Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
La pillola del giorno dopo è un farmaco per la contraccezione d'emergenza. La pillola del giorno dopo dove appunto essere somministrata entro 72 ore (3 giorni) dal rapporto sessuale, agisce semplicemente bloccando l'ovulazione ma senza avere effetti sull'impianto di un eventuale embrione, per cui non è in alcun modo in grado di indurre un aborto. In alcuni casi è causa di modesti effetti collaterali come nausea, vomito, perdite ematiche, astenia, cefalea, ecc.
Di Admin (del 28/12/2011 @ 13:34:53, in Lettera P, visto n. 1160 volte)
Definita anche "contraccettivo di emergenza", la pillola del giorno dopo esplica un'azione "antinidatoria" ovvero impedisce l'impianto dell'ovulo fecondato cioè dell'embrione a livello della parete uterina. Si tratta di un preparato ormonale, ora maggiormente utilizzato è il progestinico Levonorgestrel, che assunto a 72 ore dal rapporto sessuale a rischio, impedisce che l'ovulo fecondato e, quindi, un embrione umano, il quale si trova allo stadio di blastocisti e quindi al 5°-6° giorno dalla fecondazione, si impianti nell'utero materno a causa di un'alterazione della parete uterina, dopodichè, non avendo potuto annidarsi nell'utero materno, l'embrione viene espulso. Ovulo fecondato, embrione e feto sono stadi diversi dello sviluppo di un individuo, la cui vita ha origine già dopo la fecondazione.
La pillola del giorno dopo, in quanto contraccettivo, non va confusa con il Mifepristone, il farmaco per l'interruzione volontaria della gravidanza, noto come RU-486, dal quale si differenzia per principi attivi, tempi di assunzione e meccanismi di azione.
Stato infiammatorio del parenchima, dei calici e della pelvi renale causato da un'infezione. Spesso la malattia è causata da una cistite, a sua volta provocata dall'aggressione di batteri appartenenti alla flora fecale del paziente, nella maggior parte dei casi Escherichia Coli e Proteus.
I microrganismi sono tuttavia favoriti da particolari fattori anatomici e funzionali che ostacolino l'azione sterilizzante della peristalsi svolta dalle vie urinarie. Il fattore di rischio più importante è quindi l'incontinenza dello sfintere ureterale con riflusso delle urine verso il rene.
La patologia ha un esordio molto rapido e i sintomi si presentano nel giro di poche ore o al massimo dopo un giorno. La pielonefrite causa un malessere generale, vomito, nausea, minzione dolorosa e dolore addominale che parte dal fianco verso la parte posteriore. A volte compare anche la febbre, e con essa brividi, anoressia, debolezza.
La terapia è ovviamente antibiotica, basata in particolare sull'assunzione di chinoloni.
Che cosa sono i pidocchi del cuoio capelluto?
I pidocchi del capillizio (pediculus capitis) sono dei piccoli insetti parassiti che si sono adattati a vivere principalmente sui capelli dell’uomo.
Si nutrono di sangue una o più volte al giorno e non possono sopravvivere più di 1-3 giorni al di fuori dell’ospite.
Non sono in grado di volare o saltare e pertanto non si allontanano dal loro habitat naturale.
Come faccio a sapere se mio figlio ha i pidocchi?
Difficilmente si trovano i pidocchi. La diagnosi si basa sulla scoperta delle lendini, che sono le uova deposte dalla femmina. Si debbono ricercare soprattutto nelle regioni retroauricolare e occipitale.
Un metodo pratico, specie nel caso di capelli lunghi, è il seguente:
1. Applicare un balsamo per capelli su capello asciutto in modo da coprire ogni capello dalla radice fino alla punta.
2. Inizialmente usare un normale pettine per sbrogliare eventuali capelli ingarbugliati.
3. Subito dopo usare un pettine a denti fini, partendo dalla radice fino alla punta del capello.
4. Togliere il balsamo dal pettine usando una velina di carta, controllando se vi siano pidocchi e uova.
5. Ripetere la pettinata per ogni parte della testa almeno 5 volte.
6. Controllare se sul pettine vi siano pidocchi o lendini.
Come faccio a distinguere le lendini dalla forfora?
Se sospetto che su di un capello sia attaccata una lendine, lo faccio scorrere tra le dita: la forfora viene via, la lendine no perché è cementata al pelo da una resina prodotta dal pidocchio.
Da chi li ha presi mio figlio?
