Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Sopraggiungere delle mestruazioni in bambine di soli 8 anni. Alcune donne hanno il loro primo ciclo nella tarda adolescenza, che è il periodo dell'accrescimento della statura. L'ultimo periodo, la menopausa, solitamente sopraggiunge tra i 45 e i 55 anni. Variazioni di questo schema necessitano di cure mediche. L'amenorrea si riferisce alla prolungata assenza del mestruo durante il periodo fertile di una donna per ragioni diverse dalla gravidanza. Per esempio, le donne con pochissimo grasso corporeo, come le atlete, potrebbero cessare di mestruare. La presenza di mestruazioni non prova che l'ovulazione abbia avuto luogo: le donne che non ovulano possono avere cicli mestruali. Questi cicli anovulari tendono ad avvenire con minore regolarità e mostrano una maggiore variazione nella lunghezza del ciclo. Inoltre, l'assenza delle mestruazioni non prova che la fertilizzazione sia avvenuta poiché la mancata produzione dell'ormone in donne non incinte può sopprimere in certe occasioni il flusso mestruale.
La pubalgia è una tendinopatia (o tendinite), cioè un’infiammazione del punto in cui il muscolo si attacca all’osso. In questo caso specifico stiamo parlando dei muscoli adduttori, dello psoas e del retto dell’addome. Il 70-80% dei casi è causato dagli adduttori.
E’ causata da due potenziali cause: il sovraccarico diretto e il sovraccarico indiretto.
Il sovraccarico diretto colpisce più facilmente gli sportivi e avviene nel momento in cui i muscoli vengono sollecitati oltre la loro capacità di sostenere lo sforzo. Ciò può verificarsi a causa di allenamenti troppo intensi, allenamenti non ben organizzati o scarso recupero tra un esercizio e l’altro. In alcuni casi, le sollecitazioni alla zona sono state così forti che il problema non è più circoscritto soltanto ai tendini, ma coinvolge il tessuto osseo, in questo caso il pube. Una risonanza accerterà se è presente un edema osseo della sinfisi pubica.
Il sovraccarico indiretto invece può riguardare chiunque ed causto quando adduttori, psoas ed il retto dell’addome non lavorano più in equilibrio e causano dolore. Quest’ultimi due sono fondamentali per di bacino e la colonna vertebrale e possono dare problemi senza svolgere una particolare attività sportiva.
Il dolore che la persona avverte è situato nell’inguine, nel pube/ basso ventre a volte perfino nei testicoli. Il medico deve escludere se si tratti di problematiche dell’anca, principalmente l’artrosi e la lesione del labbro acetabolare, che possono dare sintomi simili alla pubalgia. Anche l’ernia può dare dei sintomi comparabili.
Come tutti i problemi tendinei, la pubalgia è caratterizzata da una prima fase “acuta”, che dura dai 15 ai 20-25 giorni. In questa fase il dolore può essere intenso e manifestarsi anche nelle azioni quotidiane, come salire sull’auto o tossire. E’ necessario riposo, 20 minuti di applicazione di ghiaccio per 2-3 volte al giorno, pomate anti infiammatorie.
L' indice PASI (Psoriasis Area and Severity Index) è uno strumento utilizzato in dermatologia per valutare estensione e gravità delle manifestazioni cliniche della psoriasi. Esso si esprime mediante un punteggio (score) che può variare da un valore minimo di 0 (assenza di psoriasi) ad un valore massimo di 72 (psoriasi diffusa).
La psoriasi è una delle dermatiti croniche più comuni al mondo. Si manifesta con bolle e placche eritematose ricoperte di scaglie argentee o opalescenti. Il termine “psoriasi” sta ad indicare una “condizione pruriginosa”, che tuttavia non sempre è presente in chi ne è affetto.
In altri casi, però, il prurito è talmente insopportabile che i pazienti si procurano un lichen simplex cronico, ovvero una dermatite causata appunto soltanto dal grattamento.
La psoriasi si localizza nella maggior parte dei casi nel cranio, nelle zone di estensione di gomito e ginocchio e nella zona lombo-sacrale.
La terapia per la psoriasi va necessariamente personalizzata. Le sostanze più utilizzate sono la vaselina, cortisonici e agenti riduttori come catrame e ditranolo, agenti cheratolitici come acido salicilico e analoghi della vitamina D.
Col termine tanatologia psicologica, si definisce il sostegno psicologico davanti alla morte, sia per i pazienti terminali che per i loro parenti (accompagnamento alla morte ed elaborazione del lutto come supporto al moribondo e ai suoi congiunti). In caso di lutto complicato, l'intervento psicotanatologico si può saldare con quello psicotraumatologico, con cui ha diversi punti di contatto. Fanno altresì parte di questo ambito gli interventi psicologici correlati alla comunicazione di decesso, all'accompagnamento al riconoscimento delle salme ed al supporto psicologico durante le eventuali richieste di consenso al trapianto.
