Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Condizione di irrorazione sanguigna di un distretto corporeo, sia l'introduzione per via endovenosa di liquidi a scopo medicamentoso.
Infiammazione del tessuto connettivo che circonda un linfonodo. Il processo può essere dovuto alla diffusione di un'infezione che colpisce inizialmente la linfoghiandola oppure organi vicini a essa; o alla diffusione di un'infezione attraverso il circolo sanguigno o linfatico. Si manifesta con gonfiore, dolore e, se la ghiandola è superficiale, arrossamento e aumento di temperatura della cute, febbre.
Infiammazione che coinvolge i tessuti di natura fibrosa che circondano l'articolazione: tendini, borse sierose e tessuto connettivo. Questi appaiono alterati e possono frammentarsi e calcificare. Le borse sierose diventano gonfie e infiammate. La sede più frequente è rappresentata dalle articolazioni delle spalle (periartrite scapolo-omerale). Questa forma colpisce soprattutto soggetti di età inferiore ai 40 anni ed è molto frequente.
Si ritiene provocata dall'insieme di più fattori: traumi o microtraumi ripetuti, disturbi dei vasi sanguigni e di nervi, esposizione al freddo, fattori dietetici o tossici. Si manifesta con dolori sia nei movimenti del braccio sia a riposo, localizzati sulla faccia anteriore ed esterna delle spalle. Con il tempo si possono formare aderenze fibrose che portano al blocco dell'articolazione.
La terapia si basa principalmente sull'infiltrazione locale di cortisonici nella fase acuta, seguita da un'intensa fisioterapia per recuperare completamente la mobilità del braccio.
Membrana sottile e sierosa che avvolge il cuore e la prima porzione dei grandi vasi sanguiferi.
In esso si possono distinguere due lamine, una esterna e fibrosa (pericardio fibroso, o sacco del pericardio) e una interna, sierosa (pericardio sieroso), costituita da due foglietti: uno viscerale, intimamente aderente al miocardio (detto epicardio), l'altro parietale, accollato al pericardio fibroso. Quest'ultimo, rinforzato da una lamina fibrosa proveniente dalla fascia profonda del collo, può essere distinto, in base ai rapporti con le altre formazioni anatomiche, in quattro porzioni: diaframmatica, sternocostale, pleurica e mediastinica.
Tra i due foglietti del pericardio sieroso (costituito da tessuto connettivo, rivestito da uno strato di cellule endoteliali) si delimita uno spazio virtuale, il cavo pericardico, che contiene una piccola quantità di liquido viscoso e di colore giallo cedro (liquido pericardico), la cui funzione è quella di facilitare i movimenti del cuore.
Il pericardio funge da difesa primaria del cuore contro gli attacchi esterni, lo fa aderire saldamente entro il mediastino anteriore, ne limita la distensibilità e grazie al liquido pericardico, impedisce lo sfregamento delle fibre miocardiche.
Manovra strumentale, che si attua a scopo esplorativo o per lo svuotamento del cavo pericardico, mediante un apposito attrezzo detto “trequarti”. La pericardiocèntesi è elettivamente indicata nei casi di pericardite acuta essudativa, con rischio di tamponamento cardiaco, e deve essere condotta con la massima prudenza, evitando lo svuotamento troppo rapido del versamento e sotto attento monitoraggio dell’ECG.
È un processo infiammatorio che può presentarsi in varie forme: infettiva, da virus, da batteri,da rickettsie, da miceti; non infettiva in corso di infarto miocardico, uremia, mixedema, sarcoidosi, neoplastica; autoimmune-reumatica. in corso di collagenopatie, post pericardiotomica, da farmaci (idralazina, procainamide); idiopatica (non è riconoscibile il meccanismo né l'agente causale). I sintomi principali sono il dolore, i rumori da sfregamento pericardico, le modificazioni elettrocardiografiche. Per la diagnosi è fondamentale 1'ecocardiografia che mostra la presenza di versamento fra i foglietti pericardici anche di modesta quantità. Quando possibile la terapia deve essere eziologica. Nelle forme virali o idiopatica la terapia con aspirina è di prima scelta . Se non si dimostra sufficientemente efficace si utilizzano FANS tipo indometacina. Se possibile è meglio evitare l'uso di steroidi. In circa un quarto dei pazienti si verificano recidive a distanza di qualche mese, fino a più di due anni. Anche in questo caso è utile somministrare antinfiammatori non steroidei soli o eventualmente associati al prednisone o all'azatioprina. In alcuni casi si è dimostrata efficace anche la colchicina. Se compaiono sintomi di tamponamento cardiaco è utile eseguire una pericardiocentesi.
