Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Tecnica di statistica clinica per la misura dell'efficacia dei metodi di contraccezione.
Per calcolare l'Indice di Pearl in un particolare studio, servono tre tipi d'informazioni:
- il numero totale di mesi o cicli mestruali d'esposizione della donna nello studio
- il numero di gravidanze
- la ragione per cui la donna lascia lo studio (gravidanza o altro).
Esistono due metodi per calcolare l'Indice di Pearl.
Nel primo metodo, il numero di gravidanze nello studio viene diviso per il numero di mesi d'esposizione, e poi moltiplicato per 1200 cioè il numero di mesi in un anno, moltiplicato per 100.
Nel secondo metodo, il numero di gravidanze rilevate nello studio è diviso per il numero dei cicli mestruali incontrati dalla donna nello studio, e poi moltiplicato per 1300 cioè la lunghezza media di un ciclo mestruale, ossia 28 giorni: in altre parole 13 cicli all'anno.
L'Indice di Pearl è talvolta utilizzato per stimare statisticamente l'efficacia di un metodo contraccettivo, mostrando il numero di gravidanze indesiderate in un bacino annuo di 100 donne esposte allo studio (es. 100 donne in un anno, oppure 10 donne per 10 anni). Minore è l'indice di Pearl di un dato metodo contraccettivo, maggiore è la sua efficacia.
Generalmente, in uno studio di un metodo contraccettivo, vengono pubblicati due valori dell'indice di Pearl:
- indice di Pearl Effettivo, che include indistintamente tutte le gravidanze in tutti i mesi (o cicli mestruali) nella durata degli studi;
- indice di Pearl Metodico, che include solamente le gravidanze risultate sebbene l'uso corretto e consistente del metodo contraccettivo, e solamente i mesi (o cicli mestruali) in cui il metodo è stato correttamente utilizzato.
La letteratura medica riporta:
- per le pillole anticoncezionali un valore metodico circa lo 0,1%;
- per il profilattico dallo 0,2 al 2%;
- per il coito interrotto fino al 30%;
- per il Metodo Ogino-Knaus dal 16 al 30%;
- per il metodo sintotermico (naturale) un valore metodico del 2%;
- per il metodo sintotermico (naturale) in combinazione con un computer contraccettivo un valore metodico del 1%;
- per il metodo Billings (ovulation method, naturale) un valore metodico del 3%;
per il metodo post ovulazione (naturale) un valore metodico dell'1%;
per i metodi chirurgici 0%.
Il calcolo dell'Indice di Pearl è comunque poco accurato poichè, assume un tasso di fallimento costante nel tempo d'esposizione agli studi e quindi non tiene conto del fatto che le coppie che restano più a lungo nello studio, mediamente, hanno una fertilità più bassa.
Anzi considera queste coppie come coppie che usano un metodo contraccettivo migliore.
è un insetticida oggi non più utilizzato per via della sua bioaccumulazione (si accumula nei tessuti). È simile al DDT da cui differisce per via della sostituzione di un atomo di cloro del gruppo -CCl3 con un atomo di idrogeno
Il PCA3 (Prostate CAncer Gene 3) è un nuovo test basato sulla ricerca di alcuni geni (RNA messaggero) su campione di urina prelevato dopo massaggio prostatico che offre una nuova possibilità di affinamento diagnostico nel Tumore della Prostata.
Contrariamente al PSA, esso è tumore specifico e, non subisce quindi, alterazioni dovute ad eventi infiammatori o ingrossamento benigno della prostata come invece avviene per il PSA stesso.
Il PCA3 può essere eseguito in tutti quei casi in cui alti valori di PSA pongano un sospetto di neoplasia o in tutti quei casi in cui una precedente biopsia prostatica abbia dato esito dubbio o negativo fornendo in tal caso informazioni utili sulla necessità o no di eseguire/ripetere una biopsia prostatica.
Se il valore di PCA3 score è basso, questo indica una minor possibilità di riscontro di tumore su biopsia prostatica, contrariamente a quanto avviene ad alti valori dello stesso.
Ciò consente, dopo valutazione specialistica, di evitare biopsie inutili o contrariamente di eseguire ulteriori biopsie mirate.
