In caso di cancro prostatico va adottata una strategia basata su un monitoraggio del Dna circolante dei pazienti al fine di seguire con maggior efficacia l'andamento della malattia.
Lo dice una ricerca pubblicata su Science Translational Medicine da un gruppo di lavoro del Centro interdipartimentale per la biologia integrata (Cibio) dell'Università di Trento guidato da Francesca Demichelis, che spiega: “la maggior parte dei pazienti affetti da cancro della prostata metastatico risponde alla castrazione da sola o con antiandrogeni di prima generazione quali la bicalutamide, ma la resistenza alla terapia si sviluppa quasi sempre dopo circa 18 mesi”.
Tuttavia, la verifica della presenza di alterazioni o amplificazioni del recettore per gli androgeni (Ar) avviene spesso dopo lo sviluppo della resistenza alla castrazione, il che suggerisce un rapporto con gli adattamenti genomici.
“I ...
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