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 Informazione medica libera per una salute senza condizionamenti... di Admin
Vogliamo creare uno strumento aperto a tutti che consenta a ognuno di noi, di qualunque estrazione sociale e grado d'istruzione, di qualunque tendenza politica e religiosa, di accedervi liberamente esprimendo le proprie considerazioni.

Di seguito i lemmi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di salute (del 06/10/2007 @ 14:55:32, in Lettera P, visto n. 1988 volte)
Il prosciutto è sostanzialmente una coscia di maiale salata e fatta asciugare perché si conservi. Il prosciutto era noto già a Omero che lo citava nell'Iliade; quello cotto era già molto apprezzato nel rinascimento e si è sempre più diffuso fino a soppiantare nei consumi quello crudo. In Italia l'attuale consumo pro capite di prosciutto cotto è di cinque kg. Mentre per il crudo continuano a essere preferiti quelli di alta qualità come gli italiani a denominazione di origine protetta (come il Parma e il San Daniele), per il cotto si sono diffusi prosciutti con caratteristiche molto variabili. La spinta verso alimenti meno calorici ha portato sul mercato prodotti provenienti da suini più giovani (i prosciutti più pregiati provengono da suini di almeno nove mesi), spesso ricostruiti (cioè non provenienti dalla coscia intera, ma ricompattati a partire dai singoli muscoli in un unico prosciutto), con l'aggiunta di polifosfati per diminuire la perdita di acqua durante la cottura. La produzione del prosciutto avviene in quattro fasi: preparazione, stampaggio, cottura, raffreddamento. Nella preparazione il prosciutto è disossato e pesato; in base al peso viene iniettata la giusta quantità di salamoia (costituita in genere da zucchero, sale, glutammato di sodio, pepe, alloro, bacche e salnitro per la conservazione) che viene distribuita uniformemente con la zangolatura. Nello stampaggio il prosciutto è messo in appositi stampi dove viene pressato. La cottura in genere avviene a vapore a 75 °C per un'ora ca. per kg di prosciutto. Il raffreddamento avviene a bassa temperatura per un giorno. La versione affumicata del prosciutto (celebre quello di Praga) si ottiene in camere di affumicatura apposite (fumoir). Prosciutto: quale scegliere? Anche il prosciutto presenta il doppio problema dei salumi: il contenuto calorico e quello dei conservanti. Per le calorie si veda il paragrafo successivo, mentre per i conservanti, occorre notare che è molto difficile trovare prosciutti cotti senza nitriti/nitrati; per il crudo è più facile perché in genere è un prodotto di qualità superiore. L'importante è non scegliere prodotti "senza polifosfati aggiunti" credendo che siano il massimo della qualità quando poi utilizzano comunque nitriti come conservanti: magie della pubblicità, si dice il peccato da cui si è immuni, ma non quello che si è commesso. I prosciutti (soprattutto il crudo) vanno inseriti con attenzione nelle diete di coloro che devono limitare il consumo di sodio. Prosciutto cotto: come sceglierlo - Fra gli affettati, insieme alla bresaola, il prosciutto cotto è sicuramente quello che riscuote le maggiori simpatie da parte dei dietologi. Infatti oltre a essere nutrizionalmente ricco di proteine, è anche relativamente povero di grassi e quindi non ipercalorico. 100 g di prosciutto cotto possono apportare dalle 130 alle 220 kcal. Questa notevole variabilità dipende dalla quantità di grasso contenuta. La variabilità è tale che alcuni vecchi nutrizionisti riferiscono un valore calorico di 400 kcal ca., riferendosi a prosciutti molto grassi (in cui era impossibile staccare la parte grassa), come erano prodotti venti anni fa. Sembrerebbe pertanto ragionevole scegliere i prosciutti più magri perché nutrizionalmente migliori; in realtà non è così e lo si può scoprire sapendo come si ottengono i prosciutti magri. In genere i prosciutti più magri provengono da paesi come l'Olanda e il Belgio dove ci sono meno restrizioni sull'alimentazione dei maiali. I suini vengono allevati con mangimi che favoriscono l'accrescimento della massa magra a discapito di quella grassa, un po' come se fossero dei body builder che assumono quantità industriali di cromo picolinato, di fucus, di termogenici ecc. per aumentare la muscolatura senza metter su un filo di grasso. In altri paesi come la Francia o l'Italia dove non sono permessi certi tipi di alimentazione, i suini sono più grassi e vengono macellati anche più tardi col risultato di avere cosciotti più grandi. Il rovescio della medaglia è che questi prosciutti sono più calorici, con il grasso non delimitato, ma distribuito nella muscolatura. Ciò che poi complica le cose è che anche case italiane acquistano carni all'estero: possono essere pubblicizzate diverse versioni, di cui solo alcune (le più costose e più caloriche) provengono dalla macellazione di suini italiani; le altre (meno costose, meno caloriche, con forme più piccole) sono ottenute con maiali provenienti dall'estero. Come avere un prosciutto magro - Come comportarsi allora? La strategia migliore è acquistare prodotti di alta qualità anche non magrissimi con grasso delimitato; si elimina il grasso e si consuma il resto. Ovviamente è un processo un po' costoso (si paga anche il grasso eliminato), ma garantisce la massima qualità nutrizionale e anche il gusto non viene penalizzato (il prodotto resta comunque morbido per il grasso non di confine). Ciò vale sia per il crudo sia per il cotto. Ved. anche Salumi. INFO AL. – CIBO DINAMICO Cotto grasso Carboidrati: 0; proteine: 20; grassi: 14,7; acqua: 62; calorie: 216. Cotto magro Carboidrati: 0; proteine: 24; grassi: 4,4; acqua: 70; calorie: 140. Crudo grasso Carboidrati: 0; proteine: 27; grassi: 3; acqua: 41; calorie: 225. Crudo sgrassato Carboidrati: 0; proteine: 29; grassi: 5; acqua: 55; calorie: 161
 
