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Tenendo in considerazione i casi di cardiomiopatia ischemica dalla data del parto a dicembre 2018, gli scienziati hanno analizzato 5 eventi avversi: parto pretermine, scarso peso alla nascita, preeclampsia, altri disturbi della pressione sanguigna e diabete gestazionale.
In totale, la cardiomiopatia ischemica è stata diagnosticata in 83.881 donne con età media di 58 anni. Le donne che hanno presentato uno dei 5 esiti avversi hanno mostrato un aumento del rischio di sviluppare in seguito la cardiopatia ischemica.
Nei 10 successivi al parto il tasso di cardiomiopatia ischemica è aumentato di 2 volte nelle donne con altri disturbi ipertensivi della gravidanza, di 1,7 volte in quelle con parto pretermine, di 1,5 volte in quelle con preeclampsia, di 1,3 volte in quelle con diabete gestazionale e di 1,1 volte in quelle che hanno partorito un bambino piccolo per l’età gestazionale.
Le donne che hanno sperimentato più esiti avversi della gravidanza hanno mostrato ulteriori aumenti del rischio tanto che, nei 10 anni dopo il parto, i tassi di cardiopatia ischemica con uno, due, o tre o più esiti avversi della gravidanza erano, rispettivamente, di 1,3 volte, 1,8 volte e 2,3 volte maggiori. La maggior parte dei tassi relativi è diminuita nel tempo, ma è rimasta significativamente più alta anche 30-46 anni dopo il parto.
«Le donne con esiti avversi della gravidanza dovrebbero ricevere una valutazione per aiutare a prevenire lo sviluppo di cardiopatia ischemica», concludono gli autori.
Il secondo studio pubblicato su Jama da scienziati dell’Università di Lund ha trovato un nesso fra malattia coronarica e complicanze della gravidanza in donne sottoposte a screening angiografico con tomografia computerizzata coronarica.
«Sebbene gli esiti avversi della gravidanza come il diabete gestazionale, la preeclampsia e il parto pretermine siano fattori che aumentano il rischio cardiovascolare, la prevalenza dell'aterosclerosi coronarica subclinica che segue queste complicanze non è nota», esordisce la prima autrice Sofia Sederholm Lawesson del Dipartimento di Cardiologia presso l'Ospedale universitario di Linköping.
Il team svedese ha esaminato l’associazione fra storia di complicazioni in gravidanza e malattia coronarica su un campione di 10.528 donne che avevano partorito una o più volte dal 1973 in poi con nascite accertate tramite il registro nazionale svedese e che avevano partecipato allo Swedish Cardiopulmonary Bioimage Study tra i 50 e i 65 anni nel 2013-2018.
«A conti fatti, la prevalenza di aterosclerosi coronarica nelle donne con storia di esiti avversi in gravidanza era del 32,1%, del 3,8% più alta rispetto al gruppo di controllo, specie per la preeclampsia e l'ipertensione gestazionale», scrivono gli autori.
Nei modelli aggiustati gli odds ratio per preeclampsia variavano da 1,31 per qualsiasi aterosclerosi coronarica a 2,21 per stenosi significativa, con associazioni simili osservate per preeclampsia o ipertensione gestazionale tra le donne a basso rischio cardiovascolare.
Commentando la ricerca, Natalie Bello dello Smidt Heart Institute al Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles scrive: «I medici devono informare le partorienti sull'impatto di eventuali complicanze della gravidanza sul rischio futuro di cardiopatie, incoraggiandole a modificare stile di vita ed eventuali fattori di rischio. Non c'è migliore occasione come ora per raddoppiare gli sforzi tesi a ridurre le malattie cardiovascolari nelle donne».
Fonte: JAMA 2023. Doi: 10.1001/jama.2022.24093
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03/03/2023 Andrea Sperelli
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