Il settore della psicotanatologia ha iniziato a svilupparsi presso gli Hospice e le Lungodegenze, grazie all'apporto di alcuni autori. La psichiatra svizzera Elisabeth Kübler Ross, in particolare, viene considerata la fondatrice dell'approccio psicotanatologico con il suo modello a 5 fasi; le diverse fasi, da lei individuate attraverso molti colloqui ed osservazioni cliniche, rappresentano le principali "tappe di elaborazione psicologica" dell'evento-morte per chi riceve una diagnosi infausta.
Il suo modello ha avuto molta diffusione, ed anche se attualmente viene considerato in parte superato dalle più recenti elaborazioni teoriche di merito, il suo influsso ha aiutato molto a legittimare, diffondere e strutturare l'attività psicotanatologica nelle strutture sanitarie.
La psicologia forense, o psicologia giuridica, è un branca della psicologia che si occupa dei processi psicologici relativi ai diversi aspetti della dimensione giuridico-forense. L'ingresso della Psicologia Giuridica nel mondo giuridico può essere collocato verso la fine degli anni '70, quando i nuovi cambiamenti sociali hanno richiesto l' intervento degli aspetti psicologici all' interno del sistema giuridico. La psicologia giuridica nasce quindi, con una funzione di risposta a precise domande formulate dal settore della giustizia e del diritto in generale.
Recentemente è emersa la necessità di differenziare la psicologia giuridica dalle specifiche richieste del diritto, fornendo così una legittimità scientifica autonoma (De Leo, Pedata 2004). La psicologia giuridica è una disciplina applicativa il cui oggetto di studio e di intervento è la giustizia e si propone come struttura di connessione tra psicologia, scienze umane e diritto. E' un settore della psicologia che si occupa, quindi, dei processi psicologici relativi ai diversi aspetti della dimensione giuridico-forense in diversi ambiti. La psicologia giuridica descrive la storia delle persone coinvolte in procedimenti giudiziari (profilo psicologico), al fine di indicarne i dati comportamentali e sottoporli al vaglio dell'autorità giudiziaria incaricata del processo civile o penale. Comprende lo studio dei fattori della personalità: intelligenza, carattere, attitudini, bisogni, tendenze, motivazioni, stimoli, socializzazione, fragilità psichica, deficit intellettivo, stress psicosomatico, affaticamento mentale, morbilità psichica, pericolosità sociale (Iasevoli, 2008). La psicologia giuridica è ampiamente diversificata:
La psicologia forense, si occupa di tutte le problematiche psicologiche che insorgono nella pratica giudiziaria e dei fattori rilevanti ai fini della valutazione, in particolare nei casi in cui risulta importante l'accertamento della valutazione psichica del reo;
La psicologia giudiziaria, ha per oggetto di studio tutte le figure che appartengono al contesto legale, quindi vittime, imputati, testimoni, giudici, estendendo la sua competenza al problema della perizia sulle testimonianze o sulle confessione raccolte nel corso dell' istruttoria e del processo (Galimberti, 1999). La psicologia giuridica studia quindi tutti gli attori del processo.
La psicologia criminale, studia i comportamenti criminosi, gli autori di reato, i meccanismi psicologici ecc... che portano a commettere l'azione illecita e le reazioni sociali conseguenti (Serra, 2005). Quindi ha per oggetto di studio i diversi fattori che concorrono a determinare comportamenti antisociali.
La psicologia legale, si occupa della lettura psicologica del testo giuridico, quindi di alcune norme, soffermandosi sugli assunti che caratterizzano determinate categorie giuridiche.
La psicologia penitenziaria, è un'altra dimensione della psicologia giuridica e lavora sull'osservazione e la descrizione del valore psicologico della pena assegnata alle persone oggetto di rieducazione. Applica le decisione giudiziarie per produrre gli effetti che le sentenze richiedono, quindi ha come obiettivo quello di individuare e definire i trattamenti più idonei al reo, studiando i metodi e gli effetti del trattamento.
Gli psicofarmaci si distinguono in alcune grandi categorie: ansiolitici e ipnoinducenti, antidepressivi, neurolettici.