Di Dr.ssa Maglioni (del 07/02/2011 @ 18:27:37, in Lettera P, visto n. 1292 volte)
È un disturbo percettivo del sistema nervoso centrale che non consente a chi ne è affetto di riconoscere i volti delle persone conosciute. Il termine è stato coniato dal neurologo tedesco Joachim Bodamer e viene dalla fusione di due termini greci “prosopon” (faccia) e “agnosia” (non conoscenza). Il deficit può presentarsi in forma pura o associata ad agnosia visiva, generalmente la causa è una lesione alla giunzione temporo-occipitale.
 
Di dr.AlisaManca (del 03/10/2007 @ 11:25:54, in Lettera P, visto n. 634905 volte)
La proteina C reattiva è sintetizzata dal fegato e poi riversata nel circolo ematico. In condizioni normali i suoi valori sono molto bassi (0.5 mg/L 10mg/L, variabile in base a sesso ed età) ma in presenza di un’infezione o di uno stato infiammatorio, può aumentare in maniera considerevole nel giro di poco tempo. Sembra, infatti, che la PCR aumenti ancor prima che compaiano i sintomi classici dell’infiammazione/infezione come febbre, ecc.
Per effettuare il test basta un campione di sangue venoso. Il dosaggio della PCR è un esame a basso costo ed è disponibile in pochi minuti, ma NON è specifico di nessuna malattia. Si ricorre al suo dosaggio quando si sospetta una malattia infiammatoria (es. artrite reumatoide) o disturbi infiammatori dell’intestino (es. morbo di Chron) o malattie autoimmunitarie (es.lupus eritematoso).
Può essere,inoltre,utilizzata per monitorare l’efficacia di una terapia antinfiammatoria oper valutare l’insorgenza di patologie virali o batteriche. In questi casi i valori di PCR possono arrivare a 1000mg/L. Esiste un altro esame che viene utilizzato per valutare i livelli di PCR che viene detto CRP ultra sensibile;a differenza del precedente esame che riesce a valutare livelli di PCR al di sopra di 10mg/L,questo test riesce a valutare livelli della proteina poco al di sopra di 0,5mg/L. Questo test viene utilizzato per stimare il rischio cardiovascolare anche in persone sane; sappiamo, infatti, che l’infiammazione costituisce uno dei fenomeni che sta alla base dell’instaurarsi dell’aterosclerosi(patologie che colpisce la parete di certe arterie,provocando un ispessimento). Ad oggi non ci sono ancora specifiche linee guida per l’utilizzazione della PCR come indice di valutazione specifico per il rischio cardiovascolare,tuttavia può essere prescritto insieme ad altri esami (HDL,colesterolo,ecc) per avere un quadro più completa di valutazione di questo rischio.

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ANALISI CLINICHE Le analisi del sangue
 
