(2° pagina) (Torna alla 1° pagina..) suggeriscono infatti che addirittura sia il 50% dei vacanzieri a soffrirne – spiega il dottor Michele Cucchi – Questo stress da rientro spesso consiste in un senso di spossatezza, che porta con sé difficoltà di concentrazione, emicranie, sensazione di confusione e stordimento. Ma non è tutto, possono insorgere infatti ulteriori problematiche come l’attivazione neurofisiologica con tachicardia, ipersudorazione, dolori muscolari, oltre che sintomi a maggior connotazione affettiva come perdita di entusiasmo, irritabilità e chiusura relazionale”.
Basta quindi un lunedì lavorativo dopo il ponte per far svanire i benefici del riposo appena goduto, come ha dimostrato una ricerca della Radboud University nei Paesi Bassi. Gli studiosi hanno chiesto al campione di ricerca preso in analisi di evidenziare il personale stato di benessere generale due settimane prima delle vacanze, in vacanza e due settimane dopo il rientro: i risultati hanno rivelato che i livelli di soddisfazione psicofisica sono andati in picchiata una volta rientrati sul luogo di lavoro.
Ma perché nasce questa problematica al rientro dalle ferie? “Per alcune persone la vacanza significa annullare l’inerzia dell’abitudine, quella che ci porta a fare tante cose in modo automatico, in una specie di trance agonistica sempre di corsa. Al rientro dalla vacanze possono sorgere spontanee domande come ‘perché faccio tutto questo?’, mettendo in discussione quelle abitudini che non sono il consolidamento di comportamenti adattivi, come dovrebbero essere le abitudini appunto, ma il frutto di una vita tesa forse troppo freneticamente all’inseguimento di aspettative e ritmi più subiti che voluti. I sintomi però hanno una dimensione fisica oltre che psicologica. Non è solo un problema di vissuto e di atteggiamento mentale, ma anche di 'omeostasi cerebrale'; è come se il nostro cervello avesse dimenticato alcuni schemi che riproduceva 'a memoria' consentendoci efficienza e velocità, e va in panne momentaneamente nel tentativo di ritrovarli”.
Secondo il dottor Cucchi esistono anche profili maggiormente abitudinari, che subiscono meno le variazioni di routine: “Le persone che vivono di regolarità, che non amano le novità, si sentiranno bene nel tornare ai vecchi ritmi e abitudini, che sono il rifugio da ansia e insicurezza, individui che potremmo definire dei ‘diesel’. Le persone ambiziose e competitive tendono invece a risentirne maggiormente; sono “motori da corsa” che fanno fatica a tornare al concetto di abitudine. Il post vacation blues in ogni caso è un passaggio fisiologico che svanisce in pochi giorni. Il nostro organismo è infatti progettato per adattarsi rapidamente al cambiamento. Se invece si manifesta un disagio permanente, tecnicamente chiamato sindrome da adattamento, questa difficoltà di adattamento si è trasformata in uno squilibrio del sistema ormonale deputato a reagire allo stress. In questi casi può avere senso chiedere un supporto ad uno specialista”.

Infine i consigli dello psichiatra Michele Cucchi per vincere il “post vacation blues” e tornare al lavoro senza problemi:
1. PRIMA REGOLA: VOLTARE PAGINA
Per superare lo stress da rientro è fondamentale pensare che il ritorno al lavoro sia un’occasione per rinnovare alcune abitudini, ripensare ad alcune modalità, scegliere strategie e direzioni leggermente diverse, per sentirsi più padroni del proprio tempo e della propria rotta.

2. NON LASCIARSI TRASCINARE DALL’EMOTIVITA’
Dedicare un lasso di tempo maggiore del solito a pensare prima di agire può essere un buon modo per rientrare di slancio senza troppi fastidi; non buttarsi subito a inviare mail o nell’operatività impulsiva della gestione della casa e delle faccende arretrate, ma “progettare il percorso verso la meta”.