Gli additivi comprendono: coloranti, conservanti, antiossidanti, correttori di acidità, addensanti, emulsionanti, gelificanti, stabilizzanti, edulcoranti, esaltatori di sapidità, aromatizzanti. Molti sono di origine naturale e assolutamente innocui (come l'acido citrico o l'anidride carbonica). Anche altri con nomi non comuni (come la pectina o i sorbati) sono sostanze contenute comunque in alimenti (come molti frutti). Particolare attenzione va invece riservata a conservanti e antiossidanti di natura chimica come i derivati dell'anidride solforosa, dell'acido benzoico, ecc.
Molti additivi vengono poi aggiunti per migliorare l'aspetto estetico del prodotto (coloranti) o per rendere appetibile un prodotto di scarsa qualità. Non si tratta di prodotti nocivi, ma di un inganno verso il consumatore, se l'operazione non è evidente. Esempi sono i polifosfati (E450) che in genere vengono usati per dare un aspetto gradevole a formaggi scadenti e che sono usati anche negli insaccati e nella carne in scatola. In dosi elevate sottraggono calcio all'organismo. Oppure il glutammato, molto usato in insaccati e dadi per brodo; è usato in cibi che hanno perso l'originale sapore. Tra l'altro il glutammato è uno degli additivi da evitare per chi deve moderare il consumo di sodio.
L'idrogenazione - Un acido grasso può esistere in natura sotto due forme una cis e una trans (dal latino, al di qua o al di là della catena degli atomi di carbonio) a seconda della posizione di certi gruppi. Per dare maggiore consistenza a certi grassi insaturi (liquidi), il processo di idrogenazione modifica la struttura di un acido insaturo facendolo diventare saturo e quindi solido. Si ottengono prodotti in cui la percentuale della forma trans è molto alta (30-45% circa). Secondo la ricerca attuale, la forma trans degli acidi grassi contribuisce negli Stati Uniti a qualcosa come 30.000 morti all'anno per patologie cardiovascolari. Essendo grassi saturi, possono aumentare i livelli di colesterolo, ma, soprattutto, il nostro corpo cerca di usarli come se fossero buoni, utilizzandoli per proteggere le membrane cellulari. In realtà la protezione fallisce, la cellula si ritrova con minori difese e, cosa ancora più grave, la membrana non funziona correttamente nella gestione dei minerali e dei nutrienti che passano attraverso di essa. Anche nella preparazione tradizionale della margarina viene effettuata una parziale idrogenazione; la margarina pertanto deve ritenersi un prodotto sintetico che non offre nessun beneficio salutistico.
I nitriti e i nitrati - Nitriti (E249 ed E250) e i nitrati (E251 ed E252) sono ampiamente usati come conservanti per carni in scatola e salumi (e per migliorare il sapore e il colore del prodotto; si usano a questo scopo quantità tre volte superiori a quelle necessarie come conservanti). I nitriti, se si combinano con le ammine, possono generare nitrosammine, potenzialmente cancerogene.
I nitrati di per sé sono innocui, ma in particolari condizioni (calore, ambiente acido, lunga conservazione) possono trasformarsi in nitriti (basterebbe la presenza di acido ascorbico, la vitamina C, per impedire la trasformazione, ma la legge non ne prevede l'obbligatorietà dell'impiego). Secondo l'AIRC (Ass. It. Ricerca sul Cancro) il consumo di insaccati con conservanti è una della cause accertate di cancro allo stomaco.
È quindi importante orientarsi verso prodotti che non usano additivi o usano solo additivi sicuri.
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