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Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di riccardo (del 26/11/2013 @ 16:03:10, in Lettera P, visto n. 1098 volte)
Anse della giunzione dermo-epidermica che si incastrano nelle creste epidermiche.
 
Di riccardo (del 26/11/2013 @ 15:53:31, in Lettera P, visto n. 1252 volte)
Emergenza del nervo ottico all'interno del bulbo oculare e raccoglie tutti gli assoni che originano dai fotorecettori della retina. Tali fibre nervose, inizialmente amieliniche, acquistano la guaina mielinica al loro passaggio attraverso la lamina cribrosa. È definito come il punto cieco della retina. La forma della papilla ottica è ovale con maggiore diametro verticale, con una depressione centrale fisiologica grande circa un quarto dell'intera area papillare, che non raggiunge mai i bordi della stessa. Ha un colore giallo-rosa, più pallido nella metà laterale. Sempre nella metà laterale è possibile, specialmente nei soggetti miopi, osservare del tessuto sclerale a forma di falce denominato "cono temporale". Il margine, tipicamente netto, può mostrare un'iperpigmentazione falciforme denominata "cono pigmentato".
 
Di riccardo (del 26/11/2013 @ 15:49:00, in Lettera P, visto n. 1047 volte)
In anatomia, piccola formazione rilevata e circoscritta.
 
Di riccardo (del 26/11/2013 @ 16:01:38, in Lettera P, visto n. 1181 volte)
La porzione più superficiale del derma che contiene le papille dermiche.
 
Di riccardo (del 26/11/2013 @ 16:04:19, in Lettera P, visto n. 1080 volte)
Colonne carnose contenute nella cavità interna del miocardio.
 