Per diretto contatto testa-testa con i capelli di persona infestata. Il contagio è prevalentemente interumano (ambito familiare o comunità affollate); la trasmissione della malattia tramite spazzole per capelli o pettini è meno frequente.
Come si manifestano?
Il prurito è il sintomo soggettivo che porta alla scoperta della pediculosi. Dapprima localizzato al cuoio capelluto, tende poi a diffondersi alla nuca ed alla parte alta del dorso. Non è indicativo dell’inizio dell’infestazione in quanto esso rappresenta un fenomeno reattivo di natura allergica al pidocchio e quindi non è presente nelle prime settimane di malattia.
Come faccio a sapere da quanto è presente la pediculosi?
Le lendini vengono deposte alla base dei capelli. Sapendo che il capello cresce 0.3-0.4 mm al giorno, misurando la distanza della lendine dalla cute del cuoio capelluto ottengo la risposta. Se per esempio una lendine si trova ad un cm di distanza, essa è stata deposta circa 25 giorni prima. Sapendo peraltro che la schiusa delle uova avviene in genere dopo 7-10 giorni dalla deposizione, viene di conseguenza che lendini che distano più di 1.2 cm dal cuoio capelluto possono ritenersi disabitate.
C’è pericolo di epidemia?
Benché la pediculosi del cuoio capelluto sia trasmissibile, il loro potenziale di indurre una epidemia è minimo e sicuramente inferiore a quello proprio di una forma virale quale un raffreddore o l’influenza.
Mio figlio ha i pidocchi. Io no. Devo fare qualche trattamento per prevenire l’infestazione?
No, benché chiunque viva con una persona affetta da pediculosi possa prendere i pidocchi. E’ importante il controllo dei capelli ogni 2-3 giorni e sottoporsi al trattamento solo se si scoprono parassiti o lendini.
Ho un gattino. Deve essere trattato per i pidocchi?
No. I pidocchi del cuoio capelluto non vivono sugli animali domestici.
Come debbo comportarmi in casa, visto che mio figlio ha i pidocchi?
I pidocchi non sopravvivono a lungo lontano dall’uomo. Per evitare reinfestazioni seguire queste regole:
1. Per eliminare pidocchi e uova, lavare in lavatrice tutti gli indumenti lavabili (ricordarsi i pigiami), le lenzuola e le federe che le persone infestate hanno toccato nei due giorni precedenti il trattamento. Usare il ciclo ad acqua calda (130°F), e stirare col ferro a vapore.
2. Usare il lavaggio a secco per ciò che non può essere lavato (cappotti, berretti, sciarpe, ecc.).
3. I vestiti, gli animali di peluche, ecc. che non possono essere lavati in lavatrice o a secco devono essere messi in un sacco di plastica, da riaprirsi dopo due settimane.
4. Pettini e spazzole devono essere lasciati in una soluzione di shampoo antiparassitario per un’ora oppure lavati con sapone e acqua calda (130°F).
5. Sui pavimenti, i mobili, in automobile passare l’aspiratore.
Come prevenire le reinfestazioni?
Poiché la trasmissione dei pidocchi avviene direttamente per contatto testa-testa e indirettamente (meno frequentemente) tramite vestiti contaminati od oggetti personali, sarà bene seguire tali consigli:
• evitare contatti testa-testa durante l’attività scolastica, attività sportiva, ecc.;
• non condividere con altri berretti, sciarpe, giacche, cappotti, divise sportive, nastri fermacapelli;
• non condividere pettini, spazzole o asciugamani infestati;
• non dormire in letti, divani, guanciali, tappeti o animali di peluche che sono stati recentemente in contatto con una persona infestata.
Come curare la pediculosi del capillizio?
Premessa scontata ma doverosa è che sia stata formulata correttamente la diagnosi. Bisogna ricordare inoltre che i prodotti contro i pidocchi sono insetticidi e pertanto vanno usati secondo precise modalità.
I pidocchi vivono sul capello e scendono sul cuoio capelluto per nutrirsi di sangue. Pertanto i prodotti pediculocidi devono essere applicati accuratamente sui capelli e sul cuoio capelluto. Poiché le uova sono particolarmente resistenti ad alcuni trattamenti, è spesso richiesta una seconda applicazione 8-10 giorni dopo la prima per eliminare gli eventuali parassiti usciti dopo la schiusa delle lendini. Quindi procedere come segue:
1. Innanzitutto coprire gli occhi del bambino con un asciugamano durante l’applicazione del trattamento.
2. Applicare il prodotto su tutte le zone del cuoio capelluto distribuendolo bene sui capelli dalla radice alla punta.
3. Per capelli lunghi applicare il prodotto alla base dei capelli e poi usare un pettine normale per distribuire la sostanza sino alla punta dei capelli. Ripetere l’operazione finchè non se ne è ottenuta una uniforme distribuzione.