I farmaci ansiolitici e ipnoinducenti - Le benzodiadepine furono introdotte all'inizio degli anni '70 per controllare l'ansia e per sfruttare il loro effetto ipnoinducente. La loro buona tollerabilità, la bassa tossicità e la scarsa interazione con altri farmaci hanno portato inizialmente a una prescrizione generalizzata. Dopo pochi anni però comparvero i primi studi sull'abuso, sull'uso scorretto, sulla dipendenza farmacologica e sui problemi connessi alla sospensione del trattamento. È pertanto consigliabile che gli ansiolitici siano somministrati sotto controllo medico nell'ambito di una terapia di supporto che non deve essere solo farmacologica.
Le benzodiazepine hanno sostituito i barbiturici che oggi vengono usati solo in alcune patologie (epilessia) o in anestesia.
Gli antidepressivi - Agli inizi degli anni '50 si scoprì casualmente che l'iproniazide (principio attivo usato nella cura della tubercolosi) possedeva proprietà euforizzanti; il passo di utilizzarlo nella cura della depressione fu breve e dall'iproniazide derivò una delle classi più importanti di antidepressivi: gli inibitorio delle monoammino ossidasi (IMAO). Successivamente Kuhn scoprì le proprietà antidepressive dell'imipramina, sintetizzata per la prima volta da Thile e Holzinger alla fine del XIX secolo e inizialmente usata come antipsicotico. Dall'imipramina derivò l'altra classe di farmaci antidepressivi, i triciclici (TCA), così chiamati a causa della loro struttura molecolare. Recentemente sono state scoperte sostanze a struttura chimica eterogenea, definiti antidepressivi atipici o di seconda generazione (fra cui il notissimo Prozac). Gli antidepressivi sono psicofarmaci utili nel trattamento della sintomatologia depressiva, ma in genere comportano effetti collaterali significativi, anche perché i tempi di assunzione sono in genere lunghi.
I neurolettici (o antipsicotici) - Dallo studio dei derivati dell'anilina, si scoprì che la prometazina aveva proprietà sedative e antiallergiche. La cloropromazina, derivata dalla prometazina, fu il primo farmaco decisamente efficace nel trattamento delle psicosi. Il meccanismo di azione (scoperto da H. Laborit) era tale da risultare non solo sedativa, ma anche inibitrice degli stimoli ambientali senza alterare lo stato di vigilanza. Successivamente Delay e Deniker scoprirono come questo farmaco era in grado di migliorare le condizioni dei pazienti psicotici.
Attualmente è possibile disporre di una ventina di fenotiazine (farmaci simili alla cloropromazina). Altri neurolettici sono i tioxanteni, le dibenzazepine, il butirrofenone, le difenilbutilpiperidine ecc. Contrariamente alla credenza comune gli antipsicotici sono prevalentemente antideliranti e antiallucinatori e non sono dei tranquillanti "più potenti". Vengono impiegati prevalentemente per la terapia della schizofrenia e di altre manifestazioni psicotiche. Tutti questi farmaci possono produrre effetti collaterali articolari costituiti da tremori, rigidità, riduzione della mimica facciale.
Gli psicofarmaci funzionano? - Nonostante certe statistiche ottimistiche, gran parte delle malattie della psiche sono ancora "incurabili", nel senso che il soggetto migliora il suo stato, ma non guarisce definitivamente e molte sono le recidive. È possibile definire tre tipi di pazienti:
a) Quelli che per tutta la vita assumono psicofarmaci; qui l'insuccesso è palese.
b) Quelli che assumono psicofarmaci a periodi, con ricadute più o meno gravi. Anche qui l'insuccesso è evidente; lo psicofarmaco allevia la condizione, è spesso sintomatico, senza che riesca a rimuovere (e spesso i medici stessi non le trovano) le vere cause del problema.
c) Quelli che hanno solo pochi episodi patologici nella propria vita e che si portano in un livello di pseudonormalità. È il caso di chi esce da una depressione, rimanendo però sostanzialmente una persona predisposta, con un tono dell'umore spesso basso e con una qualità della vita tutto sommato mediocre. Anche in questo caso l'intervento farmacologico non può ascrivere a sé il successo, poiché nulla impedisce di credere che il soggetto sia risalito sopra la soglia che delimita la normalità solo per l'effetto tempo e per l'effetto dei farmaci (sintomatico, non curativo) o delle psicoterapie.
d) Quelli che hanno un solo episodio patologico, risolto il quale ritornano del tutto normali. In alcuni casi si assiste a un netto cambio nello stile di vita del paziente. In questi casi l'intervento farmacologico ha avuto il merito di consentire al paziente di avere la lucidità per attuare il cambiamento.
Le psicoterapie - Parallelamente alla psichiatria farmacologica si collocano le psicoterapie. Anche per le psicoterapie si possono definire i quattro tipi fondamentali e si possono dare gli stessi giudizi sulle guarigioni. Sicuramente la psicoterapia può parlare di successo nel caso di soggetti di tipo D.
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