, grazie ad un finanziamento della National Science Foundation, hanno messo a punto una lente a contatto bionica, composta da componenti elettronici miniaturizzati a livello di nanometri. «Ho fatto i primi esperimenti su cavie da laboratorio», racconta il prof. Siravo, «e abbiamo già contezza che la lente sarà presto in grado di mostrare all’occhio diversi pixel capaci di fornire informazioni visive all’utilizzatore. Il dispositivo è stato provato su dei conigli con un tempo massimo di utilizzo della lente pari a 20 minuti, i primi risultati sembrano non manifestare particolari effetti collaterali». Qual è stato il percorso intrapreso per mettere a punto il nuovo sistema di nanotecnologia oculare che va a superare le precedenti applicazioni? «Si è allenato un coniglio ad arrivare ad alimentarsi tramite un circuito con pareti dotate di sensori che se toccati fanno scendere paratie che impediscono la progressione verso il cibo. Al coniglio così preparato si occlude un occhio – LAC nera di tipo occlusivo con tarsorrafia – e all’altro si ingenera una cataratta completa matura per puntura lenticolare. Nell’occhio catarattoso si applica la LAC bionica e bypassando il bulbo con un ricevitore wireless impiantato sulle vie ottiche e/o cerebrali, dimostra che il coniglio può arrivare al target. Un’ulteriore idea è quella di passare dal wireless dislocato intracranicamente nei conigli con ago similstereotassico ad un patch-wireless including (tipo ecg), da dislocare ab estrinseco, dopo tricotomia distrettuale dei capelli, con microelettrodi epitecali autoassemblantesi attraverso un rotore elettromagnetico che cerchi le aree corticali, le associative e par associative». Un nuovo progetto di ricerca di cui fa parte il prof. Siravo studia l’impiego della nanotecnologia per la cura del melanoma della coroide con terapia genica endovenosa. «Si tratta di progettare nanoparticelle in grado di rilevare e di localizzare i tumori: una volta localizzato il tumore, questi nanorobot potranno inoltre attaccarlo e neutralizzarlo. Il progetto NANOTHER, sostenuto dall’UE, portato avanti da un gruppo di ricercatori del California Institute of Technology, in collaborazione con la californiana Calando Pharmaceuticals studia un sistema di nanoparticelle in grado di veicolare piccole molecole di RNA capaci di spegnere geni coinvolti nell’insorgenza del cancro». (http://drsiravoduilio.beepworld.it) NANOTECNOLOGIE, I TRAGUARDI DELLA RICERCA: Le tecniche d’avanguardia nel campo delle nanotecnologie puntano a progettare nanoparticelle in grado di rilevare e di localizzare i tumori, e quindi di "silenziare", ovvero di fatto bloccare, le metastasi del tumore.
 
Di medicinasalute (del 04/04/2012 @ 21:19:34, in Lettera O, visto n. 1124 volte)
Fa riferimento all’occhio che ha la peculiarità di un’eccessiva lacrimazione
 
Di dr.psico (del 08/09/2007 @ 11:44:36, in Lettera O, visto n. 1679 volte)
Le sindromi dell'occhio secco sono disturbi causati dalla diminuzione quantitativa e qualitativa delle lacrime (ipolacrimia). Di conseguenza il tessuto superficiale dell'occhio perde la protezione garantita abitualmente dal film lacrimale. Le lacrime infatti, oltre a lubrificare la superficie oculare (proteggendola dal continuo sfregamento con la parte interna della palpebra) e a detergere i corpi estranei che possono raggiungerla, contengono anche anticorpi e lisozima, sostanze con un elevato potere battericida; una carenza di queste protezioni lascia perciò l'occhio molto più indifeso rispetto ad aggressioni normalmente innocue da parte di germi e altri elementi patogeni. Si distinguono due tipi di sindrome dell'occhio secco: quelle primarie (si tratta della manifestazione a livello oculare di una patologia autoimmune che colpisce tutto l'organismo, come il lupus eritematoso sistemico) e quelle secondarie (causate da diverse patologie, come blefariti e congiuntiviti, o abitudini, come l'uso delle lenti a contatto, l'assunzione di farmaci, l'uso di colliri). I sintomi tipici della patologia sono un'irritazione e un bruciore costanti agli occhi, la sensazione di presenza di sabbia e corpi estranei, fotofobia, dolori e annebbiamento visivo. A lungo andare si possono sviluppare ulcerazioni che compromettono la funzionalità visiva. In ogni caso è necessario mantenere l'occhio umido ricorrendo alle lacrime artificiali, scegliendo però le confezioni monodose che sono prive di conservanti chimici i quali, a lungo andare, possono rivelarsi controproducenti.
 
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