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alla 1° pagina..) ricercatori ciprioti, guidati da Leonidos Kostrikis, ribadiscono però la correttezza dei dati in loro possesso, sostenendo che i genomi sono stati analizzati in diverse procedure e in più di un paese. Obiezioni che non convincono comunque Gerdol: "Se andassimo ad analizzare tutti i genomi potremmo trovare migliaia di casi apparentemente ibridi. Alcuni studi fatti in passato hanno però rilevato che solo il 30% delle sequenze che sembrano ibride lo sono realmente. Il più delle volte si tratta di semplici errori di sequenziamento, che non sono rari nel momento in cui diverse decine di campioni vengono analizzate in parallelo. Inoltre, sappiamo da tempo che alcune regioni genomiche sono più sensibili a questi tipi di contaminazioni e sono proprio quelle interessate da queste 24 sequenze", aggiunge il ricercatore. "Al momento, quindi, non c'è preoccupazione. Inoltre, qualora si verificasse una ricombinazione tra Delta e Omicron, non c'è nessun motivo di ritenere a priori che la nuova ipotetica variante debba prendere il 'peggio' delle due, cioè la maggiore virulenza di Delta e la più alta trasmissibilità di Omicron", conclude Gerdol.
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10/01/2022 Andrea Piccoli
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