3. LA CALMA E’ LA VIRTU’ DEI FORTI
Riprendere a piccoli passi, con gradualità, è un toccasana per chi torna al lavoro dopo un periodo di ferie. Assolutamente da evitare l’errore di sentirsi in ritardo perché la pancia dice che è necessario tornare a fare una vita frenetica: non tutte le cose che ci si sente di dover fare sono così urgenti.

4. E’ IMPORTANTE DARSI TREGUA
Uno dei rituali più controproducenti è quello di cercare di dilatare il tempo riempiendolo eccessivamente di cose da fare e intasando l’agenda di impegni. È più opportuno invece porsi obiettivi raggiungibili e cercare di raggiungerli senza infliggersi troppa violenza.

5. TIENITI IN MOVIMENTO!
Se si è trascorsa una vacanza movimentata, con camminate o nuotate rigeneranti, è molto importante non perdere la forma fisica acquistata. Per raggiungere questo scopo esistono diversi metodi, come spostarsi per la città il più possibile in bicicletta o cercare di andare a correre un paio di volte alla settimana.

Anche Giandomenico Bagatin ed Erica Cossettini, psicologi psicoterapeuti e consiglieri dell’Ordine degli Psicologi del Friuli Venezia Giulia, offrono alcuni suggerimenti: «Chiudere gli affari irrisolti, ricavarsi dei momenti di pausa anche brevi durante l’anno e imparare a gestire gli obiettivi. Non missioni impossibili, ma semplicemente degli accorgimenti importanti perché molto dipende dalla nostra mente».
Prima di tutto però occorre sfatare un luogo comune. Precisa Bagatin: «La maggior parte delle persone è prigioniera di un pregiudizio, cioè che il riposo e il relax ricarichino le batterie mentali. In realtà, non è così. Per la maggior parte di noi, il lungo riposo estivo acuisce invece i sintomi da stress non appena si rientra alla vita di tutti i giorni». Per recuperare energie occorre invece «imparare a chiudere gli affari irrisolti perché la benzina mentale viene consumata nel tentativo di raggiungere obiettivi siano questi importanti (come grandi obiettivi lavorativi o affettivi, più o meno consapevoli) oppure meno (come mettere a posto finalmente la cantina). Ogni obiettivo consuma energia mentale, anche in ferie. Ma quando viene raggiunto pienamente, come per magia la mente si ricarica. È esperienza di tutti che dopo una grande soddisfazione, anche se fino a un attimo prima si era stanchi, ci si sente invece energici e propositivi».
«Nel nostro vivere quotidiano - prosegue Cossettini - è anche importante ritrovare una naturale capacità ad allentare: ciò non significa trovarsi uno spazio di stacco lungo e totale, come una notte di sonno o una vacanza esotica, ma rappresenta momenti indispensabili nell’arco della giornata che ci permettono di ricaricarci, di ritrovare energia, di stare piacevolmente a goderci ambienti e pause ristoratori, anche se non ci sembrano necessariamente importanti. Vacanze, sonno, sport possono aiutare (e non sempre) l’allentamento, ma sono un’altra cosa. Dobbiamo crearci pause di morbidezza piacevoli, ristoratrici, quando ne sentiamo il bisogno e non è necessario che siano pause lunghe: sono momenti importanti prima di ricondurci a nuove tensioni e nuovi momenti di vigilanza».
Per evitare quindi la “sindrome da rientro”, il contributo della psicologia può essere fondamentale. Concludono gli specialisti: «Per imparare ad allentare durante tutto l’anno con efficacia è possibile intervenire con tecniche e percorsi di rilassamento e concentrazione; per la gestione e la realizzazione degli obiettivi esistono invece le procedure e i percorsi di time management (gestione del tempo), per organizzare le priorità, essere efficaci, risparmiare e spendere bene le energie, e nutrire il nostro cuore attraverso le grandi e piccole esperienze positive. Questi strumenti possono cambiare completamente la percezione e il livello dello stress durante l’anno e rendere nel contempo molto più appagante e durevole il periodo di riposo estivo».
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Notizie specifiche su: viaggio, vacanze, rientro, 04/05/2015 Andrea Sperelli


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