Il PCA3 viene esaminato su campione di urina prelevato dopo massaggio prostatico adeguatamente effettuato da un Urologo.
Per soggetti “naive” si intendono pazienti che che non abbiano avuto precedenti esposizioni terapeutiche ad uno specifico farmaco o per i quali le precedenti esposizioni, in base al giudizio del medico, siano sufficientemente distanti nel tempo. In questo caso alcuni esperti usano il termine "paziente naive secondario" e hanno evidenziato le difficoltà nel definire questo malato, dovendosi tenere conto non solo della farmacologia dello specifico medicinale, ma anche e soprattutto della persistenza del potenziale immunogenico.
Disturbo del sonno, rientra nel gruppo delle parasonnie, insieme al sonnambulismo e alle illusioni ipnagogiche: caratterizzato da improvviso risveglio, poco dopo l'inizio del sonno, provocato da sogni terrificanti, spesso accompagnato da atteggiamenti di difesa e da disorientamento nel tempo e nello spazio.
Se si tenta di "consolarlo", invece di calmarsi reagisce con maggior terrore.
Spesso, il bambino presenta sudorazione eccessiva, tachicardia e rigidità muscolare durante tutta la durata dell'attacco che può durare da pochi minuti ad oltre mezz'ora. Dopo la crisi, il bambino si rilassa e riprende a dormire.
Si osserva con maggior frequenza nel bambino dove inizia a manifestarsi intorno ai 2-4 anni e può continuare fino agli 11-12 anni. Più raramente, può colpire l'individuo adulto, in casi di particolare stress psico-emotivo.
Il Pavor nocturnus non è un incubo ed è molto diverso dal sonnambulismo: è una vera e propria crisi di terrore che si verifica nelle fasi 3 e 4 del sonno NREM (non-REM). Il bambino, anche se sembra sveglio, in realtà non lo è e per questo non reagisce agli stimoli ambientali. A volte esso può essere la conseguenza diretta di un incubo particolarmente spaventoso, ma nella maggior parte dei casi, il bambino non ricorda nessun incubo. Ricorda solo il terrore paralizzante. Spesso, la mattina dopo non c'è più memoria dell'accaduto.
Le cause possono essere svariate: stimolazioni sonore o luminose durante il sonno, stress, distensione vescicale, ipertrofia adenoidea - vegetazioni adenoidee, fisiologiche (febbre, deficit di sali minerali - a causa del caldo ed eccessiva sudorazione), o genetiche. Sembra essere tipico di chi ha vissuto anche per pochi giorni di vita esperienze di "istituzionalizzazione" spiacevoli o traumatiche, ad esempio in collegio, orfanotrofio, carcere, etc.
Nella maggioranza dei casi, però, le cause restano sconosciute.
Se il disturbo si presenta occasionalmente, non è necessario alcun tipo di intervento medico.
I genitori devono evitare di toccare o prendere in braccio il bambino (infatti non farebbero altro che aumentarne il terrore). Spesso, parlare dolcemente al piccolo lo aiuta a calmarsi ed a tornare, lentamente, a dormire.
Tipo di epitelio formato da cellule appiattite e disposte in uno o più strati (epitelio pavimentoso semplice o stratificato.
L'Epitelio pavimentoso semplice o monostratificato presenta un solo strato di cellule appiattite a contatto con la membrana basale. Dall'alto, le cellule sono strettamente giustapposte, con forme geometriche poligonali irregolari. In sezione trasversale appaiono sottili, con un lieve rigonfiamento al centro generato dal nucleo.
Regola la filtrazione e la diffusione del rene e negli alveoli polmonari, dove forma delle barriere facilmente attraversabili per gli scambi con i fluidi interstiziali e tra il sangue e l'aria atmosferica.
Nell'uomo si trova sulla superficie degli alveoli polmonari dove regola lo scambio di gas tra il sangue e l'aria, nell'apparato urinario in alcune parti della capsula di Bowman, riveste la superficie interna della membrana del timpano nell'orecchio, etc.
L'endotelio che riveste i vasi sanguigni e il mesotelio che riveste le cavità sierose (pleura e pericardio e peritoneo) sono anche epiteli pavimentosi semplici.