4. Lasciare la preparazione sui capelli secondo le istruzioni (di solito 20 minuti).
5. Dopo questo tempo pettinare i capelli con un pettine a denti fitti, dalla base sino alla punta asciugando ogni volta il pettine.
6. Ripetere finchè tutta la testa è stata pettinata almeno due volte e poco prodotto si può osservare sui capelli.
7. Risciacquare.
Come eliminare materialmente le lendini?
Usare un pettine a denti fitti immerso in acqua calda e aceto (la sostanza cementa le uova al pelo cede solo con acidi o alcali a caldo).
Il piccione, ossia il colombo addomesticato, era uno dei volatili più utilizzati nella cucina tradizionale italiana. Già apprezzato nel Medioevo, a quel tempo ogni castello aveva le sue colombaie, che garantivano una scorta sempre disponibile di carne fresca. La carne del piccione era considerata una prelibatezza, tanto da essere utilizzata come merce di scambio nelle trattative commerciali. Le varietà di piccione domestico derivano dal loro cugino selvatico, il colombo, cha ha carni più scure e saporite.
Il piccione giovane, o piccioncino, raggiunge un peso attorno ai tre etti e ha una carne molto tenera, quasi bianca; il piccione adulto può arrivare a mezzo chilo a quattro settimane di età. I piccioni migliori sono dunque quelli giovani, riconoscibili soprattutto dalla flessibilità del becco. Inoltre bisogna evitare l’acquisto di volatili dagli occhi poco lucidi oppure infossati e con ali avvizzite; sono caratteristiche che indicano una permanenza prolungata in frigorifero.
La carne di piccione contiene molte proteine ed è povera di grassi; può essere cucinata arrosto, oppure bollito. L'abolizione del tiro al piccione, la difficoltà di allevamento rispetto ad altri piccoli volatili (quaglia), nonché preoccupazioni igieniche (i piccioni delle città , igienicamente parlando, non sono il massimo…) hanno praticamente ridotto a zero il consumo di questa carne. Oggi prevalgono le ricette a cottura rapida dei piccioni più giovani.
INFO AL. - Carboidrati: 0; proteine: 22,1; grassi: 5,5; acqua: 71,7; calorie: 138.
Parte edibile: 90; calorie al lordo: 124.
Le piattole sono parassiti un pò più piccoli dei pidocchi del capo e sono responsabili della ftiriasi, una forma di pediculosi del pube, che può essere trasmessa anche, ma non esclusivamente, durante i rapporti sessuali. La pediculosi del pube viene pertanto considerata una malattia venerea accessoria, in quanto non si trasmette solo mediante i contatti interumani, ma anche attraverso abiti o biancheria infestata dal parassita Phthirus pubis. Infatti le piattole possono infestare anche le fascie di età non sessualmente attive. Nei bambini ad esempio, si possono talora riscontrare a livello delle ciglia. Negli adulti invece le piattole si localizzano prevalentemente ai peli pubici e ascellari. Al momento della visita dermatologica si possono ricercare alcuni segni tipici della ftiriasi (es. ricerca del parassita, delle lendini, delle feci del parassita color ruggine, delle macule cerulee, etc), sia con un accurato esame obiettivo, che mediante entomoscopia. Una volta confermata la diagnosi, il dermatologo programmerà una terapia mirata individuale e collettiva in grado di eliminare il parassita e prevenire possibili recidive.
Distruzione periferica delle piastrine e da un numero aumentato o normale di megacariociti midollari.
E'legata alla attività di immunogobuline che si comportano come auto-anticorpi; si fissano specificamente alla membrana piastrinica riconoscendo antigeni di membrana costituiti dalla GPIb, dalla GPIIb o dalla GPIIIa. I macrofagi poi possedendo i recettori per il frammento Fc delle immunoglobuline catturano, fagocitano e digeriscono le piastrine circolanti ricoperte dagli autoanticorpi. Ciò porta alla piastrinopenia per una loro aumentata distruzione. La produzione piastrinica midollare può essere aumentata (anche di 6-8 volte), normale oppure ridotta. In quest'ultimo caso si ipotizza un'autoaggressione diretta contro i megacariociti.
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