Di riccardo (del 26/11/2013 @ 15:50:49, in Lettera P, visto n. 3833 volte)
le papille linguali possono essere defi­nite come rilievi, di varia forma, della lamina propria della mucosa sui quali si dispone, se­guendone il profilo, l'epitelio di rivestimento. Si descrivono quattro tipi di papille, diverse per numero, forma, distribuzione sul dorso linguale e significato funzionale: papille filiformi (o corolliformi), fungiformi, vallate e foliate. Le papille filiformi (o corolliformi) sorgono dalla lamina pro­pria come rilievi tozzi che, al loro apice, danno sottili propaggini secondarie, di aspetto fila­mentoso; quando queste ultime sono numerose, l'intera papilla assume un aspetto a corolla di fiore (pertanto si dà il nome di papille corolliformi). Poiché le papille fi­liformi, ripartite su tutto il dorso della lingua, sono sottoposte a continue sollecitazioni mecca­niche, specialmente nel corso dell'assunzione degli alimenti e della masticazione, l'epitelio pa­vimentoso composto è corneificato in corri­spondenza del loro apice. Le papille filiformi hanno due funzioni. Una è meccanica: la ruvidezza che esse conferiscono al dorso della lingua serve a trattenere gli ali­menti, impedendone lo scivolamento. Ciò age­vola una funzione della lingua che è quella di spingere, mantenere e ripartire il cibo tra i denti nel corso della masticazione. La seconda fun­zione è tattile: le papille filiformi sono ricca­mente innervate e vengono anche considerate come meccanocettori. Fibre nervose amieliniche raggiungono le papille secondarie dove termina­no libere. Gli stimoli tattili vengono amplificati a livello delle papille filiformi; infatti, corpi estranei esplorati con la lingua sembrano pre­sentare un volume maggiore di quello reale. In stati febbrili, specialmente associati a ma­lattie dell'apparato digerente, si ha una desqua­mazione particolarmente pronunciata dell'epite­lio che ricopre le papille filiormi. La superficie dorsale della lingua assume allora un aspetto bianco (patina). Nelle papille filiformi mancano i calici gustativi. Le papille fungiformi sono rilievi della lami­na propria a forma di fungo, con la base ristret­ta e l'apice rigonfio. Sui lati di queste papille connettivali possono trovarsi papille seconda­rie, in genere piccole. L'epitelio pavimentoso stratificato delle papille fungiformi non è cor­neificato; attraverso esso traspaiono i capillari della lamina propria. Queste papille possono perciò riconoscersi, sul dorso della lingua e so­prattutto all'apice dove sono più numerose, co­me piccoli punti di colore rosso visibili anche a occhio nudo. Nelle papille fungiformi possono trovarsi ca­lici gustativi che, tuttavia, sono più numerosi nelle papille vallate e nelle foliate. Le papille vallate (o circumvallate) sono di­sposte, in numero di 7-11, al davanti del solco terminale che segna il limite tra corpo e base della lingua; in questa sede esse appaiono chia­ramente visibili a occhio nudo. Le papille vallate sono formate da un voluminoso rilievo connettivale cilindrico dalla cui su­perficie si sollevano papille secondarie; la papil­la connettivale non sporge dalla lamina propria (come è invece il caso delle papille filiformi e fungiformi). L'epitelio, dalla superficie dell'or­gano, si affonda attorno alla papilla connettiva­le, raggiunge la base di questa e risale sul ver­sante opposto. In tal modo, tutt'intorno alla papilla, viene a formarsi un profondo solco cir­colare (o vallo). Nell'epitelio che riveste le due pareti del vallo sono contenuti numerosi calici gustativi; il loro numero diminuisce progressi­vamente con l'età. Al fondo del vallo che cir­conda le papille vallate si aprono i condotti escretori di numerose ghiandole a secrezione sierosa pura, le ghiandole gustative (di Von Ebner). Il loro secreto, assai fluido, ha il compito di mantenere libero il vallo delle papille in mo­do che le gemme gustative siano sempre in gra­do di ricevere gli stimoli sapidi portati dagli ali­menti. Le papille foliate, rudimentali nell'uomo, so­no bene sviluppate nei roditori. Si trovano sui margini del corpo linguale, subito al davanti del pilastro glossopalatino. Esse coprono un'area ovoidale dove sono disposti, parallelamente l'u­no all'altro, rilievi laminari verticali della lami­na propria ricoperti da epitelio. Ogni rilievo è separato dal vicino a mezzo di un solco. L'epi­telio di rivestimento è pavimentoso stratificato non corneificato; sui due versanti del solco esso contiene numerosi calici gustativi. Nel fondo dei solchi si aprono i dotti escretori di numerose ghiandole gustative, a secrezione sierosa, simili a quelle annesse alle papille vallate. Esistono 5 gusti primari: l'acido, il dolce, il salato, l'amaro e l'umami. Poiché il funzionamento del gusto è simile a quello visivo, l'uomo è in grado di percepire e di distinguere una gamma di sapori molto più vasta e complessa: ciò è dovuto al fatto che i sapori stimolano in modo diverso le papille e il cervello ne ricava una mappatura differente per ogni cibo, derivata dalla combinazioni di varie sensazioni; a ciò si aggiungano anche le differenze che intercorrono tra i cibi in termini di consistenza, calore ed odore. Esistono tre fasce di persone, a seconda della concentrazione di papille: Non gustatori Gustatori normali Super gustatori
 
