Il caldo favorisce le nascite pretermine

Le ondate di calore sembrano avere un impatto sulla gestazione

Oltre a tutti i disagi già noti, il caldo estremo potrebbe favorire anche le nascite pretermine. È quanto scoperto da un nuovo studio pubblicato su Jama Network Open che ha preso in esame oltre 53 milioni di nascite in un periodo di 25 anni (1993-2017) avvenute durante la stagione calda nelle 50 aree metropolitane statunitensi più popolose.
Nel 30% dei casi le madri avevano meno di 25 anni, il 53,8 per cento aveva tra i 25 e i 34 anni e il 16,3 per cento aveva 35 anni o più. È emerso che il tasso di nascite pretermine e a termine precoce aumentavano in corrispondenza di picchi di calore che si protraevano per oltre 4 giorni. In particolare, il rapporto di incidenza, ossia il rischio relativo, per nascite pretermine è stato di 1,02 (indica un aumento del 2% del rischio) e per quelle a termine precoce è stato di 1,01 (indica un aumento dell'1% del rischio).
«È vero che quelle trovate dagli studiosi sono associazioni modeste», spiega al Corriere della Sera Andrea Dotta, responsabile dell'Unità operativa complessa Terapia Intensiva Neonatale presso l'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, «ma è importante tenerle presenti per proteggere la salute della mamma e del neonato, in vista dei cambiamenti climatici che si stanno osservando e che anche i ricercatori hanno messo in luce: infatti, in termini di numero di giorni all'anno con picchi di calore, dal 1993 al 2004 ci sono stati in media 1,8 giorni all'anno con temperature di gran lunga superiore alla media locale, mentre dal 2005 al 2017 sono passati a 2,4 giorni».
La ragione di questa associazione, secondo i ricercatori, andrebbe individuata nello stress indotto dal calore e nella disidratazione, fattori che possono ridurre il flusso sanguigno uterino e placentare, influenzare la contrazione uterina e i livelli ormonali, aumentare lo stress ossidativo e scatenare una cascata infiammatoria.
«Sono tutti fattori che possono contribuire all'induzione del parto», precisa l'esperto. «In generale, le cause di nascite anticipate possono essere suddivise in materne e fetali. Tra le prime rientrano infezioni, come batteriuria e vaginosi batteriche o quelle da streptococco, stati infiammatori e condizioni metabolico-vascolari, come il diabete gestazionale, l'ipertensione materna o la gestosi. Tra le cause fetali, invece, vi sono malformazioni congenite, ritardi di crescita intrauterino e infezioni fetali».
«In Italia, le nascite prima della 37esima settimana sono circa il 7%, mentre l'1% avviene prima della 32esima settimana», dice il neonatologo. «Quanto più i neonati sono pretermine, tanto maggiore è il rischio di sviluppare, nel tempo, disabilità di natura neuroevolutiva, respiratoria, nutrizionale e di avere una predisposizione, in età adulta, alla sindrome metabolica: è una combinazione di almeno tre fattori di rischio che aumentano la comparsa di malattie cardiache, ictus e diabete di tipo 2. Questi fattori includono ipertensione, iperglicemia, eccesso di grasso addominale e valori eccessivi di colesterolo o di trigliceridi. La miglior prevenzione degli esiti a distanza per i neonati pretermine, al di là del livello di cura nei centri in cui sono seguiti, è l'allattamento materno. Allattare vuol dire fornire al piccolo l'alimento naturale più completo, significa garantirgli i migliori apporti nutritivi sia in termini di quantità sia di qualità».
Per scongiurare una nascita pretermine è necessario evitare i fattori di rischio come il fumo e l'alcol, ma anche muoversi, camminando o nuotando senza esagerazioni. È bene bere molta acqua e mangiare in maniera equilibrata e varia.

28/06/2024 09:29:11 Andrea Sperelli


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