L'Epitelio pavimentoso composto o pluristratificato riveste le parti umide del corpo. Presenta due o più strati di cellule, di cui solo il più profondo è a contatto con la membrana basale, le cellule degli strati più profondi spesso non sono di forma appiattita, ma per convenzione l'epitelio viene classificato in base allo strato superficiale.
Lo strato più profondo o basale presenta cellule con spiccate caratteristiche staminali, metabolicamente molto attive e proliferanti, si possono trovare anche numerose invaginazioni chiamate creste epiteliali che formano le papille connettivali all'interno delle quali si inseriscono i capillari che nutrono l'epitelio, altrimenti privo di vascolarizzazione.
Nello strato intermedio o spinoso le cellule iniziano a differenziarsi, le cellule sono unite da desmosomi che al microscopio ottico appaiono come dei sottili ponti tra le cellule e prendono il nome di spine.
Gli strati superficiali differenziano l'epitelio pavimentoso in cheratinizzato e non cheratinizzato.
Nell'epitelio pavimentoso non cheratinizzato, detto più propriamente non corneificato, le cellule dello strato superficiale sono appiattite e la loro protezione e idratazione è dovuta alle secrezioni mucose riversate dalle ghiandole sulla superficie epiteliale.
Si trova nella mucosa di bocca, faringe, esofago e retto, nell'uretra, sulla superficie anteriore della cornea e nella vagina.
Le cellule degli epiteli pavimentosi non cheratinizzati possono contenere tracce di cheratina a prova della loro capacità di esprimere i geni per tale proteina, infatti a seguito di traumi o patologie si può assistere ad una cheratinizzazione.
L'epitelio cheratinizzato per eccellenza è l'epidermide (cioè la cute), le cellule dello strato spinoso sintetizzano numerosi cheratinosomi e tonofibrille. Avvicinandosi agli strati superficiali (strato granuloso e strato lucido) si creano accumuli di cheratina e la cellula inizia un processo di apoptosi trasformandosi in lamelle appiattite di cheratina. Gli spazi intercellulari vengono riempiti da lipidi secreti dalle stesse cellule che impermeabilizzano la struttura. Questo strato superficiale impermeabile è detto strato corneo e può variare di spessore a seconda delle sollecitazione meccaniche a cui è esposto il distretto anatomico.
Denominazione generica degli stati emotivi, con senso di ansia e angoscia, che i bambini provano di fronte a pericoli immaginari o reali: paura del buio, di essere abbandonati, di non essere alimentati, degli animali o degli insetti nel letto, delle attività motorie (saltare, tuffarsi, pattinare ecc.), delle persone sconosciute, dei ladri.ecc. Se si manifestano nel sonno, danno adito a pavor nocturnus.
Le paure dei bambini possono essere divise in tre categorie: le paure innate, presenti alla nascita; le paure legate alla crescita che appaiono a diverse età; le paure apprese in seguito ad eventi traumatici o indotte dall’ambiente di vita.
Elis distingue le paure infantili in due categorie principali: la paura di eventi esterni e la paura delle proprie inadeguatezze (ansia d'esame, ansia sociale ecc.).
Viene così differenziata la paura di subire un danno fisico dalla paura di subire un danno di tipo socio-affettivo.
In entrambi i casi le fasi cognitive che conducono alla paura sono costituite da tre tipi di cognizioni:
- Qualcosa di brutto potrebbe accadere;
- Se succede sarà orrendo e catastrofico;
- Siccome sarà orrendo, allora devo preoccuparmene e pensarci in continuazione.
Quando non vengono superate, le paure possono degenerare e trasformarsi in fobie oppure in stati ansiosi. La fobia è una paura persistente, intensa, difficile da controllare.
|
<
|
settembre 2023
|
>
|
L |
M |
M |
G |
V |
S |
D |
| | | | 1 |
2 |
3 |
4 |
5 |
6 |
7 |
8 |
9 |
10 |
11 |
12 |
13 |
14 |
15 |
16 |
17 |
18 |
19 |
20 |
21 |
22 |
23 |
24 |
25 |
26 |
27 |
28 |
29 |
30 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|