Di dr.ssa Anna Carderi (del 26/11/2013 @ 16:06:47, in Lettera P, visto n. 1684 volte)
Il papilloma virus è responsabile della formazione delle verruche cutanee e genitali e dei condilomi acuminati. Si ritiene responsabile anche del cancro alla cervice uterina e dei tumori dell'utero. na volta che l'HPV è entrato dentro la cellula fa sintetizzare alla cellula infettata due proteine chiamate E6 e E7, che si legano e inibiscono la RB protein (una proteina che serve a regolare le mitosi cellulare), il che causa divisioni cellulari incontrollate. Si pensa che questi cambiamenti fisiologici che vengono dati alle cellule infettate servano al virus per diffondersi meglio. Gli HPV si contraggono tramite contatto diretto (sessuale, orale e cutaneo) o in luoghi poco puliti (ad esempio bagni pubblici non disinfettati a norma). Non sono presenti in liquidi biologici quali sangue o sperma. Il rischio di contrarre una infezione da HPV aumenta con il numero dei partner sessuali, ed è massimo tra i giovani adulti (20-35 anni). Il virus è più frequentemente trovato tra le popolazioni promiscue e in condizioni precarie di igiene. L'uso del profilattico non pare avere azione protettiva completa in quanto l'infezione è spesso diffusa anche alla cute della vulva e del perineo. L'infezione da HPV è asintomatica nella maggior parte dei casi. In alcuni casi, si può invece manifestare con condilomi acuminati in sede genitale (pene e vulva, perineo). Le lesioni da HPV del collo uterino possono essere riconosciute mediante il Pap test, la colposcopia o tecniche di patologia molecolare, e le lesioni del pene mediante la penescopia. Come in molte infezioni virali, la terapia dell'HPV è spesso problematica. Poiché tuttavia la maggior parte delle infezioni da HPV regredisce spontaneamente, solo una minoranza dei casi richiederà un trattamento. Nei casi di infezione persistente del collo uterino, non esistono attualmente trattamenti non invasivi di elevata efficacia. Nel caso l'infezione sia associata a modificazioni precancerose dell'epitelio, possono essere prese in considerazione la laserterapia o la conizzazione, ossia la resezione di una piccola parte della cervice uterina per asportare una lesione che potrebbe essere maligna o che già lo è ma di dimensioni ridotte. Per la rimozione dei condilomi acuminati della vulva, pene o perineo si può ricorrere al laser, all'elettrocoaugulazione, alla crioterapia o ad applicazioni di podofillina. Ogni anno, in Italia, sono circa 3.500 le donne che si ammalano di cancro del collo dell’utero. Quasi la metà muore. Nel mondo ogni anno 400.000 donne si ammalano e la metà di loro muore. Si stima che il 75% della popolazione entri in contatto con il virus almeno una volta durante la sua vita. Recentemente è stata scoperta una molecola che permette il trattamento del virus HPV, anche nella sua forma cutanea esterna (Verruca). Il farmaco prodotto si chiama Cidofovir, ed è un potente antivirale a largo spettro, maggiormente efficace perfino dell'Aciclovir. Il Cidofovir viene utilizzato principalmente in soggetti con problemi al sistema immunitario (come persone affette da HIV) nella formulazione liquida per via endovenosa, ma sono in produzione anche formulazioni per uso topico esterno (pomate) che non sono purtroppo ancora diffuse in Italia. Nel caso dell'HPV ci sono due strategie vaccinative: preventiva e terapeutica. La prima ha lo scopo di prevenire l'insorgenza delle infezioni, la seconda (ancora a un livello sperimentale) di curarle quando sono già in atto. Per quanto riguarda la prima strategia è già presente sul mercato, e viene distribuito gratuitamente alle ragazze di età inferiore ai 12 anni (in alcune Regioni, come la Basilicata, anche in altre fasce di età), un vaccino transgenico contenente due proteine del capside virale degli HPV 16 e 18 (responsabili del 70% dei tumori al collo dell'utero); si tratta quindi di involucri proteici (L1 e L2) detti PLV (particles like viruses), ossia particelle simili ai virus. Il vaccino è sicuro e completamente privo di virus veri e propri; ha un'efficacia pressoché totale nell'impedire l'infezione di HPV 16 e 18. Esso è inefficace solo nel curare le eventuali infezioni già in atto dei suddetti virus, perché le proteine L1 e L2 sono prodotte solo in una piccola frazione di tempo dell'infezione (quando il virus passa da una cellula uccisa all'altra). I vaccini disponibili sono il Cervarix e il Gardasil. Per fare invece un vaccino terapeutico, cioè che curi le infezioni già in atto, si devono produrre delle proteine che vengono sintetizzate durante tutto il ciclo vitale del virus, come per esempio E6 ed E7. A questo scopo si stanno producendo e sperimentando piante transgeniche che producono questi due antigeni (ovviamente con delle mutazioni che li rendono assolutamente sicuri per la salute umana).
 
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