Di riccardo (del 05/02/2014 @ 11:36:54, in Lettera P, visto n. 1159 volte)
Colpisce poche centinaia di persone in tutto il mondo, fra cui un ragazzo inglese di 24 anni, tale Robert Smith. La sindrome prende il nome di Proteo, una divinità marina in grado di mutare forma a suo piacimento. Il nesso con la malattia sta soltanto nella mutazione continua della forma del corpo, non certo nella volontà del soggetto colpito. Robert Smith e i suoi malcapitati simili, infatti, devono fare i conti con una crescita continua del proprio corpo, che causa l'aspetto di un gigante deforme. Il ragazzo inglese è nato idrocefalo ed epilettico, ma è scampato a quella che i medici avevano pronosticato come morte certa e ha cominciato a crescere. Troppo, tuttavia, tanto che oggi è alto 2,10 metri e ha il 50 di piede. Quel che è peggio è che il suo corpo non ne vuole sapere di fermarsi. L'uomo ha già subito la bellezza di 74 operazioni ed è in attesa di un ennesimo intervento che gli garantisca un minimo di requie. Le ossa infatti continuano a crescere anche laddove non dovrebbero, invadendo muscoli, nervi e organi interni. La sindrome di Proteo è una patologia sporadica che determina un iperaccrescimento dei tessuti derivati da strati germinali, con disposizione a mosaico. Le manifestazioni cliniche sono altamente variabili e comprendono macrodattilia, anomalie vertebrali, iperaccrescimento asimmetrico e discrepanza di lunghezza degli arti. Inoltre, si possono presentare iperaccrescimento degli organi viscerali come la milza e il timo, iperostosi, nevo del tessuto connettivo, una distribuzione sproporzionata e atipica del grasso cutaneo, sviluppo muscolare asimettrico e malformazioni vascolari. La vera causa della malattia non è ancora stata chiarita. In alcuni casi, i medici hanno individuato alcune mutazioni germinali del gene PTEN, ma si tratta appunto di situazioni particolari che lasciano intendere che il gene in questione non sia la ragione dello scatenarsi della patologia. La teoria genetica più plausibile che spieghi le caratteristiche di tale sindrome è l'ipotesi del mosaicismo somatico di Happle, secondo la quale un gene autosomico letale è in grado di sopravvivere solo in una condizione di mosaicismo. A causa dell'estrema variabilità dei sintomi e del basso numero di persone colpite, la percentuale di diagnosi errate è molto alta. Secondo un'analisi dei 205 casi di sindrome di Proteo conosciuti e descritti in letteratura, soltanto 97 corrispondono ai criteri diagnostici elaborati dall'Istituto Nazionale Americano della Salute. I casi che soddisfano i criteri sono perlopiù riconducibili alla situazione di Robert Smith, ovvero giovani maschi la cui crescita viene descritta come asimmetrica, distorta e incessante. Al momento, purtroppo, non esiste cura e la medicina può soltanto ridurre i rischi di morte precoce monitorando in particolare la possibilità di eventi trombotici letali.
 
Di dermatologia (del 28/03/2012 @ 12:37:54, in Lettera P, visto n. 1341 volte)
tra i sistemi di protezione solare dermatologici rientrano tutti quei rimedi topici e sistemici in grado di limitare i danni derivanti dall'interazione tra le radiazioni solari e la pelle. Si parla di fotoprotezione topica quando vengono utilizzati cosmeceutici (es. creme solari, emulsioni, latti, gel, olii, spray, etc) e di fotoprotezione sistemica quando a questa, vengono aggiunti nutraceutici antiossidanti. I solari possono variare per composizione chimica e capacità protettiva e al momento della visita dermatologica, vengono valutati in maniera personalizzata, i sistemi di protezione solare più adatti al paziente, adattando le caratteristiche del prodotto (es. spalmabilità, fattore di protezione solare, oxygen radicai absorbance capacity, resistenza all'acqua, etc) al tipo di pelle, tenendo conto di diversi fattori individuali come il fototipo, la fascia di età, l'eventuale assunzione di farmaci fotosensibilizzanti e la presenza di malattie della pelle.
 
Di salute (del 06/10/2007 @ 14:57:23, in Lettera P, visto n. 2149 volte)
La prugna, o susina, è il frutto di un'angiosperma (Prunus domestica) originaria dell'Asia, in particolare della zona del Caucaso e coltivata in Europa fin dall'anno 1000. Le diverse varietà di prugne non presentano differenze per quanto concerne la composizione nutritiva; il diverso colore della buccia (giallo, blu, rosso, verde) non indica differenze di maturazione, ma solo di varietà. Si tratta di un frutto che può essere acquistato fresco in estate e autunno, ma può anche essere consumato essiccato lungo tutto l'anno. La susina è un frutto dal sapore lievemente acidulo (per la presenza di acido malico) con un discreto potere lassativo, grazie alla presenza di una sostanza, la difenil-isatina, che svolge una funzione stimolante a livello intestinale. Contiene una buona quantità di potassio e calcio e una discreta quantità di vitamine. Le prugne essiccate hanno una concentrazione di zuccheri e sali minerali e un apporto calorico superiori a quelli del frutto fresco, ma contengono meno vitamine. INFO AL. Prugna fresca Carboidrati: 9,9; proteine: 0,5; grassi: 0,1; acqua: 87,5; calorie: 42. Parte edibile: 89; calorie al lordo: 37. Prugna essiccata Carboidrati: 51,7; proteine: 2,2; grassi: 0,5; acqua: 29,3; calorie: 220 Parte edibile (senza nocciolo): 88; calorie al lordo: 194.
 
Di dermatologia (del 21/08/2011 @ 15:25:31, in Lettera P, visto n. 2643 volte)
Il prurito acquagenico si presenta con un'intensa reazione pruriginosa nelle aree di contatto con l'acqua, senza associarsi ai tipici pomfi dell'orticaria acquagenica. In alcuni casi di prurito acquagenico, oltre al forte desiderio di grattarsi per il prurito feroce, si possono associare anche lesioni secondarie da grattamento cronico e una fastidiosa sensazione descritta dal paziente come punture di spilli, simile al formicolio provocato da un insetto che cammina sotto la pelle. Al momento della visita specialistica andranno ricercate altre malattie della pelle da contatto all'acqua, come l'acquadinia (bruciore della pelle a contatto con l'acqua) e l'orticaria acquagenica (comparsa di pomfi e prurito a contatto con l'acqua).
 
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