L’ansia costituisce una delle caratteristiche fondamentali del nostro tempo. Ma che cos'è l’ansia in senso stretto? Viene di solito definita come un sentimento penoso di pericolo imminente e mal definito. Per indicare lo stesso tipo di disturbo si usano a volte i termini di angoscia e ansietà, che definiscono in ogni caso situazioni affettive che sfumano una nell'altra. In ciascun individuo è presente un certo stato d'ansietà ed è possibile evidenziare tutti gli aspetti intermedi fra ansia psicologica e ansia patologica. Nell'ansia patologica la situazione vissuta dal malato è una particolare sensazione indefinita: egli non riesce a oggettivare concretamente il pericolo da cui si sente minacciato, vive dunque una condizione di profonda disperazione e una penosa sensazione d'impotenza o di debolezza di fronte alla minaccia che percepisce come immediata. A volte si precisa meglio il motivo della sensazione di paura: paura della morte, paura dell'avvenire o del passato, che non trovano tuttavia giustificazione nella realtà.
L’ansia non può essere definita nei sintomi per il semplice motivo che è un sintomo essa stessa. L'ansia è di frequente riscontro anche negli stati depressivi. Essa rappresenta inoltre il sintomo fondamentale della maggior parte delle nevrosi; si è visto che interviene costantemente nella nevrosi d'angoscia; inoltre compare, con diverse sfumature, nella nevrosi fobica, in quella ossessiva e nell'isteria. L'ansia si riscontra anche nelle fasi acute delle psicosi. Al di la delle fasi acute è, in genere, poco evidente, mascherata dai sintomi della malattia di fondo. Certe depressioni malinconiche si manifestano in concomitanza di uno stato d'ansia infinitamente più intensa di quella rilevabile nelle nevrosi e tale, a volte, da spingere il malato al suicidio. L'ansietà può infine essere anche il sintomo di una malattia organica; le cardiopatie, l'insufficienza respiratoria, l'asma, le malattie neurologiche localizzate al tronco dell'encefalo, l'ipertiroidismo sono spesso accompagnate da una spiccata componente ansiosa. L'abuso di certi farmaci, quali gli amfetaminici, i barbiturici, gli ormoni corticoidi o tiroidei, può scatenare, soprattutto nei soggetti predisposti, stati ansiosi. L'ansia è dunque un sintomo fondamentale in psichiatria, perché si può riscontrare in tutte le malattie mentali. È inoltre di frequente riscontro in molte malattie organiche. Per gli psicologi sarebbe alla base di tutte le malattie psicosomatiche, nel senso che l'ansia connessa a conflitti psichici non risolti potrebbe preparare o favorire l'esplosione di crisi d'asma, il manifestarsi di un'ulcera duodenale, di un'ipertensione arteriosa, ecc. In queste situazioni l'ansia non sarebbe vissuta come tale, ma si tradurrebbe nelle manifestazioni somatiche sopra segnalate, che rappresenterebbero quindi gli equivalenti organici dell'ansia.
Le manifestazioni ansiose intervengono quindi apparentemente senza una causa precisa: comunque possono essere scatenate anche da avvenimenti esterni (incidenti, situazioni di tensione psicologica, conflitti, shock, delusioni); si parla allora di ansietà reattiva (o di reazione ansiosa) determinata da un fatto esogeno drammatizzato. Il comportamento del soggetto ansioso può essere agitato o immobile per lo stato di panico che può raggiungere l'esperienza emotiva. Quasi sempre l'ansia psichica si traduce, a livello somatico, in quelle manifestazioni vegetative che classicamente esprimono un'emozione: tachicardia, palpitazioni, algie precordiali, sudorazione, secchezza delle fauci, penosa sensazione di soffocamento e di costrizione toracica o di peso epigastrico, dolori addominali, tremori, vertigini, annebbiamento visivo, disturbi urinari. Una crisi d'ansia può avere una durata variabile, e può essere ridotta con un intervento terapeutico. In caso di persistente stato di tensione emotiva, accompagnato da ripetute crisi d'ansia, si parla di nevrosi d'angoscia.
Il trattamento della crisi d'ansia consiste inizialmente nel creare una situazione ambientale rassicurante, capace di ridurre al minimo le stimolazioni che sono all'origine dello stato ansioso, e contemporaneamente nell'uso di farmaci tranquillizzanti. Attualmente esiste infatti una vasta gamma di psicofarmaci che consentono sempre di bloccare la crisi e di ridurre la tensione ansiosa persistente che spesso si prolunga oltre il termine della crisi. Sarebbe opportuno che la prescrizione di questi farmaci venisse fatta esclusivamente dai medici. Purtroppo invece l’uso delle benzodiazepine e dei farmaci di ultima generazione che agiscono anche sull’umore spesso è affidato a una certa superficialità. Il ricorso alla psicoterapia deve essere sempre valutato con attenzione.
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