Uno studio apparso su Lancet Gastroenterology & Hepatology mostra l'efficacia di un trattamento a base di infliximab più immunomodulatore per il morbo di Crohn.
«Le strategie di gestione e gli esiti clinici variano sostanzialmente nei pazienti con nuova diagnosi di malattia di Crohn. Abbiamo cercato di valutare l'utilità di un presunto biomarcatore prognostico nell'indirizzare la terapia, esaminando i risultati in pazienti randomizzati a strategie di trattamento top-down, ovvero immunosoppressione combinata precoce con infliximab e immunomodulatore, o step-up accelerato, la terapia standard», afferma Nurulamin Noor del Cambridge University Hospitals NHS Foundation Trust e della University of Cambridge School of Clinical Medicine di Cambridge, primo nome del lavoro.
Alla ricerca hanno partecipato 386 soggetti con malattia di Crohn attiva di nuova diagnosi (indice Harvey-Bradshaw ≥7, con innalzamento di proteina C-reattiva o calprotectina fecale, o di entrambe, e prova endoscopica di infiammazione attiva).
I partecipanti sono stati testati per un biomarcatore prognostico derivato dalle firme trascrizionali delle cellule T (saggio PredictSURE-IBD).
I pazienti sono stati randomizzati a ricevere un trattamento top-down o step-up accelerato, stratificato per sottogruppo di biomarcatore (IBDhi o IBDlo), infiammazione endoscopica (lieve, moderata o grave) ed estensione (colon o altro).
L'endpoint primario era la remissione prolungata senza steroidi e senza intervento chirurgico fino alla settimana 48. Non è emerso alcun effetto di interazione fra biomarcatore e trattamento. La remissione prolungata senza steroidi e senza intervento chirurgico è stata significativamente più frequente nel gruppo top-down rispetto al gruppo step-up accelerato. Si sono verificati meno eventi avversi in generale e gravi nel gruppo top-down rispetto al gruppo step-up accelerato, con meno complicazioni che hanno richiesto interventi chirurgici addominali, e nessuna differenza nelle infezioni gravi. «Il trattamento top-down dovrebbe essere considerato lo standard di cura per i pazienti con malattia di Crohn attiva di nuova diagnosi», concludono gli autori.
Fonte: Lancet Gastroenterology & Hepatology 2024. Doi: 10.1016/S2468-1253(24)00034-7
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